Recensione: Denied Resurrection

Di Daniele D'Adamo - 27 Giugno 2016 - 19:36
Denied Resurrection
Band: X-Filia
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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64

Dopo un demo (“Athanathos”, 2007) e un EP (“EP”, 2010), giunge finalmente l’ora del debut-album, per i veneti X-Filia: “Denied Resurrection”.

Alvise (voce, drum programming), Guglielmo (chitarra), Carlo (chitarra) e MrVitz (basso) è da un bel po’ che calcano le scene e, ovviamente, ciò si percepisce appieno, nella rocciosa struttura che regge il death metal da essi sciorinato.

Sfortunatamente si coglie anche la mancanza di un batterista umano, poiché trattasi sempre e comunque di elemento insostituibile, dalla rilevante importanza nella costruzione di quell’impalpabile anima che si chiama groove.

A parte questo, nell’insieme il sound dei Nostri è godibile, in virtù del menzionato mestiere che, più di ogni altra cosa, salva capra e cavoli. Alvise è un vero condottiero dal collo taurino e dai polmoni ad alta pressione, le due chitarre erigono il loro muro di suono con onestà e precisione ma con parimenti decisione, MrVitz bombarda in sottofondo senza strafare ma lavorando alle caviglie.

L’utilizzo della drum-machine regala allo stesso sound, inevitabilmente, il tocco del cyber ma, entrando in profondità nella musica dei quattro bellunesi, la sensazione è che il cyber stesso nulla c’entri, nelle idee che frullano loro in testa. La decisa componente thrashy e l’impostazione classica del songwriting stoppano ogni volo pindarico al suo nascere.

Gli X-Filia fanno fottuto death metal. Death metal classico, ortodosso, non vecchia scuola. Death metal che cerca di estrinsecare i principali dettami che ne disegnano sia le linee primigenie, sia quelle più moderne; senza tuttavia avventurarsi mai in dissertazioni off-topic.

Anche l’insieme delle song pare supportare questa percezione, presentando, esse, una forma-canzone classica, quadrata, lineare e improntata più sulla pesantezza che la velocità, anche se non mancano fulminei passaggi ritmati dai blast-beats.

Probabilmente, con un drummer vero le song stesse avrebbero avuto incisività ben maggiore ma questa, più che una critica negativa, è invece la dimostrazione che gli X-Filia riescono comunque a spaccare con la sola forza della strumentazione a corda e, naturalmente, con la gola di Alvise.

Un ottimo viatico per il futuro, questo: data la situazione attuale, non si potrà che migliorare, poiché la base di qualità tecnico/artistica c’è.

E bella solida.

Daniele D’Adamo

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