Recensione: Distant Encounters

Di Fabio Vellata - 13 Settembre 2009 - 0:00
Distant Encounters
Band: Optimystical
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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65

Un nuovo salto in Svezia, terra straripante di musica rock, per conoscere la proposta degli Optimystical, composita project band assemblata attorno alla figura di Robin Vagh, chitarrista non del tutto sconosciuto al circuito melodico, in virtù di numerose collaborazioni e di un paio d’album pubblicati con l’omonima band Vagh all’inizio del decennio in corso.

Incorniciato da una copertina suggestiva, che sin dai colori potrebbe suggerire una qualche derivazione power prog, l’esordio del gruppo nordico è invece saldamente ancorato allo stile più tipico dell’AOR vecchio stampo.
Grande profusione di melodie quindi, un’attenzione particolare per il lato “morbido” delle composizioni, cadenze mai troppo sostenute e qualche tocco di classe strumentale a condire il menù.
Aiutati da una percepibile atmosfera di fondo, che non si appoggia alla classica solarità del genere ma predilige un approccio talora più intimista e meditato – quasi autunnale, forzando la metafora – l’intento degli Optimystical sarebbe senza alcun dubbio da premiare, se non fosse per un paio di difetti decisamente evidenti che si rivelano in buona parte la causa di una valutazione non del tutto entusiastica.

Paga dazio alle nuove tecnologie, una produzione disomogenea e talvolta poco brillante, non sempre capace di fornire profondità e adeguata limpidezza ai brani, penalizzando, ad esempio, il suono della batteria, troppo spesso annegata dal resto degli strumenti. Ma è soprattutto il songwriting in senso stretto a lasciare, di quando in quando, qualche dubbio sulla propria efficacia.
Ben impostato e foriero di spunti interessanti nelle tracce iniziali, tra cui spiccano indubbiamente le piacevoli “Happen”, “Sunburst in Midnight” e “Face In The Window” (canzoni che al sottoscritto hanno riportato alla memoria i misconosciuti Damned Nation, oltre che nomi noti come quelli di Bonfire, Ten e, in minima parte, Brother Firetribe), il disco si perde poi in una serie di passaggi a vuoto insipidi e all’insegna della banalità, caratterizzati in particolare, da strofe troppo ripetitive e reiterate (caso specifico della lunga e mediocre “The Unexpected”) o da una piattezza latente che non aiuta a mantenere alta l’attenzione nell’arco dell’intero brano, come ben chiaro nella modesta “The Storm”.

Sono da elogiare ad ogni modo, i due cantanti coinvolti nel progetto, Jonas Blum e Ronnie Hagstedt, tra le note più positive di “Distant Encounters” e non va comunque taciuto il valore, tutto sommato, dignitoso di un platter che avrebbe di certo potuto essere migliore, ma che riesce in ogni modo a mettere a segno qualcosa di buono grazie ad una manciata di canzoni piuttosto riuscite.

Qualche filler di troppo, causa di un panorama qualitativo altalenante, non consente alla prima fatica degli Optimystical di spiccare il volo verso le fasce più alte della categoria, rendendo l’album preda per soli grandissimi estimatori del genere in ogni sua manifestazione.

In due parole: un debutto accettabile ma non essenziale.

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Tracklist:

01. Sunburst In The Midnight
02. Happen
03. Outcast
04. Tonite
05. Startide Rising
06. Face In The Window
07. Lost Horizon
08. In Our World
09. Jennifer
10. The Unexpected
11. The Storm
12. I Go Blind

Line Up:

Robin Vagh – Chitarre / Tastiera
Anders Rosell – Batteria
Christian Muhr – Batteria
Magnus Frid – Batteria
Jan-Ake Jonsson – Basso
Johan Sjoberg – Basso / Tastiere
Per Broddesson – Chitarra
Fredrik Fencke – Chitarra
Mikael Laver – Chitarra
Tom Rask – Tastiere
Ronnie Hagstedt – Voce
Jonas Blum – Voce

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