Recensione: Eagleution- A Tribute to Saxon

Di Matteo Lavazza - 9 Marzo 2005 - 0:00
Eagleution- A Tribute to Saxon
Band: AA. VV.
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Anno: 2005
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70

La piccola ma combattiva label tedesca Remedy ha mobilitato tutto il suo roster per rendere il giusto omaggio ai primi 25 anni di carriera dei Saxon, un gruppo fondamentale nella storia del Metal, a cui forse non è mai stato dato il giusto peso.
La partenza è affidata ai solidi Stormwarrior, che propongono una versione di “Power and the Glory” molto fedele all’originale, mentre a seguire i Torment cercano qualche piccola variazione su “Denim & Leather”, resa più aggressiva dell’originale soprattutto a livello vocale, vista la voce roca del cantante, e proprio questo sarà il filo conduttore di tutto il disco, che si divide appunto tra chi preferisce rifare le storiche canzoni in maniera molto fedele alle versioni originali echi, invece, cerca di imprimere comunque il proprio marchio sui brani.
I Paragon con “20000 Feet” fanno parte della schiera di chi va sul sicuro, senza cercare variazioni su una canzone già perfettamente riuscita, mentre stupisce che anche i V8 Wankers, gruppo piuttosto punkeggiante, resti fedele, tranne che a livello di voce, alla mitica “Wheels of Steel”.
I Twisted Tower Dire, a mio parere uno dei migliori gruppi classic metal americani al momento, pur senza grosse variazioni riesce ad imprimere il proprio marchio su “Warrior”, grazie alla particolarità del loro suono e delle loro ritmiche, al contrario dei Breaker che propongono una versione di “To Hell and Back Again” esattamente identica in tutto e per tutto all’originale.
I Dark Age invece cercano di stravolgere “Heavy Metal Thunder”, ma la loro rivisitazione in una chiave ai limiti del nu non mi ha per nulla convinto, così come non mi ha per niente colpito “Solid Ball of Rock” ad opera dei Perzonal War, autori di una prestazione che mi è sembrata piuttosto scialba e senza mordente, stesso discorso lo potrei fare per “Burning Wheels of Fire” eseguita dai Predator, forse più energica del pezzo precedente, ma di sicuro non all’altezza.
Fortunatamente ci pensano i Seventh Son rialzare il livello di questo tribute album grazie a “Dallas 1 pm” resa in maniera molto fedele, soprattutto a livello vocale lo sforzo di non far rimpiangere la versione Saxon è notevole,e direi anche ben riuscito.
I Division si cimentano invece in uno dei miei pezzi preferiti della band inglese, cioè “Princess of the Night”, resa anch’essa in maniera molto fedele ma molto gradevole, mentre i “Necronomicon” cercano di rendere “Machine Gun” un pezzo quasi Thrash, con risultati non del tutto disprezzabili, ma nemmeno particolarmente esaltanti, soprattutto a causa di un cantante dotato di un timbro vocale che proprio non mi piace, ma bisogna perlomeno ammirare il coraggio di chi prova a stravolgere, o perlomeno a dare un tocco personale, canzoni di un gruppo storico ed amato.
Gli Airbone si mettono alla prova sulla tutto sommato recente “Unleash the Beast”, ma anche loro vanno sul sicuro limitandosi a seguire alla lettera i dettami dei Saxon, mentre i Powergod si confermano ottima cover band con “Big Teaser”, resa in maniera sì fedele, ma anche riuscendo a mettere la propria personalità all’interno del pezzo.
Stupiscono i Goddess of Desire con “Dragon’s Lair”, visto lo stile della band mi sarei aspettato una versione molto minimale della canzone, che invece appare molto curata nonché coinvolgente, così come “Rainbow Theme-Frozen Rainbow” proposta dai Solitude, che anche grazie alla voce roca e cattiva del loro singer riescono a sfornare una versione molto interessante del pezzo.
La chiusura del promo in mio possesso è affidata ai Reviver,che propongono una “Fire in the Sky” decisamente energica, ed ai Twister, che al contrario danno in pasto agli ascoltatori una “Broken Heroes” resa in maniera molto blanda, nonostante una ballad si potesse ben adattare alla voce della cantante. Da segnalare che in vendita c’è anche una versione doppio cd che contiene altre 13 canzoni, di cui ovviamente non posso parlare non avendo avuto la possibilità di ascoltarle.
I suoni variano, come è lecito aspettarsi in una compilation, in maniera piuttosto evidente da un gruppo all’altro, anche se bisogna ammettere che la maggior parte dei gruppi può usufruire di una buona resa.
Anche questo “Eagleution”, così come la maggior parte dei tributi, viaggia ad alti e bassi, ma tutto sommato si fa ascoltare con piacere, anche perchè per non far rendere bene le canzoni di un gruppo fantastico come i Saxon ce ne vuole, quando le basi sono queste tutto diventa più semplice, diamo ai Saxon ciò che gli spetta.
 

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