Recensione: Dehumanization By Supremacy [EP]

Di Daniele D'Adamo - 19 Settembre 2015 - 0:01
Dehumanization By Supremacy [EP]
Band: Analepsy
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2015
Nazione:
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50

‘Slamming brutal death metal’.

Uno, cioè, dei vari sotto-generi in cui si suddivide il death metal. Come lascia intuire il nome, un qualcosa con cui prendere a sonori schiaffoni il prossimo. Un qualcosa di maledettamente estremo. Anzi, il più estremo possibile. In tutto. Abominio del ‘cantato’, l’‘inhlae’, assolutamente identico al grugnito di un suino. Abominio del suono delle chitarre, distorte all’inverosimile da renderle inintelligibili. Abominio del drumming, i cui blast-beats sforano a volte il muro dei 200 BPM. Abominio nei testi, ormai trattati di medicina forense. Abominio nei truculenti e coloratissimi disegni di copertina. E, in questo specifico caso, anche nel nome della label.

Epigoni di siffatto sfascio, ma solo inteso in termini di brutalità, giacché la tecnica è una componente inscindibile del tutto, sono gli arcinoti Cannibal Corpse, cui hanno fatto seguito numerose band, soprattutto statunitensi, le quali hanno contribuito a delineare definitivamente i dettami stilistici dello slam. Con l’avverbio ‘definitivamente’ che, purtroppo, almeno a parere di chi scrive, ha limitato ai minimi termini le possibilità evolutive e/o progressiste delle giovani leve.

Fra esse, i portoghesi Analepsy, nati solo due anni fa e che, in questo lasso di tempo, hanno dato alle stampe un singolo (“Genetic Mutations”, 2014) e questo EP, intitolato “Dehumanization By Supremacy”. Un dischetto anche piuttosto lungo, ventidue minuti, comprensivo pure di una cover dei Putrid Pile (“Food For The Maggots”).

Forse, troppo lungo. Sì, perché il quintetto di Lisbona, dai mezzi tecnici certamente non indifferenti, non fa nulla, ma proprio nulla, per tentare di uscire dai cliché tipologici più sopra elencati. Tutto suona di già sentito: probabilmente saranno centinaia le formazioni di questo livello a suonare in questo identico modo. Così da rendere impossibile riconoscerle l’una dall’altra. Una mancanza di personalità che non può che generare, a sua volta, un’identica assenza di carattere sia nel sound – come detto uguale ad altri mille – , sia nelle song; obiettivamente talmente intricate da far venire in mente, quasi, un mal riuscito tentativo di arte improvvisata.   

Poco d’altro da aggiungere, se non la noia, assassina, lei sì, che assale l’ascoltatore dopo solo pochi passaggi di “Dehumanization By Supremacy”.

Tutto da rifare, per gli Analepsy.     

Daniele D’Adamo

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