Recensione: Eclipse

Di Daniele D'Adamo - 15 Febbraio 2019 - 16:53
Eclipse
Band: Diabolical
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2019
Nazione:
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85

Dopo ventun’anni di attività è il momento di dare alle stampe un nuovo full-length, per gli svedesi Diabolical. “Eclipse”, il quinto in carriera, è un concept-album il cui scopo è quello di riflettere sul lato oscuro dell’Umanità, costringendo conseguentemente l’ascoltatore a esplorare il lato più malvagio della propria personalità.

Premesse tenebrose, oscure, che si adattano alla perfezione al blackened death metal del combo nordeuropeo. Il quale, rispettando una tradizione consolidata per coloro che giungono dalle parti del Circolo Polare Artico, è assestato su livelli tecnico-artistici di assoluto valore, in grado quindi di lasciare un segno indelebile nelle buie lande del metal estremo.  

Colpisce subito, sin dall’opener-track ‘We Are Diabolical’, la presenza di un clamoroso coro a ben venti voci a supporto di una musica già di per se poderosa, aggiungendo potenza a potenza per un risultato finale eccelso; perfettamente calibrato nelle due componenti principali che strutturano le song del disco. Proprio ‘We Are Diabolical’, con il suo incedere maestoso, lascia scoperti i nervi per stuzzicarli con melodie formidabili, arcane, addirittura aliene, scatenanti mirabili visioni di astri perduti nell’immensità del Cosmo. 

Bravissimo Sverker “Widda” Widgren sia con il suo stentoreo growling, soffiato a pieni polmoni, miracolosamente adatto per un discorso così complesso come quello che porta a delineare un sound parecchio originale. Lo stile, sì, ecco, appunto. Benché il lavorio delle chitarre dello stesso Widgren e di Carl Stjärnlöv eseguano un compito allineato ai dettami del genere musicale più su citato, i Diabolical possiedono, e stavolta sì, finalmente, il famigerato quid in più. Un qualcosa che non è definibile esattamente, scientificamente, ma che rende “Eclipse” un album lontano dai soliti cliché in materia. Un qualcosa che proviene dai lembi più nascosti dell’anima, che il quartetto di Stoccolma riesce a materializzare per il piacere degli orecchi di chi ascolta. Anche un brano apparentemente ordinario come ‘Betrayal’, con il suo possente mid-tempo scava in profondità, lacera il cuore, scivola sulla soglia del sonno e quindi in quella dei sogni. 

Tracce come ‘Black Sun’, quindi, paiono nascere con naturalezza, con una spontaneità che solo chi è dotato di cospicuo talento compositivo riesce ad alimentare pressoché all’infinito. Proprio qui, il fantastico coro s’incastra in un’armonia fenomenale, da brividi sulla schiena, lacerando lo spazio e il tempo per andare a stamparsi chissà dove. Lontano o vicino non importa. Importa che s’infili nel cervello per scatenare emozioni che si potrebbero definire psicotrope, come se la musica dei Diabolical fosse una droga, innocua anzi salutare e benevola. Diabolical che eccellono anche quando spingono sul pedale dell’acceleratore (‘Failure’), sfondando la barriera dei blast-beats, sempre e comunque tenuti assieme dalla sicura mano anzi ugola di Widgren, implacabile in ogni occasione, dalle slow alle fast-song. 

Non potevano mancare e non mancano monumentali orchestrazioni, che riempiono le linee musicali di “Eclipse” così bene e così tanto da comprimerlo in una massa esagerata, quasi come fosse quella di un buco nero. Orchestrazioni e cori, binomio che, assieme all’energia deflagrante prodotta dalla strumentazione dei quattro cavalieri dell’Apocalisse, conducono a un trinomio e quindi a un sound che, rispetto alla media del genere, è almeno un passo in avanti. Ovviamente solo la grande perizia tecnica posseduta dai Nostri, ineccepibilmente prodotti, può consentire queste mirabili miscelazioni (‘Inception’). Con una continuità che, peraltro, dimostra una classe di livello internazionale: in “Eclipse” non ci sono vuoti, buchi, cali di tensione. Tutte le canzoni del platter, e si sottolinea tutte, sono allineate a uno standard di rilevante tecnica e creatività raggiungibili, nell’insieme, da pochi, attualmente. 

Con che, non si può che assegnare a “Eclipse” la palma della migliore opera in materia di blackened death metal del 2019. Sino a ora ma, probabilmente, anche da qui sino alla fine dell’anno.

Formidabili in tutto e per tutto, i Diabolical.

Daniele “dani66” D’Adamo

 

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