Recensione: Diminishing Between Worlds

Di Stefano Risso - 5 Febbraio 2008 - 0:00
Diminishing Between Worlds
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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90

Devo essere sincero, quando diversi mesi fa lessi le dichiarazioni del leader
Matt
Sotelo
riguardo il nuovo album dei Decrepit Birth, rimasi leggermente
contrariato. Loro, una delle band più feroci della scena brutal underground,
spingersi su territori maggiormente melodici e progressive, incorporando nel
proprio stile elementi riconducibili a Death, Cynic, e Quo Vadis? Nomi
eccellenti ma che difficilmente si sposavano con il classico sound tritatutto di
…And Time Begins, in una rivendicazione di intransigenza che stupidamente non
guardava alle reali potenzialità di questo mix esplosivo. Ebbene Sotelo ha
accompagnato le parole ai fatti, dando vita a un disco che svetta su tutto
quanto è stato scritto in ambito death metal da qualche anno a questa parte.

Strutture perfette, un convulso dipanarsi di variazioni e cambi di regime,
chitarre che si rincorrono senza sosta attraverso un riffing ultratecnico, fatto
di assoli incrociati e ritmiche che passano dalla brutalità pura al ricamo con
maestria assoluta. Questo è Diminishing Between Worlds, un disco
che in qualche modo sposta ulteriormente i confini del genere, che stupisce per
freschezza compositiva, complessità, e personalità, senza scadere nelle semplice
esasperazione degli elementi principali del sound. La cosa che contraddistingue
i nuovi Decrepit Birth dal resto delle band ultratecniche in giro per il
mondo è il calore che i nostri riescono a infondere alla propria musica, non
solo mirabili digressioni strumentali, ma tanta passione, sentimento, tantissima
melodia che permea ogni minuto del disco, anche i frangenti più spietati,
riuscendo a donare una precisa identità a ogni singolo brano. Basti ascoltare la
strumentale The Enigmatic Form, una Voice Of The Soul sui generis,
riletta in chiave Decrepit Birth, per capire quanto i nostri si siano
sforzati in questo senso, riuscendo a commuovere persino con sfuriate a tutta
velocità.

Una completa fusione di melodia e brutalità, in cui questi due aspetti
sembrano trarre forza vicendevolmente, tanto da sembrare a tutti gli effetti una
cosa sola, non elementi contrapposti a cui dare maggior peso a seconda
dell’andamento della canzone. E’ proprio in questo che i Decrepit Birth
hanno avuto successo dove tanti altri hanno fallito, riuscire a scrivere musica
che sia il più organica possibile, dando l’idea di non ricercare volutamente il
colpo ad effetto, lasciando scorrere liberamente l’ispirazione, assecondandola e
infine ricondurla secondo strutture identificabili. In ogni canzone di
Diminishing Between Worlds
è possibile apprezzare (dopo ripetuti
ascolti, sia chiaro) il songwriting, l’attacco, lo svolgimento e il finale, con
le rispettive variazioni d’umore e di sfumature, che i nostri mettono in pratica
attraverso una prestazione strumentale ai vertici del genere e del metal in
generale. Come in The Living Doorway, con alcuni dei riff più belli
sentiti ultimamente, Reflection of Emotions, dagli innumerevoli assoli
uno più bello dell’altro, o in Diminishing Between Worlds, probabilmente
il pezzo più emozionante dell’intero album. Al di là di tutto siamo alle prese
sempre con un disco brutal, quindi chi è alla ricerca di blast beat e velocità a
iosa verrà comunque accontentato, A Gathering of Imaginations, Await
the Unending
, canzone a mio avviso perfetta, un vero manifesto, o Through
Alchemy Bound Eterna
l vengono in vostro soccorso, per non parlare di
…and Time Begins
, brano ripreso dal debutto, che con una produzione più
adeguata diventa ancor più devastante. Devastante come del resto è l’ultimo vero
pezzo di Diminishing Between Worlds, Essence of Creation,
sei minuti e mezzo di pura magia che rischierà seriamente di farvi appendere al
chiodo i vostri strumenti (se non ci avevate gia pensato), per concludere con la
delicata outro The Morpheus Oracle.

Spesso la parola capolavoro viene usata a sproposito. Non è il caso di
Diminishing Between Worlds
, un vero capolavoro di capacità compositive,
di tecnica, di saper evolversi in modo intelligente, di cercare il limite e di
superarlo. Onore a questi musicisti dunque, e onore a un album che entra
prepotentemente nella storia del death metal, destinato a essere preso come
termine di paragone da qui in avanti.

Stefano Risso

Tracklist:

01. The Living Doorway (mp3)
02. Reflection of Emotions
03. Diminishing Between Worlds
04. Dimensions Intertwine (mp3)
05. The Enigmatic Form
06. A Gathering of Imaginations (mp3)
07. Await The Unending
08. Through Alchemy Bound Eternal
09. …And Time Begins
10. Essence of Creation
11. The Morpheus Oracle

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