Recensione: Deathrising

Di Nadia Giordano - 7 Aprile 2016 - 7:00
Deathrising
Etichetta:
Genere: Gothic 
Anno: 2016
Nazione:
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74

Sono ormai passati quattro anni dall’ultima pubblicazione di “Double Black”, ma i Motus Tenebrae hanno sfruttato questo lungo lasso di tempo per poter presentare al meglio quello che loro stessi definiscono il manifesto, un album profondo, pesante, ricco di atmosfere cariche di pathos…questo è “Deathrising”.

Una nota interessante è data sicuramente dal ritorno dello storico cantante, nonché fondatore, Luis McFadden, che in questa quinta fatica riesce a fornisce una prova molto profonda e convincente. Quello che si evince immediatamente dalle undici tracce proposte è l’orientamento musicale, affine a gruppi quali Paradise Lost, Type o Negative e via discorrendo. 

D’altro canto, considerando il genere presentato, è assai difficile non incappare in questi gruppi, ma l’esperienza maturata negli anni, insieme alla forte ispirazione, rendono questo album molto gradevole e di interessante ascolto.

Fin da “Our Weakness”, prima traccia dell’album, il quintetto pisano vuole accompagnarci in questo mondo lugubre e tetro, a tratti decadente. Questa atmosfera così delineata sarà il filo conduttore che perdurerà in tutto il platter.

Il brano successivo, “Black Sun”,  insieme alla solenne titletrack, sono forse i brani più interessanti sia per ispirazione che per vena compositiva e si contrappongono alle più immediate e fresche “Haunt Me”, “Grace” e “Cold War”.

Una peculiarità che ho percepito nei Motus Tenebrae e che li distingue dagli altri gruppi di simile stampo gothic (vuoi per i dettami impartiti negli ultimi anni, in cui l’eterea voce della cantante la fa da padrona), sta proprio nell’utilizzo della voce maschile che, sebbene resti sempre molto calibrata, chiara e pulita, senza eccedere in fronzoli inutili, riesce comunque a conferire quell’atmosfera oscura che si consolida per tutta la durata delle undici tracce.

Purtroppo il quintetto non riesce a mettere in gioco nulla di nuovo, perché, come detto in precedenza, tutto è già stato scritto, ma va comunque premiata la capacità comunicativa e la passione che i Motus Tenebrae mettono in ciò che fanno.  Un gothic puro e semplice, una sorta di ritorno alle origini che non scade mai nella melanconia, a volte tediosa, dalla quale attingono fin troppe band avvezze a tale genere. 

Sicuramente questo “Deathrising” risulterà essere di immediato ascolto per gli appassionati di questo genere.

Per chi non è abituato a tali sonorità, consiglio comunque di approfondire la conoscenza di questa band, vuoi per l’esperienza ultradecennale maturata dai pisani nel corso degli anni, vuoi per ampliare il proprio bagaglio musicale o per pura e semplice curiosità.

E’ per tutti questi motivi che, secondo chi vi scrive, i “Motus Tenebrae” possono essere promossi a pieni voti, nella speranza però che riescano in futuro a regalarci, qualcosa di nuovo e, perché no, poco convenzionale.

 

 

Nadia “Spugna” Giordano

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