Recensione: Deicide

Di Vittorio Sabelli - 5 Aprile 2012 - 0:00
Deicide
Band: Deicide
Etichetta:
Genere:
Anno: 1990
Nazione:
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88

Sul finire degli anni ’80, dopo che gli Slayer spinsero la musica all’estremo e la scena della Bay Area iniziò la sua parabola discendente, a Tampa, in Florida, Scott Burns produceva dischi storici che avrebbero dettato legge per gli sviluppi del death metal negli anni a seguire. E, mentre act come Morbid Angel e Death erano già sotto le luci della ribalta insieme a Cannibal Corpse e Obituary, una nuova band andava a completare quelli che sarebbero stati definiti i ‘Big Five floridiani’.

L’approccio dei Deicide si rivelò da subito vincente, soprattutto per il carismatico leader Glen Benton ma anche grazie alla decisione della label Roadrunner di cambiare il nome all’ensemble, sino in allora conosciuto con il nome della divinità egizia Amon.

Il materiale scelto per l’omonimo album d’esordio proviene principalmente dai demo degli Amon “Feasting The Beast” (1987) e “Sacrifical” (1989). Inizierei l’analisi musicale partendo dalla foto sul retro del disco che raffigura i quattro ai piedi di una ‘statua’… che sembra proteggerli, o piuttosto debba custodire chi inizia l’ascolto di “Deicide”. Perché i tempi scanditi da Asheim, non tra i più esaltanti batteristi del circuito ma pedina fondamentale nel sound granitico della band, cui s’innestano i riff taglienti dei fratelli Hoffman, sono le materie prime che esaltano il pensiero cui dà voce il leader.

I quattro floridiani iniziano martellarci senza tregua, con i cambi di tempo di “Lunatic Of God’s Creation”, in cui Blenton inculca il ritornello nella parte più remota del nostro retrocranio, nel brano dedicato esplicitamente al più oscuro Charles Manson, noto per le sue idee e soprattutto per la triste vicenda di “Cielo Drive”. Non casualmente Blenton si presenterà al Mondo con una croce rovesciata incisa sulla fronte, nello stesso punto dove Manson aveva una ‘X’… Il «take me» finale di “Sacrifical Suicide” è il culmine di un brano caratterizzato da un’ottima ritmica in cui i riff ‘quadrati’ sono inframmezzati da un solo di chitarra atonale, retaggio di guitar-hero come Trey Azaghtoth e Kerry King, elementi usati in maniera eccelsa dai fratelli Hoffman in tutto il platter. In “Oblivious To Evil” è doveroso notare la differenza dalla versione presente nel demo “Feasting The Beast”, sia per il nome “Oblivious To Nothing” che per il tempo di esecuzione (più veloce nella nuova versione) e ancor più nella voce di Blenton che rende il testo ‘comprensibile’, sia scandendolo ritmicamente che rendendolo addirittura melodico, a differenza della ‘versione Amon’, prettamente brutal.
L’invocazione nel ritornello di “Dead By Dawn” e le brutali “Blaspherereion” e “Deicide”, che inizia con un’inequivocabile «no Lord shall stand before myself» (ricordate il retro copertina menzionato sopra?), proseguono con il blocco sonoro tipico dello stile adottato dai Nostri. Una curiosità: la title-track è l’unico brano originale, insieme a “Mephistopheles”, che non compare sui demo precedenti. “Carnage In The Temple Of The Damned” è ispirata al reverendo americano Jim Jones, meno noto di Manson (sarà per il fatto che non ha tirato in ballo brani dei Beatles nelle sue ‘imprese’…) ma di certo non meno cruento e folle per i fatti del 1978. “Mephistopheles”, “Day Of Darkness” e “Crucifixation” completano questo disco d’esordio del combo di Tampa, che riscuoterà tanto successo presentando al Mondo intero la più maligna creatura musicale finora messa in circolazione.
 
Da sottolineare che i Deicide non apportano innovazioni sostanziali sotto il profilo del songwriting, lì dove Morbid Angel e Death erano già a livelli eccellenti, ma il ‘blocco’ e la compattezza sonora caratteristica del gruppo li catapulta di diritto nella storia del death metal, e da questo punto di vista il loro stile sarà assimilato, smembrato e sviluppato da decine di band. I testi sono senz’altro tra i pezzi forti del loro successo, ma facendo un piccolo passo indietro a Venom e Slayer oggettivamente non troveremo così tanto ‘estremismo innovativo’.

Finirei con una domanda cui v’invito a rispondere: «come mai il popolo del black metal capeggiato da Euronymous li odiava, a differenza dei Morbid Angel? Mica sarà stata l’invidia?». La discussione è aperta…

Vittorio “VS” Sabelli

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Tracce:
1. Lunatic Of God’s Creation 2:39       
2. Sacrifical Suicide 2:49
3. Oblivious To Evil 2:38       
4. Dead By Dawn 3:53
5. Blaspherereion 4:13       
6. Deicide 3:59     
7. Carnage In The Temple Of The Damned 3:31       
8. Mephistopheles 3:33
9. Day Of Darkness 2:03
10. Crucifixation 3:55

Durata 33 min.

Formazione:
Glenn Benton – Basso e voce
Eric Hoffman – Chitarra
Brian Hoffman – Chitarra
Steve Asheim – Batteria
 

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