Recensione: Desert Northern Hell

Di Alberto Fittarelli - 18 Gennaio 2005 - 0:00
Desert Northern Hell
Band: Tsjuder
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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85

Puntuali come le figure proverbiali, tasse e morte, gli Tsjuder
tornano a due anni esatti da Demonic Possession, disco abbastanza
“sgonfio”, che lasciava un po’ di amaro in bocca, con questo Desert
Northern Hell
: e questa volta si sfiora il capolavoro.

Una presentazione grafica assolutamente fedele al loro standard ci presenta
il ritorno del batterista originario, Anti Christian, personaggio a cui
era da imputare buona parte della riuscita di quel Kill for Satan che
aveva fatto entrare gli Tsjuder nell’olimpo della black metal bands norvegesi:
suoi i blast-beats che sorreggono il 90% delle composizioni di questo album,
contribuendo a valorizzare il rifferama finalmente ispiratissimo di Draugluin;
un attacco frontale, continuo, ma non per questo sterile. Non c’è traccia di
noia infatti tra le taglienti note di brani come Ghoul, splendida, o di Possessed,
che viene subito dopo e riporta il calendario indietro di una decina d’anni. Da
“vecchio” appassionato di questo tipo di sonorità trovo infatti
assolutamente azzeccata la scelta degli Tsjuder di abbandonare quel suono
di chitarra “raw” che caratterizzava il disco precedente, per seguire
e valorizzare meglio le ritmiche velocizzate con linee che scelgono i
rallentamenti solo in brevi stacchi, perfetti per evidenziare la ferocia del
resto.
Vi è poi il caso di melodie basate su arpeggi, che vengono poi sviluppati sui
soliti ritmi isterici: Lord of the Swords e Unholy Paragon. O di
pezzi cadenzati, ma non per questo meno avvincenti: Mouth of Madness, con
il suo ritmo da headbanging, l’andamento thrasheggiante e l’attitudine
“sporca” che dava qualità anche a Demonic Possession.

Il tutto è strutturato in modo vario ma omogeneo, a ribadire quello che
sembra essere stato un momento straordinario, a livello compositivo, per la band
nordica, che si propone involontariamente come una riedizione dei Gorgoroth dei
tempi d’oro, quelli di Hat per intenderci, e che tributa i giusti onori allo
scomparso Quorthon con la cover di Sacrifice, dal primo omonimo album dei
Bathory, ed indirettamente con la lunga e quasi epica suite finale: una Morbid
Lust
perfetta per chiudere il disco, con i sui 11 minuti abbondanti giocati
sulle alternanze di puro black metal a parti arpeggiate.
Insomma, anche se gli Tsjuder ad ogni pubblicazione ci ricordano “No
synthesizers, no female vocals, no fucking compromises!”
: fidatevi, ad
un album come questo non manca proprio nulla.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. Malignant Coronation
2. Ghoul
3. Possessed
4. Lord Of Swords
5. Helvete
6. Mouth Of Madness
7. Unholy Paragon
8. Sacrifice (Bathory Cover)
9. Morbid Lust

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