Recensione: Eat Me

Di Carlo Passa - 24 Giugno 2016 - 9:00
Eat Me
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2016
Nazione:
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75

Settimo album per The Last Vegas di Chicago (benché Whatever Gets You Off del 2009 sia sostanzialmente una riproposizione di The Last Vegas dell’anno precedente). La musica non cambia più di tanto rispetto a quello che potreste attendervi da chi è cresciuto sotto l’egida di Nikki Sixx: sleazy, glam rock senza fronzoli ma non inutilmente selvaggio, figlio di una grande passione per la seconda metà degli anni ottanta losangelini, indiscutibilmente il periodo d’oro del genere.
Un pregio dei The Last Vegas, forse ulteriormente valorizzato in questo Eat Me, è l’ottima capacità di risultare contemporanei nonostante suonino un genere decisamente datato, anche se mai del tutto caduto in disgrazia. La voce tagliente, delicatamente roca e pure un po’ alcolica di Chad Cherry contribuisce in larga parte all’atmosfera malata veicolata da Eat Me e perfettamente adatta alla musica del quintetto.
Si prenda la canzone d’apertura (e singolo) Bloodthirsty, che si pone lungo un ideale (e piacevolissimo) confine tra i primi Guns n’ Roses (per riffing) e i seminali Faster Pussycat (per attitudine), esattamente come la successiva Here We Go Again: e sembra di essere tornati al Cathouse.
Universe & You è un mid-tempo ossessivo che sorregge una bella linea melodica con un piglio molto personale.
Pur non brillando, Hot Fudge sorprende grazie a un groove notevole, che denota la totale maturità dei The Last Vegas.
Along For The Ride vive di Led Zeppelin e li fa incontrare con i The Throbs. Una sorta di sitar claudicante e un charleston continuamente aperto accompagnano l’orientaleggiare strascicato di un pezzo che andrebbe goduto al meglio solo nell’incompleta lucidità mentale.
Voodoo Woman richiama gli Aerosmith, riuscendo a non sfigurare, grazie soprattutto a suoni distintivi e a un Chad Cherry perfettamente nella parte del cantante maledetto.
Love’s Got Nothing On Me è una stralunata ballad di qualità, un po’ Cinderella, un po’ Babylon AD, ma anche un po’ Quireboys. Insomma, avete capito: un pezzo da fine serata sul Sunset Strip, mente albeggia, le orecchie fischiano e i pantaloni di pelle ti vanno stretti.
Hard To Get Over (You’re So) vuole essere un inno e ci riesce pure, mentre gli LA Guns si affacciano alla porta dei modelli in To Be Treated, che però non regge il confronto più di tanto.
Si rallenta ancora una volta con il malato lamento della bella Anything It Takes, mentre la conclusiva From Hell è un’accozzaglia piuttosto informe di suoni stralunati che, in vero, non arrivano da nessuna parte.
Nel complesso, Eat Me è un bel disco. Certo, se vi piacciono i Behemoth potreste usarlo come sottobicchiere; se invece amate lo sleazy glam e rimpiangete gli anni decadenti che precedettero la sbornia grunge, potrebbe fare per voi. I The Last Vegas sono sufficientemente in gamba da non far sentire la distanza che corre tra sé e i propri modelli di riferimento. Ma, forse, non è tanto merito loro quanto di un genere che regge inaspettatamente bene alla prova degli anni.

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