Recensione: Death’s Striking Wings

Di Daniele D'Adamo - 2 Settembre 2012 - 0:00
Death’s Striking Wings
Band: Degial
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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60

Nati originariamente come Degial Of Embos, gli svedesi Degial, così dal 2004, giungono finalmente a dare alle stampe il loro primo full-length: “Death’s Striking Wings”. In otto anni di carriera c’è stato solo spazio, difatti, per un demo (“Awakening From Darkness”, 2006) e un EP (“Death And Darkness Buries All…”, 2010). La formazione, sempre fedele a se stessa non considerando l’avvicendamento del bassista Joel “J. Megiddo” Lindholm (Patronymicon, ex-Shining, ex-Undergång) al posto di Per Östergren, è una buona fucina di musicisti che hanno bazzicato e bazzicano da anni il più profondo underground come Hampus “H. Death” Eriksson (Invidious, Unpure, ex-Katalysator) alla chitarra e voce ed Emil “E. Forcas” Svensson (Graveless, Repugnant, ex-Veternus) alla batteria.   

Da ciò, si può facilmente concludere quale sia l’ambito entro il quale si muovano i quattro di Uppsala: old school death metal. Nella sua forma più involuta, rozza e primitiva. Il rimando, pertanto, non può andare che ai Morbid Angel (in primis), Possessed e Sepultura; cioè a chi fece del thrash/black la morbosa pozione da cui scaturirono le prime sonorità death. Entombed, Dismember e Dissection, insomma, avevano ancora da venire. Immaginare un sound grezzo, elementare, tagliente e devastante – comprendente le maligne rasoiate stilistiche dei primissimi Slayer – , è il giusto viatico per affrontare l’ascolto di “Death’s Striking Wings”, che mostra immediatamente la sua anima oscura dall’arcigna e disturbante copertina.

Ne consegue che l’originalità non sia certo una caratteristica né posseduta né, probabilmente, voluta dal combo scandinavo; impegnato al 100% nel riprendere, una per una, le caratteristiche fondamentali del death metal degli inizi. Il basso roteante di J. Megiddo è uno dei maggiori punti di contatto con il passato, ricordando spesso e volentieri, sia per il suono sia per le linee percorse, quello di David Vincent. Anche i suoi compagni, però, ci mettono molto del loro a far sì che in certi momenti si possa confondere il tutto con qualcosa di “Blessed Are The Sick” (1991). Fatte, chiaramente, le debite proporzioni con un lavoro, quello appena citato, che ha fatto la Storia del death metal.  

Comunque, la buona esperienza posseduta da H. Death e soci non è ricchezza da buttar via: la volontà di ripercorre pedissequamente strade già battute da altri non esula che i Degial siano in grado di formare un sound compatto e massiccio, la cui valenza è uniforme lungo le otto tracce che compongono “Death’s Striking Wings”. Non ci sono né vette né valli da affrontare, insomma, quando s’intraprende il viaggio che, da “Eye Of Burial Tempest”, porta a “Black Grave (The Gateway)”.

L’ensemble ha bene in testa quel che vuole fare e lo mette in pratica con rigore, senza perdersi in inutili voli pindarici, riuscendo a mettere a fuoco uno stile personale che… non è uno stile personale bensì una perfetta riproduzione del death metal anni ’80. Il che può essere come al solito osservato da due punti di vista diametralmente opposti: quello del feroce appassionato (con esiti critici positivi), e quello del tenace innovatore (al contrario, negativi). Non può esserci una via di mezzo nel giudicare Death’s Striking Wings” e, probabilmente, è giusto così.      

Dovendo però tentare di utilizzare un metro di giudizio calibrato su una difficile quanto fredda obiettività, si può assegnare al disco una risicata sufficienza. Da una parte la sua integrità stilistica funge da memoria storica, per i più giovani, verso gli inventori del genere che, per quanto fatto, non possono essere mai dimenticati; dall’altra non si può non rimarcare che, proprio il death, è uno dei motori a più alto tasso di progressione del metal estremo e, quindi, maggiormente bisognoso di decise spinte evoluzioniste per vivere a lungo come tutti vorrebberro.    

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Eye Of Burial Tempest 3:52     
2. Serpent’s Tide 3:30     
3. Swarming 3:37     
4. Chaos Chant 3:58     
5. Death’s Striking Wings 7:34     
6. Temple In Whirling Darkness 4:19     
7. Perpetual Fire 2:54     
8. Black Grave (The Gateway) 5:41               
    
Durata 35 min.

Formazione:
Hampus “H. Death” Eriksson – Chitarra e voce
Rickard “R. Meresin” Höggren – Chitarra
Joel “J. Megiddo” Lindholm – Basso
Emil “E. Forcas” Svensson – Batteria
 

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