Recensione: Dead winter dead

Di Matteo Chiocchi - 10 Ottobre 2002 - 0:00
Dead winter dead
Band: Savatage
Etichetta:
Genere:
Anno: 1995
Nazione:
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82

“C?era una volta” comincia buona parte della produzione fiabesca e fanta-storica di sempre, e anche in questo caso opening migliore per descrivere questo disco, non potrebbe essere più appropriato.

Eh sì perché il disco in questione dato alle stampe dai Savatage sotto etichetta “Concrete” nel 1995 è un concept album che ha come sfondo la tragedia della guerra in Bosnia. I Savatage di “Dead Winter Dead” che si avvalgono del rientro in formazione di Jon Oliva, proseguono il discorso sinfonico che avevano intrapreso con “Handful of Rain” e lo ampliano ulteriormente con l?aggiunta di sonorità più intimiste e cupe. Una splendida “Overture” ci accoglie sontuosamente e ci guida verso “Sarajevo” la prima “vera” song dell?album, in cui la voce inimitabile di Zachary Stevens ci affresca la scena in cui si svolge la vicenda narrata all?interno del disco. Segue “This is the time (1990)” pezzo heavy sinfonico in cui un ispiratissimo Al Pitrelli dà sfoggio della propria bravura. In “I am” e “Doesn?t matter anyway” ecco la voce di Jon oliva sostenere due pezzi molto tirati, che ricordano (seppur con le dovute differenze) i lavori dei vecchi Savatage. “This isn?t what we meant” è intimista, interlocutoria, sensa speranza?”?And every pray we pray at night has somehow lost it?s meaning” recita cinicamente Zak . “One child” pezzo carico d?espressività e di pathos intreccia in uno splendido tappeto musicale il coro delle voci del gruppo creando un risultato ed un?alchimia sensa precedenti. In conclusione “Not what you see” col suo incedere epicheggiante chiude il lavoro. Menzione a parte meritano sicuramente le strumentali dell?album, in ordine: “Mozart and madness”, “Memory (Dead winter dead intro)” e la monumentale “Christmas Eve (Sarajevo 12/24)”. Tra rimandi classici beethoveniani e ripresa di melodie care al folklore natalizio americano i Savatage producono un?amalgama sonora di rara bellezza in cui un?incedere trionfale e maestoso la fanno da padroni.

Sicuramente l?ottimismo in questo disco i Sava lo lasciano a casa, esplorando territori musicali che non li avevano contraddistinti agli inizi della loro carriera, ma ci narrano al meglio pur ripetendo più volte “?I don?t understand” gli orrori e la follia della guerra, un qualcosa che è veramente troppo impossibile per essere realmente capito.

Tracklist:

1. Overture
2. Sarajevo
3. This Is the Time (1990)
4. I Am
5. Starlight
6. Doesn’t Matter Anyway
7. This Isn’t What We Meant
8. Mozart and Madness
9. Memory [Dead Winter Dead Intro]
10. Dead Winter Dead
11. One Child
12. Christmas Eve (Sarajevo 12/24)
13. Not What You See

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