Recensione: El Dorado Hotel

Di Francesco Maraglino - 11 Marzo 2012 - 0:00
El Dorado Hotel
Band: Lana Lane
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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83

A distanza di quattro anni dal precedente “Red Planet Boulevard”, la singer americana Lana Lane, una delle più grandi artiste in ambito di un genere in cui prog, rock sinfonico e melodico s’intrecciano mirabilmente, torna sul mercato regalando ai suoi sostenitori un nuovo full-length, intitolato “El Dorado Hotel”.

Non appena data un’occhiata alla press release, salta agli occhi ed incuriosisce la presenza, nella line-up, oltre che dell’immancabile produttore/tastierista/marito Erik Norlander, di diversi componenti della formazione degli Asia che, prima della reunion del quartetto “classico” Wetton/Downes/Palmer/Howe, ci aveva proposto l’ottimo “Silent Nation”, e che, in parte, va ancora in giro con il monicker Asia featuring John Payne. Tale circostanza non costituisce certo una mera casualità, visto che proprio Erik Norlander presidia i tasti d’avorio in tale configurazione “alternativa” della nota band prog/AOR.
In effetti, a tratti, “El Dorado Hotel” rimanda ai suoni di certi Asia, non disdegnando però slanci di natura blues e jazz, nonchè le immancabili immersioni in roboanti aperture sinfoniche ed in digressioni appena un po’ oscure e gotiche.
Su questo variegato tessuto sonoro, si staglia un instancabile gusto per la melodia, interpretata magistralmente dalla troneggiante voce di Lana Lane, ancora una volta titolare di una prestazione eccellente, potente e spesso anche sensuale, a sua agio tanto in discese ardite verso timbri profondi e raffinati tanto che nelle risalite verso vette hard rock, in un contesto comunque tendente ad un prog lineare e melodico.

“El Dorado Hotel” vede meno inciampi del predecessore in suoni sintetici e modaioli, anche se non resiste abbastanza, purtroppo, alla tentazione di filtrare la voce con effetti elettronici che fanno tanto – e fastidiosamente – “Cher anni Ottanta” (vedi “Believe”).
Tra i brani che preferiamo, si staglia a nostro avviso “Hotels”, bellissima ed emozionante ballata d’inarrivabile classe, nonché una delle canzoni più lineari della tracklist, insieme alla scorrevole “Moon God”, anch’essa ad alto tenore di armonia e melodia.
Tra le tracce esemplificative, invece, di un mood orientato a più intricate articolazioni progressive, la medaglia d’oro va ad “In Exile”. Il brano conclusivo del Cd, infatti, apre con piano e tastiere cui si aggiunge quindi la voce affascinante della Lane; successivamente il pezzo si snoda tra basso, batteria e tastiera jazzanti e chitarra ecletticamente al confine tra fusion e prog, ed infine si scioglie in solenni affreschi d’organo ed altre tastiere.

Ma pure l’opener “A Dream Full of Fire” (che ci accoglie con un’intro sinfonica e pomposa, per poi alternare fasi incalzanti ed intermezzi più quieti e sensuali, soprattutto per la passionalità della voce), si erge come uno dei momenti più espressivi dell’album.
La vicinanza a certi Asia, si cui si diceva più sopra, emerge, invece, nella già citata “Believe”, brano sospeso all’inizio, e quindi cadenzato e solenne, in “Maybe We’ll Meet Again”, midtempo dal ritornello catchy e nostalgico con apertura, intermezzi e riff di tastiere sinfoniche che ricordano il quartetto di “Silent Nation”, ed ancora nella piacevole, veloce “Gone are the Days”, contraddistinta dall’epico chorus.

“El Dorado Hotel” è completato da “El Dorado”, ingioiellata da tastiere inquietanti e chitarra acustica latineggiante, titolare di un mood sospeso ed evocativo, da “Life of the Party”, nervosa e dominata dalla chitarra elettrica, e da “Darkness Falls”, ballata decorata con tratti roboanti ed accessi sinfonici e da un assolo di chitarra dalle ascendenze “hackettiana”.
Tutti brani che danno ulteriore valore ad un full-length privo di riempitivi, e che non deluderà non solo i fans della Lane, ma anche chi gode all’ascolto delle opere di progetti e formazioni come Asia o Ayreon.

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Line-up:

Lana Lane – voce
Erik Norlander -tastiere, altre chitarre, basso e programmazione
John Payne – cori, mandolino
Mark McCrite – chitarra, basso, cori, programmazione
Bruce Bouillet – chitarre
Neil Citron – chitarre
Freddy DeMarco – chitarre
Guthrie Govan – chitarre
Don Schiff – NS/Stick
Mark Matthews – basso
Jay Schellen – batteria

Tracklist:

01. A Dream Full of Fire  
02. Maybe We’ll Meet Again
03. El Dorado  
04. Darkness Falls  
05. Hotels  
06. Believe  
07. Life of the Party  
08. Gone are the Days  
09. Moon God  
10. In Exile

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