Recensione: Deranged Patterns

Di Andrea Bacigalupo - 21 Giugno 2017 - 9:00
Deranged Patterns
Band: My Regime
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2017
Nazione:
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72

I My Regime nascono in Svezia nel 2016 dall’unione di alcuni membri di band appartenenti alla scena Hard Rock e Stoner del paese, quali i The Mushroom River Band e gli Spiritual Beggars.

Il loro è un Thrash potente ed esplosivo, senza fronzoli, così come evidenziato nell’album d’esordio ‘Dogmas’ del 26 agosto 2016: una fugace rasoiata alla gola dove i My Regime esprimono un semplice concetto: “a noi piacciono tanto gli Slayer!” tanto è vero che, per quanto sia ben suonato e per quanto dimostri l’alto potenziale del combo, il lavoro può quasi dirsi un tributo al quartetto losangelino.

I My Regime sono però molto di più di una band clone e, dopo neanche dieci mesi di lavoro, lo dimostrano dando alle stampe ‘Deranged Patterns’, il loro nuovo Full-Lenght prodotto attraverso la label nostrana Scarlet Records.

In Svezia l’importanza culturale della musica viene largamente promossa, riconoscendola come forma d’arte indipendentemente dal genere suonato. I My Regime danno ragione al pensiero nazionale, sfoderando un buon livello sia tecnico che compositivo.

Del precedente lavoro il sound mantiene i toni foschi, retaggio assunto dalle precedenti esperienze dei componenti, quasi un ‘marchio di fabbrica’ del gruppo, suonati con violenza sonora, selvaggia ed ancestrale, riprendendo in pieno il termine di ‘battere e percuotere’.   

L’influenza di chi sta a Sud del Paradiso è ancora marcatamente presente, ma il songwriting è molto più vario ed articolato se confrontato con ‘Dogmas’: in “Deranged Patterns” i My Regime non si limitano a tirare ‘dritto per dritto’, ricercando più approfonditamente una propria identità, dando comunque un seguito al loro passato senza per questo rinnegarlo.

Alla velocità senza freni vengono affiancati elementi dinamici suonati con varia andatura, il cui elemento comune è la manifestazione della potenza. La sezione ritmica è essenziale per dar corpo al pensiero dei My Regime: un’onda sonica in continua oscillazione che avvolge l’ascoltatore, estraniandolo da ciò che lo circonda senza però soffocarlo. L’unico neo, in certi momenti (non tanti, a dir la verità), è la distorsione fuori controllo del basso, che tende a sovrastare il lavoro degli altri musicisti.

Buono è il lavoro delle chitarre, sia in fase ritmica sia durante gli assoli, con pregevoli passaggi di Twin Guitar e parti musicali di notevole enfasi, ben bilanciate soprattutto durante i molteplici cambi di tempo. Questi sono esaltati da buoni stop che, nella maggior parte dei casi, creano un’ansiosa aspettativa prima che il brano riparta.

Pregevole il lavoro del vocalist: di non ampia estensione sa usare bene le sue caratteristiche, raccontando le proprie storie senza strafare, dando ai pezzi la giusta intensità.  

My Regime (1) foto band

 

Da non sottovalutare la durate delle singole tracce, mediamente di maggiore minutaggio rispetto a quelle presenti nell’album d’esordio. Sintomo anche questo di buona crescita, risultando le canzoni complete ed incisive.

Undici brani di puro furore, per una durata di poco superiore ai quaranta minuti.

L’inizio è affidato alla Title-Track: ‘Deranged Patterns’ è un assolo di batteria che ci fa entrare nelle trame del disco accompagnandoci attraverso un bosco buio, selvaggio ed intricato.

La successiva ‘Time Slipping Out of Tune’ esprime l’essenzialità del Thrash, dividendosi tra velocità  e massiccia cadenza.

Rays of Grey’ esprime velocità a varie andature, arpeggi foschi con voci maligne che s’insinuano, ritmi cadenzati e potenza a non finire.

Con ‘Off to War’ i My Regime si muovono su linee più moderate (si fa per dire, sempre di Thrash parliamo), inserendo un break d’atmosfera per mezzo di un fosco arpeggio, al quale segue un assolo melodico sostenuto da una ritmica devastante.

Ad un altro arpeggio è affidato l’inizio di ‘I Am’, che poi parte a razzo per fermarsi e riprendere con toni cadenzati della stessa potenza dei proiettili sparati da una mitragliatrice.      

The Sound of Dying Dreams’ esprime un gran phatos, soprattutto nel cupo inserto affidato al basso ed alla chitarra acustica.

Con ‘Nervous Fort’, ‘The Smiling Dog’ e ‘The Cage’ i My Regime riprendono la loro velocità primordiale sparando ad ‘alzo zero’.

Silver’ è un brano strumentale malinconico e profondo che introduce il brano di chiusura, ‘Surreal Reality’, una buona cavalcata potente ed incisiva che si muove su tempi più controllati e cadenze medie, racchiudendo in se il risultato di tutto il lavoro di ricerca del combo.

Il periodo attuale vede il Thrash svedese in ampio movimento, con molti gruppi che stanno emergendo con la giusta dirompenza in ambito non solo europeo. A mio parere, in linea generale non ci sono ancora i presupposti perché capolavori del passato, quali ‘Master of Puppets’, ‘Reign in Blood’ ed ‘Among The Living’, solo per citare i tre più importanti, vengano scaraventati giù dalla vetta, ma il particolare contesto, che vede musicisti molto preparati in prima linea, è ampiamente positivo e ‘Deranged Patterns’, per quanto abbia da smussare qualche angolo, và ad affiancarsi ai lavori di ampia fattura usciti in questi ultimi anni.

Attendiamo i prossimi sviluppi.            

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