Recensione: Diary in Black

Di Matteo Lavazza - 28 Aprile 2003 - 0:00
Diary in Black
Band: Rawhead Rexx
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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80

Secondo lavoro per i tedeschi Rawhead Rexx, band capitanata dall’ex singer dei Glenmore Juergen Volk, sfortunata Power metal band.
Fin dalle battute iniziale si nota subito la maturazione della band a livello di songwriting rispetto al troppo acerbo esordio.
Dopo l’intro di rito si viene subito catapultati, dall’opener “Return of the Dragon”, in quello che è il Rawhead Rexx- sound, cioè un Heavy Metal di chiaro stampo americano ma suonato con un gusto che più tedesco non si può.
Riffoni di chitarra potenti e melodici allo stesso tempo potenti accompagnano la bella voce di Volk, che si esprime sempre su tonalità piuttosto alte senza però mai perdere in aggressività.
Di certo i 4 tedeschi non brillano per originalità, ma di fronte a pezzi potenti e compatti come quelli che vengono offerti da questo lavoro non ci si fa molto caso.
Canzoni come la title track “Diary in Black”, con le sue ottime melodie vocali, la massiccia “Brother in Arms” davvero convincente coi suoi riff possenti e le sue accelerazione fulminanti e soprattutto con un Juergen Volk che stupisce davvero grazie ad acuti pazzeschi alla fine del ritornello, la thrasheggiante “The Machine”, davvero granitica nel suo incedere, grazie anche al lavoro davvero ottimo svolto dalla sezione ritmica, composta da Face al basso e da Dany Loeble alla batteria, che, pur senza mai strafare, riescono a dare davvero un ottimo impatto al pezzo, “Dragonheart”, che non so perché mi ha fatto tornare alla mente certe cose dei primi Queensryche, oppure la rocciosa “Metal War”, il pezzo più “tedesco” del lotto, nonché quello col ritornello più azzeccato. Bello anche il breve assolo di Rudy Fleck.
Un discorso a parte lo merita “Saints and Sinners”, secondo me la migliore canzone del disco, un  pezzo che sembra davvero uscire dal glorioso passato dell’Heavy Metal, con riff trascinanti e melodie che entrano nelle orecchie già al primo ascolto, senza per questo stancare alla lunga.
Piuttosto banale e scontata la ballad “What if”, uguale e senza quel qualcosa che la possa far risaltare in mezzo alle altre composizioni dello stesso stile.
Davvero belli i suoni del cd, puliti e potenti allo stesso tempo, forse si potevano “incattivire” ancora un po’ le chitarre, ma nel complesso direi che il lavoro svolto in fase di produzione, affidata a Juergen Volk ed a Rudy Fleck, è decisamente valido.
Tecnicamente la band svolge sempre al meglio il lavoro, pur senza mai fare cose particolarmente complicate, con il singer che dà al gruppo quella marcia in più, soprattutto grazie alla buona capacità interpretativa.
In definitiva posso dire che il lavoro fatto dai Rawhead Rexx mi è piaciuto molto, il loro disco è un piacevole salto in sonorità tipicamente Heavy Metal, senza tutti quei fronzoli di cui troppo spesso le bands odierne abusano, sicuramente “Diary in Black” non ne un lavoro originale ne un disco che cambierà la storia, ma altrettanto certamente è un disco ben fatto e suonato col cuore, che contiene dei pezzi dannatamente trascinanti. Se siete tra quelli che non cercano tra i solchi di un disco l’originalità a tutti i costi, ma piuttosto canzone rocciose e potenti con delle buone melodie i 4 tedeschi fanno proprio al caso vostro.

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