Recensione: Dystopie

Di Davide Pontani - 15 Aprile 2016 - 10:42
Dystopia
Band: La Horde
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2016
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
75

Tornano a tre anni di distanza dal loro debutto discografico i francesi La Horde. Nonostante “Dystopia” sia soltanto la loro seconda release discografica, i membri del gruppo hanno alle spalle già tantissime esperienze in diversi progetti musicali che spaziano dal punk al metal, e questo spiega la versatilità della loro proposta.
Sul genere suonato dal gruppo si potrebbe aprire una discussione a parte: chi lo chiama crossover, chi thrashcore, chi hardcore thrash, ma spesso queste definizioni vogliono dire tutto e niente, perché quando parliamo di ibridi, come in questo caso, si rischia di gettare in un unico calderone i gruppi più disparati, che spesso hanno poco da spartire tra di loro. La proposta del combo francese è ben calibrata tra i due generi, e trovo che proprio questo equilibrio sia tra i punti di forza del loro lavoro, che è potenzialmente in grado di soddisfare tanto gli appassionati dell’hardcore quanto gli amanti del thrash metal.

Nei quattordici brani che compongono l’album convivono accelerazioni e sfuriate tipicamente hardcore, rallentamenti e riff d’impatto e robusti di scuola panteriana e una carica groove che non sfocia mai in aperture melodiche o clean vocal tipiche del metalcore, che è una tentazione molto forte per gruppi di questo genere. Le influenze sono quindi da ricondurre ai gruppi “thrashcore/crossover” classici, ovvero D.R.I, Suicidal Tendencies, Sacred Reich e Nuclear Assault, adeguatamente rivisitati e modernizzati, e svecchiati da una produzione pulita e potente e da una tecnica notevole. Una scelta stilistica di chiara matrice punk è quella di limitare gli assoli al minimo sindacale, così da rendere i brani più diretti e immediati. Il risultato è un hardcore thrash devastante e rabbioso, caratterizzato da continue accelerazioni e rallentamenti, parti tirate e parti groove, sempre in bilico tra classico e moderno.

La prima cosa che salta all’occhio è un artwork ben curato. In particolare ho trovato molto accattivante e ben disegnata la cover dell’album, che richiama il titolo nella rappresentazione di un oscuro futuro distopico e rispecchia il mood generale dei testi, i quali, pur non trattandosi di un concept album, vertono sempre su tematiche fantascientifiche.

Il compito di aprire le danze spetta a “Soleil Noir”, e la scelta è decisamente azzeccata. Il brano è un macigno, che si snoda tra accelerazioni e rallentamenti senza dare tregua alcuna all’ascoltatore, coinvolgendolo con riff sempre ispirati e un coro accattivante. Una peculiarità che non passa certo inosservata, è la scelta del cantato in lingua madre. Onestamente ero molto dubbioso in merito, convinto che il francese fosse una lingua troppo “delicata” per questo genere, ma sono stato subito smentito perché si adatta alla perfezione alla proposta musicale senza far rimpiangere il tipico idioma anglofono.

Più che altro è il cantato di Frank Laprévotte a risultare un po’ monocorde, e alla lunga può effettivamente stancare. Ma del resto anche questa è una caratteristica del loro lato più hardcore. ”Nous Savions” è un pezzo più cadenzato, costruito su riff che ricordano i migliori Pantera. Ottimo il lavoro di Thomas Das Neves dietro la batteria, che risulta corposa e dinamica anche durante i momenti più lenti. Una vera piovra che piazza sempre il fill giusto al momento giusto, evitando così un’eccessiva staticità del brano. “Dernier Souffle” continua a pestare duro pur avendo un ottimo groove e un chorus ancora una volta azzeccato. “Ravage” ci offre il primo assolo dell’album, che ha un sapore inaspettatamente post-rock.
Interessante come gli assoli siano pochi e sempre diversissimi tra loro, dimostrando la capacità di Matthieu Morand di spaziare tra registri musicali diversi. Ciò non può che impreziosire ulteriormente le composizioni del gruppo. “Coma” è giocata tutto sul groove, e in particolare ha un coro trascinante che si stampa in testa sin dal primo ascolto e che vi ritroverete a canticchiare senza neanche accorgervene. Con “Le Monde Inverti” si chiude la prima parte dell’album, nel senso che fino a qui i brani, come abbiamo visto, hanno tutti caratteristiche simili.

Da qui in poi invece l’album si fa più variegato, inoltre in questa seconda parte i ritmi si alzano sensibilmente. A fare da spartiacque è “Immortel”, che non può non ricordare nella struttura “This Love” dei Pantera, infatti il brano si apre con un arpeggio melodico e un cantato quasi sussurrato, per poi esplodere nel ritornello e cambiare di nuovo ritmo nel finale accelerando vorticosamente. Con “Chan Chan” siamo su territori più thrash metal. Da segnalare l’assolo caratterizzato da un uso esagerato di effetto wah. In questa ultima parte troviamo anche due schegge impazzite di puro hardcore punk, ovvero “Tony”, che poggia sul più classico dei giri di basso punk, e “Solitaire”, entrambe sotto la durata dei due minuti. Con “Les pionners du chaos” tornano in mente ancora una volta i Pantera, mentre “Resignè” è forse il pezzo più atipico del lotto: apertura al fulmicotone, caratterizzata da un uptempo tiratissimo che sfocia in un coro mosh, per poi lasciare spazio ad un assolo funky di basso in slap del bravissimo Etienne Richefort. Chiude l’album un brano completamente strumentaleche alterna oscuri arpeggi che ricordano quelli dei vecchi Testament a riff di matrice thrash.

In sostanza ci troviamo di fronte ad un ottimo lavoro, l’esperienza dei musicisti si sente tutta sia a livello di tecnica che di songwriting, infatti i LaHorde sono riusciti a produrre un disco fresco e ben suonato, che non presenta mai cali di tono durante tutta la sua durata, complice anche una produzione pulita e potente. La carica e l’energia sprigionate da questi francesi è notevole, e se dalla musica cercate una valvola di sfogo questo disco farà certamente al caso vostro. Se siete dei puristi del thrash potreste storcere il naso di fronte la proposta del gruppo ma il mio consiglio è di provare a dargli comunque una possibilità, potreste rimanerne piacevolmente colpiti perché tecnica, idee ed esperienza ai “La Horde” non mancano di certo.

Davide Pontani

 

Ultimi album di La Horde

Band: La Horde
Genere: Thrash 
Anno: 2016
75