Recensione: Deception Ignored

Di Orso Comellini - 13 Febbraio 2011 - 0:00
Deception Ignored
Band: Deathrow
Etichetta:
Genere:
Anno: 1989
Nazione:
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82

È un album controverso, “Deception Ignored” (1989) così come la sfortunata e travagliata la carriera dei Deathrow (anche e soprattutto a causa del non certo idilliaco rapporto con la loro casa discografica). La teutonica thrash band, arrivata al terzo full-length, sfodera l’album che non ti aspetti; capace cioè di uscire dagli schemi canonici del genere e di compiere un deciso balzo in avanti in termini sia di tecnica esecutiva, sia di capacità compositiva.

Se da un lato è vero che, negli States, in campo heavy/speed gli artisti della Shrapnel di Mike Varney definirono il concetto di «virtuosismo neoclassico» e gli act thrash mossero degli importanti passi verso il techno thrash, traendo ispirazione dall’imprevedibilità del prog – alzando, quindi, l’asticella del livello di difficoltà – , è anche vero che il vecchio continente non rimase certo con le mani in mano. La Germania diede il suo contributo al techno thrash con band provenienti dal fecondo bacino della Ruhr e non solo. Si trovarono così i Destruction che, con “Release From Agony” e il successivo “Cracked Brain”, si diressero in parte in quella strada; ma soprattutto i Mekong Delta e i Sieges Even, che provarono a perfezionarla. E, proprio da quest’ambiente, scaturì il platter in questione.

Ma compiamo prima un doveroso passo indietro per andare agli esordi del combo di Düsseldorf e per comprendere meglio quale sia stato il percorso che ha portato lo stesso alla pubblicazione di “Deception Ignored”.
Il quartetto della North Rhine-Westphalia si forma nel 1985 con il nome Samhain e, dopo aver inciso un paio di demo, arriva la grande occasione o, almeno, in teoria. Durante uno dei primi show, i Nostri conoscono infatti Mille Petrozza dei Kreator, al quale piace molto il loro materiale sì da consegnarne una copia alla Noise Records, che li scrittura. L’etichetta impone subito il cambiamento del moniker per evitare controversie con l’ensemble di Glenn Danzig e la scelta cade su Deathrow.
Giunge il debutto discografico con “Riders Of Doom” (1986), il cui titolo viene cambiato dalla Noise in “Satan’s Gift”; Noise che impone, anche, una copertina diversa. S’intravedono già delle ottime potenzialità, pur essendo il sound debitore a “Kill ‘em All” dei Metallica e a “Show No Mercy” degli Slayer. Il secondo full-length, “Raging Steel” (1987), ha suoni migliori e uno stile personale, con l’innesto di valide parti melodiche. Di nuovo, però, vengono bocciati e sostituiti sia la copertina sia il titolo pensati dalla band. Tutto ciò contribuisce a far sì che il chitarrista Thomas Priebe esca dal gruppo. Poco dopo i Deathrow entrano in contatto con Uwe Osterlehner – axeman alla prima vera esperienza con un complesso in uno studio di registrazione – che si rivelerà essere molto più di un semplice rimpiazzo (più di quanto si sarebbero aspettati gli altri membri), riuscendo a imprimere una decisa accelerazione al processo evolutivo del gruppo e portandolo, quasi, a esasperare il songwriting.

La produzione di “Deception Ignored” è competenza del guru Harris Johns (Coroner, Kreator, Voivod, Sodom, …), a garanzia di una qualità elevata e, finalmente, l’artwork è quello scelto dalla band. L’opener “Events In Concealment” è uno sferzante thrash che farebbe la felicità di ogni fan di “Master Of Puppets” dei Metallica o “The Legacy” dei Testament. Il cantato di Milo abbandona del tutto i frangenti urlati in favore di un accattivante tono nasale. Gran bei duelli solistici di chitarra – come del resto in tutto l’album – e testi ispirati che scrivono una lucida critica a una società nella quale le decisioni di pochi potenti influiscono incontrastate sulla quotidianità dei più. “The Deathwish”, dopo un’apertura in «stile Coroner», spicca per un ritornello dalla forte carica emotiva, e per il bel finale vorticoso. “Triocton” è una suite strumentale, introdotta da un affascinante segmento al pianoforte. Il brano, poi, si dipana in una serie di riff e pattern elaborati; con l’incessante e variegato lavoro della sezione ritmica a fare da legante. Una di quelle canzoni che resistono all’inevitabile scorrere del tempo… “N.L.Y.H.”, che è l’acronimo di “Never Loose Your Humor”, è una breve traccia di thrash schietto e diretto; così come la coinvolgente “Watching The World”, antipasto succulento a “Narcotic”, il più lungo e articolato pezzo del lotto. La tensione è palpabile, simile alle atmosfere proposte dai Sanctuary e ai vocalizzi di Warrell Dane. Dopo un break acustico, la canzone sfocia in una cavalcata quasi strumentale forse un po’ dispersiva, ma degna di nota. Nessun calo di tono con “Machinery” (memorabile la frase del chorus «we’re just wheels in a great machinery») e la caustica “Bureaucrazy”, presente sia nella versione CD, sia in quella musicassetta, che chiude in maniera adrenalinica il lavoro.

Ci sarebbero ancora molte cose da raccontare… del mancato tour con i Sabbat… della rescissione contrattuale con la Noise… di “Life Beyond” (1992)… del fatto che, a posteriori, una parte dei membri fondatori criticherà alcune delle composizioni presenti su “Deception Ignored” sostenendo che non fu dato tempo a Osterlehner d’integrarsi al meglio nei Deathrow poiché gli obblighi contrattuali erano dei veri e propri capestri.

“Deception Ignored” rimane, a ogni modo, un platter sicuramente ispirato e denso di contenuti; un cult album da riscoprire scritto da una band che, con un pizzico di buona sorte in più, avrebbe ottenuto dei riscontri ben più consistenti.

Orso “Orso80” Comellini

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Track-list:
1. Events In Concealment 5:32
2. The Deathwish 4:28
3. Triocton 8:11
4. N.L.Y.H. 3:12
5. Watching The World 4:51
6. Narcotic 9:21
7. Machinery 7:03
8. Bureaucrazy 4:19

All tracks 47 min. ca.

Line-up:
Milo – Vocals, Bass
Sven Flugge – Guitar
Uwe Osterlehner – Guitar
Markus Hahn – Drums
 

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