Recensione: Egod

Di Nicola Furlan - 21 Settembre 2010 - 0:00
Egod
Band: Sawthis
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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67

Abruzzesi d’origine, i Sawthis danno alla luce, dopo quattro anni dalla pubblicazione d’esordio, il secondo full-length intitolato “Egod”. Gli orientamenti stilistici verso cui converge la proposta del quintetto capitanato dal cantante Alessandro Falà sono fatti di groove metal e melodic death miscelati come tradizione svedese vuole, ovvero addolciti da quella accattivante melodia che ha fatto fortuna di tante band scandinave nate a metà anni novanta.

Verrebbe subito da pensare: in questi anni di prodotti del genere ne sono usciti a tonnellate; sarà la solita brodaglia surriscaldata. Non è così. Sono infatti molti gli indizi compositivi adottati per differenziare “Egod” dalla sterminata massa di produzioni che guardano con interesse agli stilemi concepiti dai vari In Flames (degli esordi), Dimension Zero, At the Gates e compagnia bella. Il perché è presto detto. I dieci pezzi non presentano strutture ripetitive e non sempre le ritmiche martellano alla ‘Blinded by Fear’, uno dei tanti manifesti (stra)copiati dalla scena musicale scandinava. Qui, tra le classiche sfuriate pulsanti battenti bandiera -core, vanno ad aggiungersi stacchi groove e post-thrash che valorizzano il prodotto facendo decadere ogni accusa di poca originalità. Scivolerò inevitabilmente in un’affermazione dettata, in parte, dal gusto personale, ma uno dei punti deboli di questo “Egod” sono le voci. Sia quelle pulite, sia quelle in growl, vanno poco d’accordo con un impatto musicale di tutto rispetto e dall’attitudine ‘progressiva’. Ed è proprio questa banale scontatezza e limitare la valutazione, perché compositivamente, come anticipato, questa seconda fatica di carriera rappresenta di fatto un grande passo avanti se rapportata ai contenuti dell’esordio targato 2006, “Fusion”. Passo in avanti anche dal punto di vista produttivo per mano di Paolo Ojetti, cantante dei connazionali Infernal Poetry e live sound engineer per artisti del calibro di Tony Martin, Steve Vai, Carl Palmer, L.A. Guns. La cura dei suoni permette agli stessi di emergere prepotentemente. Tale contributo rende il disco potente, valorizza ogni idea concepita in sala prove e, nel contempo, mette in evidenza il contributo di ogni strumento e degli arrangiamenti che sfumano bene e rendono idea dell’eterogeneità il songwriting.

E non sarà di certo qualche ritornello scontato a mettere in dubbio il fatto che la band è in crescita e sta gettando delle solida fondamenta per poter resistere agli urti di un mercato sempre più in balia dei venti della mediocrità e della sterilità compositiva. La strada intrapresa è quella giusta. Non resta che attendere la definita conferma.

Nicola Furlan

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Tracklist:
01. Mr. Zero
02. Act Of Sorrow
03. Barabba
04. Him_Mortality
05. A.B.Senses
06. Twonity
07. The Egod Teeth
08. I Hate You
09. Stain
10. Vanity

Formazione:
Alessandro Falà: Voce
Adriano Quaranta: Chitarra
Devis Ercole: Chitarra
Gaetano Ettorre: Basso
Michele ‘Rattlehead’ Melchiorre: batteria

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