Recensione: Dysperium

Di Nicola Furlan - 16 Dicembre 2010 - 0:00
Dysperium
Band: Dysperium
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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74

L’omonimo debutto discografico dei Dysperium è quanto di meglio una band esordiente possa presentare agli amanti dell’oscuro per ben figurare nello sconfinato panorama del metal estremo. Il gruppo, proveniente dall’Oregon, si presenta al pubblico supportato da un’etichetta semisconosciuta di grande rispetto, una di quelle in grado d’attirare l’attenzione per cura e sensibilità nello scegliere i nomi vincenti del proprio roster. Frostscald Records sta infatti individuando sul mercato attraenti realtà musicali che danno a intendere quanto siano ancora appassionati i giovani musicisti dediti all’estremo.

“Dysperium” non è un disco prettamente black metal, sebbene la copertina lasci intendere il contrario. La musica che lo qualifica evoca ambienti oscuri, non necessariamente infernali e inquietanti, ma piuttosto innaturali, magici e impenetrabili così come proclamano i nove impersonali titoli di tracklist. L’anima del duo statunitense è trasposta in suono da occorrenze d’ossessività, di profonda disperazione e rassegnazione. Tali turbamenti sono comunicati all’ascoltatore grazie a composizioni contraddistinte ora da momenti ritmici gravi, rallentati, quasi tendenti al doom e ora da raffinati intrecci acustici dal gusto folk.
Un folk oscuro, arpeggiato, disperato, angoscioso che si prostra dinnanzi all’infinita oscurità e perdizione che avvinghia l’aurea dell’album. Qualche sferzata black metal qua e là riconsegna al disco un’inclinazione minacciosa e conferisce all’aspetto compositivo quel briciolo di dinamicità che non lo rende originale, ma gli permette d’esprimersi con maggior slancio e di glissare ogni potenziale accusa di boria.

Fortunatamente John Marshall e James Brown non hanno calcato la mano sulla produzione che promuove quindi settaggi minimali ‘come vecchia scuola insegna’. Tutte le imperfezioni che ne derivano enfatizzano un songwriting che si colora e prende vita tra sferzanti sibili di vento, fruscii di piante afflitte dal gelo, percezione di passi disorientati nel buio di una natura tanto affascinante quanto disumana.
Spendere ulteriori e dettagliate considerazioni sui singoli brani o cercar raffronti con nomi di colleghi più blasonati appare superfluo quando nessuno di questi nomi sarebbe in grado di fornire il benché minimo termine di paragone. È tutto troppo eterogeneo… Agalloch? Wyrd? Drudkh? Wolves in the Throne Room?… no, non me la sento di specificare, sarei fuorviante e, sopratutto, impreciso.
Se volete turbare i vostri sensi allora date una possibilità a “Dysperium”: stendetevi sul divano di casa vostra in una tarda serata d’inizio inverno, giù tutte le luci, finestra che dà sull’opaco cielo; accendete quindi una candela e lasciate partire il disco. Siete pronti per l’affliggente viaggio.

Nicola Furlan

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TRACKLIST:

01 I    
02 II    
03 III        
04 IV        
05 V        
06 VI        
07 VII        
08 VIII        
09 Interlude    

Formazione:
John Marshall – Drums, Percussion, Guitars
James Brown – Guitars, Vocals

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