Recensione: Deliver Us

Di Enzo - 8 Dicembre 2001 - 0:00
Deliver Us
Band: Warlord
Etichetta:
Genere:
Anno: 1983
Nazione:
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90

“Prepare for the final awakening…
Prepare for the times it has come”

E’ difficile trattare di storia. Si perchè è di storia dell’Heavy Metal che parliamo quando riportiamo alla mente questo primo EP dei
gloriosi Warlord. La band nasce nei primi anni 80 in USA grazie al chitarrista
e compositore Tsamis. Un gruppo, i Warlord, capostipite di quel movimento Heavy Metal che fu detto Epic per via delle atmosfere e delle
costruzioni melodiche che permeavano da ogni loro canzone. E se i Manowar incarnavano la parte barbarica di questo movimento o i Cirith Ungol quella cupa e decadentistica o gli Omen quella grezza ed irruenta (e così via), i Warlord sicuramente incarnavano il lato più romantico e raffinato dell’Heavy metal d’intenzione epica.
Deliver Us fu scritto con un budget di 500 dollari, quasi un milione di lire per quei tempi, una nullità, eppure fu un capolavoro, a prova del fatto che i
grandi musicisti, i veri musicisti riescono sempre a regalarci qualcosa di unico anche quando non hanno alle spalle possibilità
economiche elevate.

Tornando all’album, il lavoro era aperto dall’epicissima Deliver Us From Evil, una canzone che vale mezza
produzione power odierna, dove Zonder alla batteria conferiva alla melodia quel tono bellicoso ed epico che aveva l’incredibile prerogativa di incantare immediatamente l’ascoltatore. La song (in cui Tsamis mise in grande evidenza la sua fede) era incredibilmente aperta da un arpeggio medievaleggiante figlio di altre ere cui faceva da sottofondo addirittura un rumore di tempesta. Rimarranno per sempre mitici i suoi ancestrali (nonchè clamorosi!) refrain pregni di quell’epico pathos tanto caro alla band. Fidatevi ragazzi, l’Heavy Metal più fiero e solenne era tutto in cult song come queste. Il Warlord sound composto da lirismi chitarristici e romantici era sapientemente sintetizzato nella seguente Winter Tears. La canzone si rivelava essere un altro mitco brano che ruotava intorno ai riff scaturiti dalla chitarra di Tsamis. I suoi incredibili assoli riuscirono, per chissà quale arcano segreto svelatogli dagli dei della musica, addirittura a tessere, come magici ed aurei ricami, una fetta di storia chiamata Epic Metal.
Child Of The Damned si rivelava invece essere un grandioso brano intento addirittura a ripercorrere un certo US Metal sound più canonico e travolgente, scandito anche dai soliti magici giochi di Zonder alla batteria e dalla voce di Rucker, che, seppur mai eccessivamete tecnica e potente, risultava carica di feeling interpretativo. La seguente Penny For A Poor Man, addirittura dall’andamento di classe e ruffiano, spianava la strada alla successiva Black Mass , dove l’act Warlord dimostrava di saper incidere anche brani dal flavour cupo ed oscuro. La song, che era introdotta da una
tetra voce, fu resa mitica proprio in virtù dei suoi glaciali ed aggressivi refrain che la resero il brano più ossianico del platter! Chiudeva il disco Lucifer’s Hammer che si rivelava essere uno dei punti più alti del lavoro, un’autentica “cult song” scandita eccellentente dai bellicosi ritmi della batteria di Zonder. I riff sprigionati dalla magica chitarra di Tsamis andavano a forgiare le epiche trame degli aggressivi refrain immortalati per sempre nel libro dell’Epic Metal dalla mitica voce di Jack “Damien King” Rucker. Si poneva così fine ad un disco tanto ignorato quanto splendente, autentico manoscritto proveniente da un’altra era dove per sempre saranno incise alcune delle memorie più belle dell’Heavy metal d’intenzione epica.

In conclusione ogni canzone di questo album si rivelò essere un qualcosa di molto profondo, nella musica e nei testi (sempre molto ricercati). Un album difficile da
comprendere e da ascoltare al giorno d’oggi perchè l’Heavy Metal più epico è oramai tramontato decine di anni fa. Ora lasciate perdere almeno per un giorno tutte
queste band e bandicciuole che affollano i vostri lettori, e procuratevi una fetta di storia. Il “Signore della Guerra” è pronto a rivelarvi i segreti dell’acciaio, il resto, fidatevi ragazzi, non ha senso.
Vincenzo Ferrara

Tracklist:
01 Deliver Us From Evil
02 Winter Tears
03 Child Of The Damned
04 Penny For A Poor Man
05 Black Mass
06 Lucifer’s Hammer

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