Recensione: Despair Revolution Apocalypse!

Di Vittorio Sabelli - 14 Dicembre 2014 - 22:49
Despair Revolution Apocalypse!
Band: Unknown
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2014
Nazione:
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60

Gli Unknown sono un quartetto (più batterista ‘aggiunto’) di non chiara provenienza, che festeggia il decimo anno di vita con il secondo album “Despair Revolution Apocalypse!”. In passato la band ha messo al mondo un demo nel 2007 e l’album “Revolution Evilution”. Questa nuova uscita mette sullo stesso tavolo band come Black Sabbath, Pantera, Metallica, Rage Against The Machine e un po’ di death metal di stampo svedese d’inizi ’90. Il risultato è un disco ascoltabile, che non brilla particolarmente nel suo complesso, ma che neanche è completamente da denigrare.

L’intro “The Third Revelation “ lascia trasparire una buona attitudine della band al genere, che inizia questo percorso in maniera lenta e solenne, che sfoga nella successiva “Sharkings” con cavalcate ‘d’altri tempi’, di quelle ‘alla’ Entombed. Buone le ritmiche, i riff non risultano particolarmente originali ma comunque funzionali, e la cattiveria della prima sezione si alterna al doom finale.

“American Apocalypse” è incentrata su due sezioni, la prima devastante, la seconda più ‘tranquilla’ dove l’apocalisse viene scandito a gran voce da Alexander.

“Death Sabbath” è invece disegnata su un main riff in medium-tempo alquanto groovoso che degenera in una sezione tiratissima disegnata per la sei corde solista, prima di tornare a casa e chiudere con un 6/8.

“Old School Pederast” si snoda tra grind, sezioni free e 12/8 rhythm’n’blues, amalgamati con buona fattura. E “Satan & Wine” continua a non dar punti di riferimento stilistici, con la sua intro blueseggiante sembra di esser in Alabama e in Missouri un secolo fa. E il brano evolve in un blues elettrico riffeggiante e ritmico e chiude con una sezione rock.

Il ‘poker’ composto da “Doomsday Device”, “Burning Bridges“, “The Suicide Ride” e “Down With Me”, torna a colpire tra canoni deatheggianti, con il primo brano lento e cadenzato che si unisce al secondo più ritmico e groovoso, mentre il quattro del batterista Davide Nudo detta l’andamento deatheggiante del terzo brano che chiude con un solo della chitarra. “Down With Me” chiude con un solo di chitarra su un ritmo nuovamente slow.

“United Nihilist Kingdom” è rockeggiante e i suoi tempi dispari ne variano l’andamento, che continua a scambiare sezioni e generi in maniera disinvolta, mentre “Osiris” è un brano tiratissimo, preludio del gran finale. “AshTeroids (Pt.1 & Pt.2)” nei suoi ventitrè minuti è una sorta di tributo alla musica ‘tutta’, dagli anni ’60 in poi, dall’intro di tastiere al solo iniziale di chitarra con tanto di chitarre acustiche di ‘accompagnamento’. Al suo interno si ‘celano’ misteri che non tocca al sottoscritto svelare…Piuttosto se siete curiosi e amanti di salti pindarici (musicali) e mancanza di punti di riferimento non vi resta che immergervi nel mondo degli Unknown.

Vittorio Sabelli

 

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