Recensione: Disconnected

Di Onirica - 17 Dicembre 2002 - 0:00
Disconnected
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Anno: 2000
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90

Il miracolo inciso in progressione e chiamato Fates Warning non si esaurisce con gli anni, nè con i numerosi imprevisti che hanno portato la formazione originale a ridursi nella sostanza fondamentale dietro chitarra, batteria e microfono. Qualcuno sente parlare di eccessiva sperimentazione e mi consiglia di non acquistare, un gravissimo errore cari lettori: il disco qui preso in considerazione stravolge ogni mia aspettativa con sette tracce inaspettate piene di novità sensazionali nel più geniale stile Fates Warning. Del gruppo rimangono le fondamenta ovvero Matheos, Alder e Zonder, accompagnati anche questa volta da Kevin Moore alle tastiere (Dream Theater, oggi Chroma Key) e dal bassista ormai definitivo del gruppo Joey Vera. Frutto del genio artistico di un chitarrista d’eccezione, Disconnected rappresenta il laboratorio a disposizione di uno scienziato folle chiamato Jim Matheos, non più affiancato da una seconda chitarra e quindi necessariamente consapevole della padronanza del proprio strumento oltre che goloso di nuovi ingredienti con i quali aggiornare il vecchio repertorio una volta entrato nel nuovo millennio. Una ricetta incomprensibile per molti e soprattutto per coloro che non amano gli sviluppi sonori di un gruppo, ma signori questo si chiama prog: sapreste dare la giusta definizione del termine progresso? Spero di non essere frainteso perchè è progressivo tutto ciò che si evolve con il tempo senza modificare il proprio punto di partenza, e questo è quanto accade alla resa sonora dei Fates Warning: una mente gonfia di idee si scontra improvvisamente con il bisogno di una voce più aggressiva, un suono di chitarra particolarmente pronunciato, un basso onnipresente, il bisogno delle tastiere che l’unico Kevin Moore disponibile su questo pianeta può suonare.

La batteria di Zonder copre i buchi della strada percorsa contromano da sei corde ubriache, sfruttando il suono limpido e naturale registrato da Phil Magnotti. Matheos si affida al famoso Terry Brown (produttore dei Rush) e con la sua incisione lascia trasparire nel migliore dei modi l’affiatato feeling creatosi con il compagno di squadra dietro le pelli, un binomio inscindibile se ancora per molto si vorrà sentir parlare di Fates Warning. Ray Alder si conferma uno dei migliori singer mai esistiti con un pulito impeccabile ed emozionante, le note di cui s’impadronisce non sono altissime ma anche le più semplici tonalità saranno difficilmente imitabili in confronto all’originale. Trovo qualcosa di stupendo in questa voce, qualcosa di indescrivibile nascosto forse dietro la sua apparente semplicità.

Non è semplice decidere di descrivere una traccia piuttosto che un’altra soprattutto in questo caso dove l’imbarazzo della scelta è dei più crudeli. Escludo le parti atmosferiche che scandiscono le atmosfere della titletrack Disconnected perchè in effetti non possono essere considerate come brani propriamente detti (ascoltate e capirete il perchè). Fra le rimanenti citerò la rappresentativa Still Remains, una buona occasione per ricredervi se ancora siete convinti che il buon progressive metal sia scomparso con la prima metà degli anni novanta. Musica e parole di Jim Matheos per uno dei brani che classificherei tra i migliori pezzi progressive mai scritti: un’introduzione disarmante ospita la voce filtrata del nostro frontman, il suono di un basso che non ha molto entusiasmato fino a questo momento sembra svegliarsi da un lungo sonno con un timbro quasi ipnotico, chitarra e batteria aprono il pesante sipario color porpora con l’aiuto di uno svavillante Kevin Moore. Sedici minuti indiavolati e contro qualsiasi legge che regoli il tempo, riflettono sui dolori che le capacità mnestiche di un uomo possono provocare; si avvicina la fine quando Jim è abbracciato dalla sua genialità in un lento assolo da brivido, serio ed instancabile all’ascolto nonostante la durata di quasi quattro minuti. Le liriche tornano sui passi iniziali ed è la fine. Questo disco è da avere assolutamente.

Andrea’Onirica’Perdichizzi

TrackList:

1. Disconnected part 1
2. One
3. So
4. Pieces Of Me
5. Something From Nothing
6. Still Remains
7. Disconnected part 2

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