Recensione: Devil In Details

Di Stefano Burini - 17 Maggio 2015 - 13:19
Devil In Details
Band: The Poodles
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2015
Nazione:
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80

Esattamente come i conterranei H.E.A.T. ed Eclipse, i The Poodles fanno parte di quella nutrita schiera di gruppi hard rock scandinavi in grado di farsi apprezzare dagli appassionati di hard ‘n’ heavy a suon di uscite di elevata qualità da ormai diec’anni a questa parte; un impegno non facile cui i Barboncini sono chiamati a tener fede con il nuovissimo “Devil In Details”.

Il marchio di fabbrica degli svedesi, freschi d’abbandono da parte del bassista Pontus Egberg – nel frattempo approdato alla corte del Re Diamante – e dell’ingaggio del suo sostituto Johan Flodqvist, consiste nella capacità di confezionare brani dal taglio hard rock anni ’80 non banali e anzi arricchiti da sfumature di volta in volta assimilabili al glam, al pop e ad alcune tendenze più moderniste. 

Piacevole e rassicurante constatare, in accordo con la (buonissima) abitudine portata avanti sin dai tempi di “Metal Will Stand Tall“, come quasi tutte le canzoni presenti sul nuovo album funzionino – e alla grande – grazie alla ricercatezza di songwriting e arrangiamenti e alla freschezza delle melodie e dei refrain intonati dall’inconfondibile voce di Jakob Samuellsson. Che si tratti di brani dal taglio anthemico (come lo spettacolare singolo “House Of Cards”), di canzoni dal sound più glam e sbarazzino – quando non addirittura barocco –  come le divertenti “Crack In the Wall” e “(What The Hell) Baby” o delle Gotthard-iane “Everything” e “Need To Believe”, il biondo cantante si trova infatti del tutto a proprio agio in tutti i frangenti e quindi in condizione di conferire il classico “valore aggiunto” in grado di fare la differenza. Le canzoni poc’anzi citate rappresentano peraltro le punte di diamante di un album piuttosto compatto in termini qualitativi a partire dall’opener “Before I Die” fino alle conclusive “Creator And Breaker” e “Borderline”, con le sole eccezioni costituite dalla debole “The Greatest” e dall’ammanierata “Life Without You”, due pezzi non totalmente esecrabili eppur privi di reali spunti di interesse.

Per chi apprezza il sound dei Barboncini, “Devil In Details” rappresenta dunque l’ennesimo valido tassello all’interno di una discografia per ora priva di scivoloni; per tutti gli altri appassionati in cerca di hard ‘n’ heavy fresco ed ispirato, il consiglio non può che essere di dare loro una chance, magari partendo proprio da quest’album.

Stefano Burini

 

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