Recensione: Deggial

Di Alessandro Zaccarini - 6 Marzo 2005 - 0:00
Deggial
Band: Therion
Etichetta:
Genere:
Anno: 2000
Nazione:
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87

Nutro infinito rispetto per le band che sanno mettersi in discussione, e se poi questo tipo di approccio dinamico le porta anche a dare alla luce album come questo Deggial, a quel punto il rispetto si tramuta automaticamente in stima. Nel 2000, all’epoca di questo ottavo lavoro (in nove anni) i Therion erano passati dal death metal degli esordi a un heavy sinfonico e corale, farcito di atmosfere classiche assolutamente notevoli.

L’album si apre con Seven Secrets of the Sphinx, brano che si muove tra parti più e meno lente e melodie orientaleggianti e non. Un’opener che funge da traghettatrice per la dimensione Therion che con il proseguo dell’album si farà sempre più forte. Sono infatti gli archi ad aprire gli oltre sette minuti di Eternal Return, seconda tarsia di Deggial. Archi che presto lasciano il posto alla chitarra acustica e al main riff, per poi ritornare in una sequenza strumentale che sembra voler tenere fede al titolo del brano. Se tutto ciò non bastasse a stupire la parentesi finale è affidata a un palm muting simil-speed e una melodia di fiati. Un po’ sotto tono rispetto a quanto appena sentito, la buona Enter Vril-Ya non riesce a bissare l’efficacia e il clima irreale del brano che l’aveva preceduta, colpevole anche un main-riff che ricorda fin troppo da vicino la strofa di Hell Ain’t A Bad Place To Be degli Ac/Dc. Poco male perché la quasi cinematografica Ship Of Luna e la successiva The Invincibile ributtano tutti tra i cori solenni e gli arpeggi cullanti tipico trademark di Deggial. Due composizioni malinconiche e armoniose che possiamo a tutti gli effetti eleggere a ballate dell’album. I ritmi mansueti e i cori profondi ma soavi rimangono anche nella prima parte della successiva Deggial. È però soltanto la quiete prima della tempesta, perché, oltrepassata di poco la mezzadria della propria vita, la title-track si vivacizza immediatamente alzando la velocità e vivacizzando di non poco le incursioni della chitarra elettriche.
È un arpeggio molto ottantiano quello che funge da scheletro per gli archi iniziali di Emerald Crown, altro brano in perfetta simbiosi con i caratteri dominanti dei Therion di questo lavoro. Parentesi diverse, amalgamate in un lodevole risultato finale, tra i blandi frangenti acustici e le improvvise parti più celeri e dinamiche. Il tutto ovviamente solcato da linee vocali corali da brividi. In tatnto eclettismo strumentale non poteva mancare The Flight of the Lord of Flies, gemma strumentale tagliata da violini classicheggianti, quasi vivaldiani, e accelerazioni elettriche pseudo-barocche. Eccoci a Flesh of The Gods, pezzo capace di porsi in una ideale via di mezzo tra lo speed/ heavy europeo e un riffing quasi hard rock. Tra i più canonici dell’album, ma comunque splendido, il pezzo gode della forte caratterizzazione della inconfondibile e passionale voce di Hansi Kürsch come guest. Usciti da questa parentesi piuttosto atipica per la sua troppa vicinanza al metal classico, sono le tastiere quasi religiose di Via Nocturna (Part I: The Path + Part II: Hexentanz) ad accogliere prima l’ascoltatore e poi il violino malinconico in una intro drammatica, che lentamente conduce a uno svolgimento altrettanto intenso. I Therion, geni incompresi degli anni ’90, riescono a sorprendere con una virata a basi di fiati e di atmosfere che pian piano abbandonano le melodie cupe attraverso partiture al limite della musica classica. Piano, flauti, archi, divinamente poggiati su una struttura metal per un risultato finale da applausi. Ciliegina finale, su una torta dal sapore squisito e accattivante, la bella cover di O Fortuna, leggendaria prestazione corale dei Carmina Burana di Carl Orff.

Un album dalle strutture fondamentalmente heavy metal, ma troppo farcito e troppo ricercato per l’ascoltatore classico del genere. Un metal corale in cui le parti sinfoniche si intrecciano splendidamente e in cui la band svedese mette in mostra delle capacità rarissime in un panorama spesso troppo legato a canoni fissi. Il background estremo e una certa passione per la musica classica escono fuori in maniera decisa, divenendo ingredienti fondamentali per il concepimento e la realizzazione dello splendido Deggial, insieme a Theli, la summa assoluta dei Therion.

Tracklist:
01. Seven Secrets of the Sphinx
02. Eternal Return
03. Enter Vril-Ya
04. Ship of Luna
05. The Invincible
06. Deggial
07. Emerald Crown 
08. The Flight of the Lord of Flies 
09. Flesh of the Gods 
10. Via Nocturna (Part I: The Path + Part II: Hexentanz)
11. O Fortuna

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini

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