Recensione: Der Weg Einer Freiheit

Di Daniele D'Adamo - 30 Maggio 2010 - 0:00
Der Weg Einer Freiheit
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
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70

Lindo, ordinato, pulito.
Non dovrebbe essere per nulla così, il suono prodotto da una band di black; tanto più se il black stesso dovrebbe far nascere, nei cuori di chi ascolta, le dimesse emozioni tipiche della sottogenìa depressive. Sul piano pratico, invece, i tedeschi Der Weg Einer Freiheit, con il loro primo, omonimo album di lunga durata, dimostrano che quella sopra citata non è una verità assoluta. Una restituzione musicale rozza e minimale, indubbiamente, aiuta chi ascolta a immergersi nel misantropico stato di avvilimento, obiettivo primigenio degli act o meglio one-band man che si cimentano in questo particolare genere.

I bavaresi, in controcorrente rispetto a quest’impostazione filosofica, sprofondano nell’abisso dell’«età della solitudine» grazie a un sound pieno e potente, registrato con mezzi tecnici sistemati su livelli d’indubbia professionalità.
Ciò si spiega con due fatti precisi: in primis, l’appoggio di una label, anche se certamente non rientrante nella casta delle major; poi, la presenza di tre membri con riferimento, soprattutto, alla presenza di un batterista – Christian – in luogo della solita, elementare drum-machine. Non solo, la presenza di un cantante di ruolo fa si che le linee vocali non siano solo degli incomprensibili rantolii. Bär, non rientrante ovviamente nella tipologia del vocalist «alla Eric Adams», può così interpretare con più varietà i testi delle canzoni modulando il suo disperato screaming con maggior varietà rispetto a quello di Xasthur, giusto per fare un confronto onde meglio manifestare il concetto. E così, Nikita, la mente del trio, può concentrarsi al massimo nella fase di composizione, dovendosi applicare «soltanto» al basso e alla chitarra.
Con che ne deriva un originale stile che potrebbe – paradossalmente – denominarsi «depressive class black metal» (sic!), definizione sì assurda ma efficace per rendere bene l’idea del groove che freme alla base di “Der Weg Einer Freiheit”.

Quel che conta è tuttavia il mood del disco, perfettamente allineato al colore grigio della copertina, rappresentante un desolato paesaggio autunnale. La stupenda “Neubeginn”, apoteosi della melodia più struggente e melanconica, mette per questo «i puntini sulle i». Con essa, si può entrare nella dimensione intimista, dove non batte mai il sole e dove albergano i sentimenti più mesti del cuore. Indubbiamente, il dolore per la rivelazione dell’immutabile condizione di sofferenza dell’anima è reso magnificamente dalla musica dei teutonici. Si tratta di un dolore un po’ più caldo, cioè meno freddo rispetto a quello di cui è permeato l’umore della maggior parte dei progetti in quest’ambito musicale. L’eccellente guitarwork costruisce l’ambiente entro cui vagare tristi e sconsolati in una sorta di trance ipnotica, segnata dai brividi emozionali, suscitati dal sound del combo tedesco. Non mancano i momenti di rabbia (“Ruhe”, “Ewigkeit”), ma anche in tali frangenti il tutto rimane perfettamente intellegibile, con che l’ascoltatore può focalizzare l’attenzione sulla costruzione melodica, invece che sull’interpretazione della stessa.

“Der Weg Einer Freiheit” non inventa nulla di nuovo rispetto ai cliché del genere: tutti i relativi stilemi sono rispettati pedissequamente. Tuttavia, questi sono proposti con foggia diversa rispetto alle usanze consolidate di questo tipo musicale, senza per ciò sminuire l’aspetto romantico di cui è profusa la musica stessa. Le canzoni sono godibili e malinconiche, anche se non formano un insieme tale da costituire un capolavoro; insieme che può tuttavia essere ben accolto sia dagli specialisti del genere, sia dal generico ascoltatore a 360°. E questa, a parere di chi scrive, è una qualità non da poco.

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Track-list:
1. Ewigkeit 7:08
2. Spätsommer 2:56
3. Frei 6:00
4. Aurora 4:51
5. Zum Abschied 4:57
6. Welk 7:13
7. Neubeginn 10:08
8. Ruhe (bonus track) 5:33

Line-up:
Nikita – Guitar, Bass, Drum Programming
Bär – Vocals
Christian – Drums

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