Recensione: Disagio Suite

Di Emanuele Calderone - 27 Settembre 2011 - 0:00
Disagio Suite
Band: The Ergot
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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78

Piccoli doomster crescono. A chi ci stiamo riferendo? Ai The Ergot. La giovane band nasce nel 2008 a Firenze, con l’intento di dar vita a una proposta all’interno della quale confluiscano parti doom, death e passaggi vicini al gothic.
La formazione si vede così composta:
-Edward – voce
-Jeff – chitarra e tastiere
-Clo – basso
-Jim – chitarra
-Ale – batteria

Tempo un anno dalla propria formazione e i ragazzi rilasciano sul mercato il primo EP autoprodotto, denominato “Anno Domini MMIX”, che raccoglie recensioni positive un po’ ovunque. Tale prodotto mostra già delle buone capacità compositive ed esecutive e una discreta capacità di rielaborare le influenze dei grandi della scena death/doom.

A distanza di un biennio ecco che i toscani tornano a calcare le scene con il loro primo full-length, intitolato “Disagio Suite”, che continua il percorso intrapreso con la precedente uscita.
Suddiviso in undici brani di media durata, l’album si presenta, sin dalle prime battute, piuttosto diretto e di facile assimilazione, pur senza, per questo, suonare scontato. Le composizioni si muovono tra suggestive melodie malinconiche che inevitabilmente riportano alla mente il lavoro dei nostrani Novembre o dei Katatonia del post-Viva Emptiness e veri e propri attacchi frontali. Non mancano anche i richiami ai mai troppo lodati Sentenced, specialmente nei passaggi più melodiosi e di estrazione gothic.
L’insieme creato dai Nostri lascia piacevolmente stupiti: “Disagio Suite” è un insieme di toccanti aperture dal sapore gothic e rasoiate death, passaggi mesti e atmosfere tetre.
Analizzando a fondo gli episodi che compongono il full-length, si nota subito come questi affondino, come si diceva prima, le proprie radici nel metal nord europeo. Ciò si evince, in primis, dal riffing ad opera di Jeff e Jim, di chiara ispirazione svedese. I molti richiami al doom/death metal melodico non vengono mai celati.
Un ruolo di fondamentale importanza è rivestito anche dalle tastiere suonate nella maggior parte dei casi da Jeff. Queste, seppur più marginali rispetto a tante altre uscite, talvolta diventano i pilastri portanti dei pezzi.
Alla sezione ritmica non viene comunque lasciata una collocazione secondaria: Clo al basso e Ale alla batteria si fanno sentire a gran voce, sfoderando una prestazione di buona qualità. I due musicisti scandiscono tempi con grande precisione, dimostrandosi capaci di tessere ritmiche abbastanza varie.

Volendo concentrarsi sull’essenza dell’uscita, ossia le canzoni, alcune mettono in luce più di altre la maturità raggiunta dal combo. È l’esempio di tracce come l’introduttiva “November Fog”, capace di esprimere una disperazione tanto profonda quanto delicata. Sembra quasi paradossale come concetto eppure basta ascoltare con attenzione il contrasto tra la bellissima voce in scream di Edward, autore come al solito di una prova pressoché perfetta, e la melanconica base melodica sulla quale poggia.
Con “Orgiastic Vision of Hating Man” il combo mostra una buona elasticità in fase di songwriting, passando con apparente disinvoltura da momenti tirati ad altri più cadenzati e rocciosi.
Non mancano poi i attimi più intimisti e toccanti: con “Et in arcadia ego” i The Ergot -che per la prima volta mettono a nudo la propria anima- confezionano una strumentale di livello superiore.
Tra i brani maggiormente ispirati figura anche la novembrina “Silence”, capace di rievocare le atmosfere degli immortale “Classica” e “Novembrine Waltz”, rielaborando il tutto con personalità e classe.

Volgendo la nostra attenzione sugli aspetti tecnici, salta subito all’orecchio la produzione, la quale si attesta su standard più che sufficienti, specie se rapportata a molte autoproduzioni.
I suoni sono discretamente puliti e pieni, in particolar modo quelli delle chitarre e della voce. L’unico strumento che esce penalizzato dal mixing è la batteria, che suona poco naturale, specie per quanto concerne il rullante, fin troppo “secco”. Ma questo è un aspetto sul quale si può soprassedere, poiché i nostri, lo ricordiamo, sono alla prima uscita sulla lunga distanza.

I The Ergot con “Disagio Suite” non si limitano quindi a confermare semplicemente quanto di apprezzabile fatto su “Anno Domini MMIX”, ma compiono un deciso passo avanti e danno una scossa, sebbene leggera, a una scena, quella doom, che in Italia sembra da troppo tempo addormentata.
Sperando che qualcuno si accorga di questi toscani al più presto, per ora non ci rimane che complimentarci con loro per il lavoro svolto e per l’impegno profuso. Bravi ragazzi.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- November Fog
02- The Rain, The Dream, The Pain
03- Song for You
04- Dormiveglia
05- Orgiastic Vision of Hating Man
06- Et in arcadia ego
07- Crypt Keeper
08- Infinity
09- Silence
10- Hope
11- Self Destruction Symphony

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