Recensione: Do You Wanna Start A War

Di Stefano Burini - 25 Settembre 2014 - 0:01
Do You Wanna Start A War
Band: Fozzy
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2014
Nazione:
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70

Avere una superstar come Chris Jericho (wrestler, attore e showman a tutto tondo) tra le proprie fila aiuterebbe di certo qualsiasi band ad ottenere una visibilità altrimenti difficilmente raggiungibile. D’altro canto, è proprio la presenza di un personaggio così eclettico (e forse anche un po’ ruffiano e opportunista, diranno i più malevoli) a far sì che, dopo quattordici anni di vita e ben sei album pubblicati, i Fozzy non siano ancora riusciti nell’obiettivo di essere presi sul serio dall’audience metallica.
 
Eppure, ascoltando il nuovo “Do You Wanna Start A War” (per quanto il discorso possa essere tranquillamente esteso al precedente “Sin And Bones”), pare lecito affermare che i Fozzy abbiano tutte –  o quasi – le carte in regola per riuscire a sfondare definitivamente. Dal punto di vista strumentale nulla da eccepire: Rich Ward e Frank Fontsere (ex Stuck Mojo), Paul Di Leo (Nena, Adrenaline Mob) e Billy Grey costituiscono, infatti, una formazione di sicura resa e grande esperienza, in grado di fornire un tiro rimarchevole a tutte le canzoni in scaletta. D’altro canto lo stesso Chris Jericho, pur non potendo vantare le doti vocali di Myles Kennedy o di Brent Smith, se la cava in maniera assolutamente egregia, non apparendo mai in alcun modo improvvisato o dilettantesco. Dal punto di vista dei contenuti, infine, pur senza lasciar da parte il grande – e mai nascosto – debito d’ispirazione nei confronti dell’hard ‘n’ heavy più classico, stavolta è il metal più moderno, groovy e alternativo ad avere la meglio. 
 
Manco a dirlo, “Do You Wanna Start A War” parte come una bomba con uno dei migliori pezzi in scaletta: grande tiro, riff travolgente e ritornello semplicemente perfetto. Non da meno la successiva “Bad Tattoo”, scorrevole e divertente, e la spettacolare “Lights Go Out”, nella quale i Fozzy vanno a rivisitare con successo il groove danzereccio tipico dei Nickelback del post Mutt Lange. Decisamente valida anche la ballata “Died With You”, molto Shinedown, mentre la successiva “Tonight” (non a caso scelta per l’ospitata di Michael Starr degli Steel Panther) propone una sorta di versione 2.0 di certo glam anni ’80, piacevole ma forse non del tutto a tema. Tornano, poi, i riffoni stoppati e fa capolino addirittura un growl di marca *core nella tostissima “Brides Of Fire”, sicuramente più adatta alle caratteristiche (e alle qualità) dei Fozzy e non a caso più riuscita, ma è con la seguente “One Crazed Anarchist” che incrociamo l’altra top track in scaletta, sorretta dall’ennesima costruzione melodica praticamente perfetta.
 
Da qui in avanti si ravvisa un certo calo di ispirazione che, unitamente ad una eccessiva tendenza a mischiare fin troppo le carte, impedisce a “Do You Wanna Start A War” di fare il salto di qualità definitivo. Male, infatti, le troppo pop-oriented “Unstoppable” e “ SOS” (cover degli ABBA), mentre provano (con alterne fortune) a risollevare le sorti di un lato B per ora un po’ sottotono, la disunita “Scarecrow”, sì robusta ma al tirar delle somme non del tutto centrata, e le più che buone “No Good Way” e “Witchery” di nuovo a cavallo tra hard ‘n’ heavy, groove metal e fascinazioni *core.
 
Non rivoluzionano la musica (ma nemmeno si prefiggono di farlo, NdR), i Fozzy; eppure, a sentire buona parte delle canzoni contenute nell’ultimo album, dimostrano di fare decisamente sul serio. C’è ancora qualcosa da limare, come per esempio l’eccessiva quantità di carne (leggi: generi) al fuoco o la scarsa ispirazione di un paio di episodi; d’altro canto, se tutte le canzoni fossero del livello della title track, di “Lights Go Out” o di “One Crazed Anarchist” staremmo parlando di un album qualitativamente in grado di competere con i migliori della categoria. Avanti così.

Stefano Burini
 

 

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