Recensione: Dragonslayer

Di Stefano Ricetti - 21 Aprile 2009 - 0:00
Dragonslayer
Band: Dragonslayer
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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82

Gli Slayer che noi tutti oggi conosciamo nacquero in quel di Huntington Park (Los Angeles – California) nel 1981 e fin qui niente di nuovo. A rafforzare ulteriormente quella corrente di pensiero che ritiene che senza la Nwobhm probabilmente non saremmo qui oggi a discettare di HM, ci pensa la sempre attiva e prolifica label americana Shadow Kingdom Records, etichetta che scova chicche più che un cane da tartufo in quel del cuneese. I primi a utilizzare il monicker di “Assassino” furono gli Heavy Thunder, che si formarono nel 1978 nella fredda Inghilterra (Lancashire) con la seguente line-up: Dave Walker (voce), Phil Odins (chitarra), Steve Morgan (basso) e Gary Walker alla batteria.

A seguito di cambi nella line-up – entra il singer Tony Mamwell – nacquero appunto gli Slayer (1980) e gli anni immediatamente successivi furono caratterizzati dall’uscita di un pugno di demo di rarissima reperibilità fino al definitivo passaggio al nome Dragonslayer (1984), suggellato da un Ep. Seguono interminabili concerti caratterizzati da performance dalla discreta spettacolarità – i Nostri fanno uso di effetti pirotecnici – fino alla realizzazione dell’ennesimo demo, nel 1986. La possibilità di spuntare un contratto viene elusa, nonostante la popolarità crescente dei Dragonslayer, dal fatto che il combo inglese non si piega alla richiesta di assomigliare il più possibile ai Motley Crue, nonostante a livello di look a un certo punto della Loro carriera ci andassero molto vicino. La frustrazione per i mancanti riconoscimenti veri e tangibili fa sì che si prefiguri, inevitabile, la fine del gruppo, che infatti suona per l’ultima volta nell’estate del 1987 ad Ashfield Valley.                          

“Dragonslayer” contiene al proprio interno sedici pezzi, tratti rispettivamente dai demo del 1982 e 1986, più le tre tracce dell’Ep del 1984: I Want Your Life, Satan Is Free e Broken Hearts.

Il pezzo Slayer apre il disco alla maniera tipica degli anni Ottanta britannici: chitarre bene in evidenza, voce d’acciaio e una sana dose di epica primordiale come da manuale Nwobhm. Da buon gruppo nato nei Seventies non poteva mancare il richiamo a quella decade: Run Like Hell è lì a dimostrarlo, Blind Terror invece è sulla stessa linea di Iron Maiden periodo Di’Anno. Scommetto che i Twisted Sister prima di fare sold out al Madison Square Garden di New York più di un ascolto a I Want Your Life l’hanno dato, Satan Is Free è Judas Priest primitivi al 100% così come lo splendido affresco dal titolo Broken Hearts: magnetico tanto quanto le release più oscure del Sacerdote di Giuda da Birmingham. Da sottolineare la particolare timbrica di Tony Mamwell, un mix a cavallo fra il compianto Rhett Forrester dei Riot e Vince High dei Mythra, che conferisce alle canzoni fino a ora trattate le magia che solo le umide cantine di Sua Maestà sanno emanare. 

Hard Rock d’annata misto a r’n’r in Man In The Dark, lunghe cavalcate metalliche in Hammerhead mentre Lady Of The Night vibra come la versione elettrica di certi Jethro Tull. Se fino a questo momento la qualità del suono si è mantenuta su livelli assolutamente invidiabili, viste le premesse, da Rock With Me fino a Catch Me la caduta è inesorabile – ma sempre su livelli accettabili, degna di pubblicazione e non da presa in giro -, nonostante i pezzi siano tratti dal demo più recente, quello del 1986! Il songwriting dei Nostri schiaccia l’occhio all’America (quella dei Riot) e risulta un poco più digeribile nei bridge pur mantenendo la tradizionale ossatura British, soprattutto per via della tonalità del singer, nella fattispecie molto vicina a Rob Halford: agghiaccianti le urla in Satan’s Soldier. Chiusura a la Breakin’ The Law in Catch Me, per via del riffing.                 

Il booklet significa una gustosa chicca per gli appassionati del Metallo di difficile reperibilità e appeal commerciale: dieci pagine – esclusa copertina e retro – con tutti i testi dei brani, foto assortite le più disparate – si parte dalle immagini simil Black Sabbath fino ad arrivare a quelle in stile Wrathchild (Uk) passando per altre nelle quali i Dragonslayer paiono il tipico gruppo Thrash agli esordi – e, per finire, riporta la copertina sbiadita di uno dei demo d’antan.          

Perché i Dragonslayer non ce l’abbiano fatta rimane uno dei misteri irrisolti della Nwobhm, questa è l’occasione postuma per dar loro una chance, anche se ormai fuori tempo massimo.

Stefano “Steven Rich” Ricetti

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Tracklist:
1. The Slayer  
2. Run Like Hell 
3. Blind Terror 
4. I Want Your Life 
5. Satan Is Free  
6. Broken Hearts  
7. Man In The Dark  
8. Hammerhead  
9. Lady Of The Night  
10. Rock With Me  
11. Lies In Your Eyes 
12. Dragon Drums  
13. The Hunger  
14. Satan’s Soldiers  
15. The Battle Is On  
16. Catch Me  

Line-up:
Tony Mamwell – Vocals
Phil Odins – Guitars
Steve Morgan – Bass
Dave Philips – Drums
Bob Carol – Drums

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