Recensione: De Mysteriis Dom Sathanas

Di Fabio Gironi - 17 Ottobre 2003 - 0:00
De Mysteriis Dom Sathanas
Band: Mayhem
Etichetta:
Genere:
Anno: 1993
Nazione:
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93

Prima metà degli anni ’90, la cupa Norvegia, nel pieno del suo più oscuro e prolifico periodo musicale, è illuminata dal bagliore delle chiese in fiamme, ventidue nel corso di circa quattro anni.

Non solo [ma anche] per i contenuti ideologici, la scena musicale norvegese dei primi anni novanta si può considerare come la più originale e innovativa dell’ultima decade del millennio, una scena che purtroppo viene spesso [e colpevolmente], conosciuta più per i tragici fatti ad essa connessi, che tanto fecero scalpore nella tranquilla nazione scandinava, piuttosto che per il suo reale valore all’interno del [micro]cosmo metal.

Proprio in questa terra infatti il fenomeno conosciuto come Black Metal, che già vide i suoi primi embrioni sul finire degli anni ’80, produsse una grande quantità di bands, oggi conosciute dai fan del genere come “padri fondatori”. Tra queste, quella che sicuramente ebbe i maggiori meriti nell’economia dell’ intero movimento furono proprio i Mayhem.

Nata nel 1984, per volere del mastermind Øystein Aarseth, poi meglio conosciuto come Euronymous, la band inizia con un sound dichiaratamente ispirato dal thrash tedesco di Kreator, Destruction e Sodom cosi come dai Possessed, ma anche, e soprattutto, da Venom e Celtic Frost e alla influentissima band di Quorthon, i Bathory.Dopo anni di demotape per emergere dall’underground, nel 1992 i Mayhem furono finalmente in grado di registrare il primo full-length: il prodotto fu quel De Mysteriis Dom Sathanas che è tuttora considerato da molti (e da chi scrive) il miglior disco Black mai composto.

A cominciare dalla caratura musicale, ma soprattutto dal volore carismatico dei musicisti coinvolti nella registrazione dell’album, possiamo capire quale sia il motivo per cui sia entrato facilmente nel novero dei dischi leggendari. Alla chitarra Euronymous, la figura più influente e controversa del mondo Black Metal norvegese, “capo” del fantomatico Inner Circle e padrone di un’etichetta discografica mirata ad aiutare ad emergere gruppi Black dall’underground [basti citare il fatto che fu proprio la Deathlike Silence Prodution a pubblicare i primi dischi di Varg Vikernes oltre a lavori di Enslaved, Abruptum e Mercyless]; lo stesso Vikernes, unico membro dell’altrettanto leggendario progetto Burzum, al basso (voci da non tenere in conto circolarono sostenendo che dopo il suo incarceramento le linee di basso furono riregistrate per volere della famiglia di Euronymous); Hellhammer, il miglior batterista attualmente sulla scena estrema; Attila Csihar, reclutato per sostituire il defunto Dead, forse il più dotato ed espressivo cantante Black della scena e Snorre “Blackthorn” Ruch, (tra l’altro presunto complice di Vikernes per l’omicidio di Euronymous) altro membro dell’Inner Circle, come seconda chitarra.

Da notare come i principali esponenti del fenomeno Black Metal a quei tempi fossero poco più che adolescenti: proprio Euronymous, centro gravitazionale del movimento, aveva appena 24 anni.

Perché questa grossa divagazione “storica”? Perché il valore e l’importanza capitale di quest’album, ancor più che per il lato musicale, risiede proprio nell’essere quasi una summa concentrata dello spirito, della musica, delle ideologie e dell’attitudine Black Metal di quegli anni, di come erano sentite, interpretate e restituite in musica da questi ragazzi. Ciò non significa però che il suo valore sia tutto nell’attitudine [come purtroppo spesso si pensa possa bastare per comporre un buon album], perché De Mysteriis Dom Sathanas è il prodotto di una mente musicalmente geniale come quella di Euronymuos e di una line-up in stato di assoluta grazia [oscura].Brani come Freezing Moon, Life Eternal e la meravigliosa title track sono pezzi entrati nella leggenda e tuttora cavalli di battaglia nei live degli “attuali” Mayhem.

Degno di una produzione che esalta i suoni pur mantenendoli costantemente oscuri e cupi, il sound di quest’album è qualcosa di unico, il perfetto equilibrio tra il suono grezzo e minimale dei primi Darkthrone e le boombastic super-produzioni odierne. La chitarra di Euronymous che vaga tagliente sopra le lugubri linee di basso di Vikernes e la ritmica ossessiva di Blackthorn, sono scandite dai tempi, ora lenti e pesantissimi ora martellanti, di Hellhammer (la cui batteria ha un sound di una profondità e corposità ineguagliate), ed il tutto è violato dalla incredibile e versatile voce di Csihar. Nel complesso un insieme di suoni inquietanti che sono in grado di sprigionare un atmosfera palpabile.

Oscurità, dolore e rabbia hanno generato questo disco; oscurità dolore e rabbia sono ciò che esso ci restituisce ad ogni ascolto. Questo è IL Black Metal, o meglio era. Tanto più questo disco può sembrarci attuale ed immortale, tanto più ci mostra l’ insanabile frattura che ci separa da esso, un prodotto unico per il suo complesso background e, come tale, irripetibile.

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