Recensione: Don’t Wake Futility

Di Alessandro Calvi - 14 Luglio 2007 - 0:00
Don’t Wake Futility
Band: W.E.B.
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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80

Presentati spesso in rete come una delle nuove band più promettenti provenienti dalla penisola ellenica, i W.E.B. si mostrano finalmente a noi con questo loro album d’esordio intitolato “Don’t Wake Futility”. Personalmente devo ammettere di essere sempre un po’ scettico quando leggo recensioni entusiastiche di qualche nuovo gruppo sconosciuto e spesso penso subito a qualche abile operazione commerciale. Passaggio logico che ancor più spesso viene confermato da secondi album inascoltabili o addirittura mai realizzati. Come si suol dire: “a pensar male si fa peccato… ma di solito ci si prende”. In questo caso però mi son sbagliato ed è stato un piacere doverlo constatare ascoltando il cd.

La proposta musicale dei W.E.B. non è facilmente etichettabile dato che riesce ad incamerare dentro di se suggestioni da generi molto diversi tra loro. Il tutto inoltre amalgamato in maniera sempre convincente e mai noiosa. Un sound interessante e ricercato senza risultare ostico e anzi apprezzabile fin dal primo ascolto, ma in grado di regalare piacevoli sorprese anche dopo svariati passaggi nel lettore.
Il cd si apre con “Embracing Darkness”, aperta da una intro strumentale e d’atmosfera che poi sfocia in una batteria in doppia cassa accompagnata da chitarre velocissime e una voce che gioca spesso sulla cacofonia con vari passaggi sovrapposti. La velocità e la violenza lasciano spazio verso la metà a un lungo momento di pianoforte, violini e suoni di onde che si rifrangono sulla spiaggia. Il ritorno di chitarre, basso e batteria è poi contraddistinto da un arrangiamento molto epico.
Solo in questo primo pezzo troviamo black, death, doom, gothic e anche assoli di chiaro sapore classic. Il tutto mixato in maniera talmente sapiente da dare origine a un sound che risulta unico e soprattutto che non fa assolutamente pesare i quasi otto minuti di durata del brano.
Si parte in maniera aggressiva anche con “Black Ghost” che presenta un ritornello decisamente accattivante, passaggi prog e una chiusura dal sound mediorientale che si fonde con la successiva “Ghost of Silence” quasi a comporre una canzone sola in cui compaiono anche dei pregevoli cori femminili.
Ogni brano risulta comunque diverso e uguale agli altri. Ognuno di essi presenta qualche elemento nuovo non presente negli altri, un sound o qualche passaggio o qualche spunto originale, che però si va a inserire perfettamente nella proposta musicale dei W.E.B., è, ad esempio il caso degli assoli chiaramente hard-rock di “Rust” o le voci filtrate e l’intro death-melodica di “Cockroach”, canzone che tra l’altro poi evolve verso passaggi doom per tornare al death solo nel finale.
Potrei andare avanti a lungo enumerando le influenze di questo disco, ma credo che sarebbe molto meglio lasciare qualche scoperta anche al pubblico, azzardo però la previsione che, a mio avviso, saran praticamente tutte di suo gradimento.

A mio avviso troviamo, in questo caso, una produzione pressoché perfetta per questo album. Non è certamente perfetta in generale, ma il sound e il modo in cui son stati resi gli strumenti risulta decisamente adeguato alla proposta musicale dei W.E.B., un disco, quindi, in cui mi è veramente difficile trovare delle pecche.

Per concludere i W.E.B. sfornano un esordio discografico di prim’ordine: vario, ispirato, originale, complesso, ma al contempo facilmente assimilabile e in grado di regalare nuove scoperte anche dopo svariati ascolti. La nostra speranza è che a questo primo album facciano seguito altri capitoli altrettanto validi che vadano a comporre una discografia di grande qualità.

Tracklist:
01 Embracing Darkness
02 Black Ghost
03 Ghost of Silence
04 Rust
05 Cockroach
06 Lunar Light
07 Frailty
08 Golden Ring
09 Futility’s Lullaby
10 Full of Sadness
11 Sorrow Means Madness

Alex “Engash-Krul” Calvi

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