Recensione: Detonator

Di Giamp - 10 Giugno 2002 - 0:00
Detonator
Band: Ratt
Etichetta:
Genere:
Anno: 1990
Nazione:
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76

“Detonator” è stato un disco abbastanza bistrattato, ma resta più piacevole ed elettrizzante di molti pseudo-capolavori ottantiani.

Nel 1990 i Ratt stavano vivendo un periodo, a quanto riportano le fonti, in cui la loro stella oramai brillava di luce fioca. Assoldato, sotto mentite spoglie, il produttore Desmond Child, creano un disco che, molto probabilmente non avrebbe cambiato la storia del metal, ma che, senz’altro meritava più attenzione. La loro musica è un bel metal ottantiano, ricco di clichè, ma non privo di buone canzoni, con arrangiamenti azzeccati e ritornelli ben fatti. Spicca su tutti il chitarrista Warren De Martini, non un super virtuoso, ma capace di suonare in modo molto ritmico e di partire in assoli mai banali o tediosi (avete presente la differenza, anche se magari c’entra poco, tra un assolo di Steve Lukather dei Toto e quello di un qualsiasi guitar-hero a buon mercato?). Tutto il gruppo comunque suona in modo egregio (Bobby Blotzer alla batteria non è il solito clone di Tommy Lee!).

Dopo una bella intro si parte col glam luccicante di “Shame, shame, shame” (un titolo, un programma!), dove il vocalist Pearcy sfodera una prestazione che non può non ammaliare tutti gli amanti di Axl Rose. La caratteristica che balza subito all’orecchio è che, effettiavamenete il disco non è monotono, dal momento che propone pezzi variegati come “One step away” (melodicissima ed adatta agli inguaribili nostalgici) e “Hard Time” (un capolavoro nascosto), quest’ultima giocata su “due riff” veramente efficaci.Alle backing vocals c’è addirittura Jon Bon Jovi e la produzione è quanto di più efficace mi sia capitato di sentire nel genere. Se “Lovin’ you is a dirty job” ha un ottimo andamento cadenzato, non si può tralasciare “Givin’ yourself away”, una ballad perfetta nel suo genere.

Questi elementi vanno a comporre un album degno di tal nome, che, credo possa arricchire una collezione di dischi pur non fregiandosi del titolo di “capolavoro”. Inoltre possiede una caratteristica non indifferente: una volta inserito nello stereo si lascia ascoltare che è una meraviglia.

Il consiglio è di ascoltare questo disco e di lasciarsi trascinare nel suo instancabile alternarsi di riff, fregandosene delle voci che hanno sempre considerato i Ratt come un gruppo trendy e di scarso valore.

Tracklist:

    1.   Intro to Shame
    2.   Shame, Shame, Shame
    3.   Lovin’ You’s a Dirty Job
    4.   Scratch That Itch
    5.   One Step Away
    6.   Hard Time
    7.   Heads I Win, Tails You Lose
    8.   All or Nothing
    9.   Can’t Wait on Love
   10.  Givin’ Yourself Away
   11.  Top Secret

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