Recensione: Denuntiatus Cinis

Di Emanuele Calderone - 16 Aprile 2011 - 0:00
Denuntiatus Cinis
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Anno: 2010
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Se c’è un genere, in ambito metal, che nel tempo si è evoluto pur non perdendo i propri caratteri fondamentali, quello è il Black Metal. Partito dalla ferocia rozza e bestiale delle prime uscite di gruppi seminali quali Venom, Bathory e Celtic Frost, il movimento musicale si è trasformato, assumendo via via caratteristiche sempre più raffinate ed eleganti.

Tra le band che maggiore influenza hanno avuto sullo sviluppo della scena, sicuramente troviamo gli Ulver e gli Emperor, che nel corso degli anni hanno visto un numero sempre crescente di band ispirarsi ai propri lavori. Tra la schiera di formazioni che hanno attinto a piene mani dai due colossi norvegesi, figura anche la one-man band statunitense Hæresiarchs of Dis.
Capitanato dall’unico membro Cernunnos, il progetto nasce a San Josè, California, nel 2004, con il chiaro intento di suonare un black metal canonico, nel quale si alternano parti orchestrali ad altre cacofoniche, creando così una convenzionale alternanza tra momenti più melodici ed altri più tirati e violenti.

Uscito a due anni di distanza dal precedente “Overture”, questo “Denuntiatus Cinis” rappresenta quanto di più classico e ancorato ai cliché si possa immaginare. Parlare oggi, a distanza di più di quindici anni dall’uscita di capolavori immortali quali “In the Nightside Eclipse” o “Bergtatt”, piuttosto che di un “For All Tid”, di un prodotto del genere sembra quasi paradossale, soprattutto per un motivo semplice: questo disco non ha gran senso di esistere.
Badate bene, “Denuntiatus Cinis” non sarebbe neanche un lavoro di bassa fattura, semplicemente deve pagare un ritardo immenso sull’intera scena black, cosa non da poco, specialmente considerando l’immenso numero di uscite che affollano ogni anno il mercato estremo.
Il vero problema sono dunque le composizioni dell’americano, troppo tradizionali e ricche di soluzioni stra-abusate per poter sperare di emergere. Partendo dall’introduttiva “Entry” sino alla conclusiva “Exeunt” sarà infatti una vera e propria impresa riuscire a trovare qualche spunto originale o personale, in grado di non riportare alla mente l’operato di qualche altra gloria del passato.
Dicevamo prima che, però, non sarebbe neanche poi troppo male questo disco: si nota infatti una certa ricerca di soluzioni discretamente raffinate specialmente a livello melodico, con le chitarre capaci, assieme alle tastiere, di creare atmosfere di discreta fattura. Per di più bisogna dare atto a Cernunnos del buon lavoro fatto per quanto concerne la sezione ritmica, sempre precisa, mai fuori luogo e del tutto esente da evidenti falle tecniche.

Tra i migliori episodi contenuti in questo disco, vanno citate, senza dubbio alcuno, l’emperoriana (mi si perdoni il neologismo) “Median Existere”, classica quanto si vuole ma a tratti capace addirittura di esaltare, o ancora la mini-suite “Intent Postremo Enclosure Orsorum” che, sfruttando il minutaggio, riesce a proporre qualche buona idea, elaborata per di più discretamente bene dal polistrumentista statunitense.
Il resto, per quanto si possa trovare gradevole e orecchiabile, cade spesso nel già sentito, facendo emergere tutti i difetti cui si faceva riferimento in precedenza.

Nulla da eccepire invece per quanto riguarda non solo la prestazione tecnica, ma anche per ciò che concerne qualità di registrazione, ottimi per pulizia i volumi, non abbiamo critica alcuna da muovere.

“Denuntiatus Cinis” è un’opera che sicuramente soddisferà appieno tutti i fan più intransigenti del black metal, ma tutto il resto del pubblico molto probabilmente troverà davvero di poco interesse l’uscita in questione e farà meglio a volgere la propria attenzione altrove.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- Entry
02- Intent the Proem
03- The Respite
04- Intent Canticle
05- Intent the Augury
06- Bemoan the Fallen
07- Median Existere
08- Nine Days They Fell
09- Intent Conscuspicence
10- Ad Baculum
11- Intent the Succedaneum
12- Intent Postremo Enclosure Orsorum
13- Exeunt

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