Recensione: Echoes of the Tortured

Di Daniele D'Adamo - 7 Agosto 2016 - 18:41
Echoes of the Tortured
Band: Sinsaenum
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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78

Nuovo progetto in casa death metal.

Si tratta dei Sinsaenum, super-gruppo formato quest’anno dal chitarrista / bassista Frédéric Leclercq (Dragonforce, Menace, …) assieme all’ex batterista degli Slipknot Joey Jordison. I quali, giusto per far capire che di roba seria si tratta, hanno unito a sé altri Campioni come Sean Zatorsky (Dååth) e Attila Csihar (Gravetemple, Mayhem, Tormentor, …) alla voce, Stéphane Buriez (Loudblast, …) alla chitarra, e infine Heimoth (Decrepit Spectre, Seth, …) al basso.

E il risultato, ovviamente, si sente.

Non per altro ma perché i Sinsaenum sono, prima di tutto, una vera band. Non si tratta della solita accolita di musicisti bravissimi che, non sapendo che fare per arrotondare, si mettono assieme per redigere un b-project raffazzonato e privo di alcun senso. “Echoes of the Tortured”, invece, di senso ne ha, e anche parecchio. Prima di tutto perché l’album stesso fissa, a fuoco, lo stato dell’arte in materia di death metal moderno. Non ci sono commistioni, contraffazioni, adulterazioni: i Sinsaenum fanno solo e soltanto death metal. Non una virgola di più, non una virgola di meno. Attuale, allineato al 2016, up to date.

Niente old school et similia. Niente technical. Niente cyber. Solo deah metal. Fottuto death metal.

Certo, “Echoes of the Tortured” è pieno zeppo d’intermezzi ambient ma si tratta solo di accessori, di stacchi, d’inserimenti d’atmosfera (‘March’, ‘Redemption’). Le song vere e proprie non seguono questi segmenti a volte anche orrorifici (‘Lullaby’), risultando una per l’altra identificatrici di uno stile durissimo, cattivo, aggressivo, roccioso, granitico. Ma anche capace di volare oltre Mach 1 grazie all’incredibile drumming di Jordison, fenomenale batterista in grado di fare ciò che vuole, con il drum-kit, con una precisione e una pulizia eccezionale, anche in occasioni dei più devastanti dei blast-beats (‘Inverted Cross’).

Tuttavia, sarebbe appunto ingeneroso prendere in considerazione i Sinsaenum soltanto per il loro pedigree: il sestetto di Assi sa scrivere anche buone canzoni. Come l’anthemica, trascinante ‘Army of Chaos’. Sostanzialmente un inno al death metal e alle sue orde del caos. Mid-tempo, chorus semplice e diretto, da stampare nella parte interna della scatola cranica.

E il risultato complessivo è buono, poiché “Echoes of the Tortured” ha la sua anima, la sua forza interiore, la sua personalità. Le canzoni sono nettamente diverse l’una dall’altra ma seguono lo stesso filo conduttore, la stessa trama stilistica. Operazione già difficile per le formazioni in pianta stabile, probabilmente ancor di più per i super-ensemble come questo. Tuttavia, i Nostri, anche con questo particolare tutt’altro che insignificante, mostrano di voler fare sul serio. Di aver messo, cioè, la loro straordinaria competenza, esperienza e, ultimo ma non ultimo, talento, al servizio dei Sinsaenum. E non il viceversa.

Si spera in un prosieguo della pratica…

Daniele D’Adamo

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