Recensione: Demonstrous

Di Daniele D'Adamo - 18 Marzo 2010 - 0:00
Demonstrous
Band: Demonica
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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71

Palmarès di tutto rispetto, per i componenti degli statunitensi/danesi Demonica. A partire da Hank Shermann, cofondatore dei Mercyful Fate – immarcescibile leggenda di Copenhagen – sino ad arrivare a Mark Hernandez (Vio-lence, Heathen, Forbidden Evil).
Il progetto ha preso forma nel 2008, portando a termine con “Demonstrous” il lavoro svolto negli ultimi tre anni. Teoricamente si tratterebbe di un album d’esordio ma, per quanto scritto sopra, esso non ha alcuna caratteristica adolescenziale; essendo un prodotto completo e finito.

Si tratta, infatti, di thrash maturo, sviluppato; distillato dalle gocce di sudore colate da Klaus Hyr, Craig Locicero e Marc Grabowski che, assieme ai due di cui sopra, hanno per lustri calcato le dure scene dei palchi di tutto il mondo e le soffici moquettes degli studi di registrazione.
L’esperienza dei cinque non è tuttavia utilizzata per la famigerata “operazione nostalgia”: pur mantenendo intatti gli stilemi primigeni del genere, “Demonstrous” ha un suono dannatamente moderno, al passo con i tempi; in grado di appagare le orecchie delle diverse generazioni di thrasher.
Su una solida base stilistica proveniente dalla Bay Area è costruito un monolite ricco di brutalità, velocità e melodia, formando così un sound che – allo stato attuale – può definirsi la migliore evoluzione della specie.
Tanta, anche, la classe messa giù dai Nostri che, manipolando abilmente i propri strumenti, danno vita a un insieme di canzoni fresche e varie; peraltro prodotte in maniera impeccabile.

Bastano pochi secondi dell’opener “Demon Class” per capire che ci si trova davanti a un platter tosto, dal tiro esplosivo: il riff portante sconquassa le budella facendole ribaltare talmente è irresistibile l’impulso generato. Garantito l’headbanging da capogiro. Sul potentissimo e vario drumming di Hernandez, Hyr si dimena mettendo sotto pressione la propria ugola, in alcuni passaggi vicina a quella di Tom Araya. Le affilate asce duellano con ferocia senza soluzione di continuità, sia nella ritmica sia nei soli. Un altro riff devastante tiene su “Ghost Hunt”, agile e possente: esaltante la strofa come il ponte e quindi il ritornello. Non manca un inquietante break centrale che, se possibile, aumenta ancora la tensione.
Direi che come inizio non c’è male …
“Luscious Damned” è un mid-tempo inserito probabilmente per riprendere fiato, ma è un po’ tedioso e fa rimpiangere il furibondo assalto dei due brani precedenti.
La band si fa però subito perdonare con “My Tongue”, cristallino esercizio di abilità compositiva. C’è tutto: aggressività, potenza, velocità, ritmica cadenzata, riffing stoppato e compresso, guitar-solo laceranti. Un must del genere!
“Palace Of Class” rappresenta – contrariamente a “Luscious Damned” – un episodio sicuramente interessante per via dell’atmosfera trasognante e allucinata che lo permea, ricca di disturbanti dissonanze.
Un riff di stampo puramente heavy apre “Alien Six” che, dopo, si thrasherizza avvicinandosi un po’ troppo pericolosamente agli inarrivabili Slayer. Lo spettro del quartetto di Huntington Park aleggia anche in “Below Zero”, canzone dal ritmo sostenuto e vivace con soluzioni melodiche gradevolmente desuete che, fortunatamente, mantengono il sound del combo sui giusti binari. Velocità massima per “Fast And Furious”: in effetti, oltre, ci sarebbe il ritmo stratosferico dei blast beats. Non facendo questi parte del background culturale del thrash, Hernandez se ne tiene giustamente lontano. Buono l’intreccio armonico del guitarwork. “Summoned” esplora i territori sulfurei e ricchi di miraggi, rimanendo comunque nel campo del “già sentito”. Chiude la lunga e articolata “Astronomica”, brano strumentale ricco di phatos, movimentato sia nella ritmica sia nella melodia. Nonostante gli oltre otto minuti, la noia non fa mai capolino. Dimostrata definitivamente, se mai ce ne fosse stato bisogno, la consistenza tecnica e lo spessore artistico di Shermann & Co.

Anni fa sembrava che la progressione del thrash fosse terminata. “Demonstrous” dimostra che non è per nulla così: quando c’è la passione, la professionalità e l’estro, si può solo andare avanti.
Cosa che – senza stravolgere né inventare nulla – hanno fatto i Demonica.
Andare avanti così, please!

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Track-list:
1. Demon Class 4:01
2. Ghost Hunt 6:05
3. Luscious Damned 3:49
4. My Tongue 5:01
5. Palace Of Class 4:51
6. Alien Six 3:26
7. Below Zero 4:37
8. Fast And Furious 3:36
9. Summoned 4:49
10. Astronomica 8:22

Line-up:
Klaus Hyr – Vocals
Hank Shermann – Guitar
Craig Locicero – Guitar
Marc Grabowski – Bass
Mark Hernandez – Drums
 

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