Recensione: Diamonds Unlocked

Di Mauro Gelsomini - 4 Ottobre 2007 - 0:00
Diamonds Unlocked
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Anno: 2007
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70

Per festeggiare il venticinquesimo anno di carriera, il guitar hero tedesco si regala un album tributo ai suoi idoli di sempre. Non nuovo a questo genere di produzioni, avendo infatti già “coverizzato” brani di Deep Purple, Rainbow, Alphaville, Free, Jimi Hendrix e Uriah Heep, Axel propone le sue versioni di dieci brani, prevalentemente classici del rock e dell’hard rock, coadiuvato dai musicisti già stabilmente nella line-up delle ultime studio release: Johnny Gioeli alla voce, Ferdy Doernberg alle tastiere, Volker Krawczak al basso e Mike Terrana alla batteria.

Pell riveste i brani del suo sound, inconfondibilmente power metal teutonico, checché se ne dica, con le chitarre graffianti e in primissimo piano, e una sezione ritmica – mi riferisco prevalentemente alla batteria – dirompente e tellurica, che donano omogeneità a pezzi decisamente diversi, ed esagerando talvolta nella rivisitazione in chiave metal.
Non è il caso di “Warrior”, dei Riot, che è la vera opener dopo un’intro un po’ fuori luogo: la song gridava metallo fin dalla sua prima apparizione, nel 1977, sull’album d’esordio “Rock City”, e qui può finalmente esplodere in tutta la sua potenza.
Inaspettata la seguente “Beautiful Day”, degli U2, in una versione mid tempo hard rock piacevole e meno oscura dell’originale, sensazione bissata con “Stone” (scritta da Chris Rea e “rivista” dai The Law di Paul Rodgers alla fine degli anni ’90), in cui fa addirittura capolino l’AOR.
Il culmine della “zuccherosità” si raggiunge con “Love Gun”, classicone dei Kiss rivisto in versione acustica, con Gioeli al top della sua ottima performance.
Cala un po’ il livello, è fisiologico, con “Fools Game” di Michael Bolton, sempre ai limite della ruffianaggine, per arrivare ad un’altra bomba: il blues hard rock di “Heartbreaker” dei Free, per la felicità del sottoscritto.

Con “Rock The Nation” finalmente viene tributata la giusta gloria ad una band stellare e sottovalutata come i Montrose di Sammy Hagar, scelta azzeccata in chiave adrenalinica, e ideale per la successiva “In The Air Tonight”, di Phil Collins, che spaccherà i fan in due. Vengono aggiunte parti di batteria e tastiere pomp non presenti nella versione originale e addirittura si velocizza il finale… Per non parlare dei soli di Pell “infilati” un po’ ovunque…
Si torna su binari più intimi con “Like A Child Again” dei The Mission, che prepara al finale pirotecnico affidato a “Won’t Get Fooled Again” dei The Who.

Per concludere, l’album si lascia ascoltare con piacere, soprattutto dai metal fan meno oltranzisti, amanti del classic rock e non troppo bacchettoni, sia per quanto riguarda le forzature in un genere decisamente poco flessibile come il metal melodico tedesco, sia per quanto riguarda le intrusioni di Pell e compagni negli originali.

Tracklist:

  1. The Diamond Overture (Intro)
  2. Warrior (originally performed by RIOT)
  3. Beautiful Day (originally performed by U2)
  4. Stone (originally performed by Chris Rea/THE LAW)
  5. Love Gun (originally performed by KISS)
  6. Fools Game (originally performed by Michael Bolton)
  7. Heartbreaker (originally performed by FREE)
  8. Rock The Nation (originally performed by MONTROSE)
  9. In The Air Tonight (originally performed by Phil Collins)
  10. Like A Child Again (originally performed by THE MISSION)
  11. Won/t Get Fooled Again (originally performed by THE WHO)

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