Recensione: Documentaries Of Dementia

Di Vittorio Sabelli - 10 Luglio 2013 - 16:55
Documentaries Of Dementia
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2013
Nazione:
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77

 

Necrotic Disgorgement: non pervenuti!

 

O perlomeno solo notizie frammentarie dal loro primo “Suffocated In Shrinkwarp” (datato 2004), dopodiché uno split del 2009 e un demo dello scorso anno che ci metteva in guardia su un possibile ritorno in pista del quintetto di Columbus (Ohio). E se una label come Comatose Music, capace di tenere sotto la propria ala band come Antropofagus e Dehumanized, attende questo lasso di tempo, più di un motivo deve esserci. O quantomeno ci predispone positivamente ad affrontare “Documentaries Of Dementia“. E vedremo che le premesse non sono sbagliate, perché il quintetto sfodera un disco in completa simbiosi con il loro credo, fatto di splatter, di sbudellamenti e di tutto ciò che i Cannibal Corpse narravano due decadi fa. Il tutto ampliato da contorni per “amanti del genere” e in primis da una copertina censurata da diversi social network che porta la firma madrilena dei Phlegeton Studio dell’omonimo leader degli Wormed, autori dello psicotico Exodromos. Attenendosi in pieno ai canoni del lato più estremo del metallo, i Nostri centrano un disco stilisticamente e tecnicamente perfetto, con una produzione che esalta la sua brutalità, ma che, come vedremo, si apre a soluzioni non sempre insite nel genere, come melodia e altri espedienti.
 
Intanto i tre minuti iniziali di “Intronitiation” sembrano far scorrere lentamente i suoi secondi con l’ansia che qualcosa di veramente terribile stia per accadere. E, in effetti, la vera presentazione “Pincushion Pussy” è di quelle che non può lasciare indifferenti, la band spezza le gambe, soprattutto con il drummer Trecazzi, che si dimostra abile non solo come macchina da guerra, ma anche a gestire ottimi stacchi e uno slow che lancia un solo di chitarra melodico. Ottima la contrapposizione tra la ritmica sfrenata e le chitarre melodiche nel riffing in “Conceived for Incest”, così come le sezioni di “Postmortem Fluid Evacuation” che alternano blast serratissimi con slow-tempo in cui il doppio pedale di Trecazzi diventa una mitragliatrice impazzita.
Da queste prime battute troviamo tutti gli elementi di cui necessita un disco brutal, con il fattore melodico che spesso risalta tra i brani. “Crack Whore Compost” si presenta nuovamente spietata, ma sul più bello e quando meno te lo aspetti spunta un ritornello vero e proprio prima di lasciar spazio a un ottimo solo di chitarra. E ancora i soli melodici e la ritmica (sotto possenti blast) si danno battaglia, ma le harsh di Vokills noncuranti del duello si adeguano a tutti i cambi di tempo su “Anal Trauma”, mentre gli stacchi e la poliritmia con tanto di colpi di fucile finali di “Grotesque Skeletal Reconstruction” sono segnali di un’evidente instabilità da parte del combo americano. Vokills disegna ritmiche improbabili con il suo growl, toccando frequenze d’oltretomba in “Defecation Delicacy”, da menzione speciale sia per il titolo sia per l’asfissiante parte finale. “Icepick Ear Sodomy” lascia perplessi per la sua inconsueta durata, considerando il genere, ma non c’è tempo per pensarlo che si snoda sui sei minuti in maniera naturale e variegata dove ancora la melodia riesce a venir fuori nella sezione soli. Sulla stessa linea la conclusiva “He Wears the Flesh”, dettata dagli sweep’n’picking iniziali delle asce di Deskins e Tipton e da un 6/8 di provenienza old-school, subito destrutturato dalla travolgente potenza di Trecazzi, che va a chiudere in bellezza un disco stilisticamente perfetto.
 
Grandissimo rientro in scena da parte dei Necrotic Disgorgement, che dimostrano non solo muscoli, ma tanta testa e creatività, messa al servizio di un disco a primo impatto ostico, come solo le ottime releases brutal sono capaci, e solo dopo diversi ascolti s’intravedono speranze che lasciano degustare al meglio i quaranta minuti di “Documentaries Of Dementia”. 

 

Vittorio “Dark Side” Sabelli

 

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