Recensione: Electrify

Di Federico Mahmoud - 31 Gennaio 2008 - 0:00
Electrify
Band: Paradox
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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75

Questa è la storia di Charly Steinhauer. Uno che con il rock duro è sempre andato d’accordo, sin dall’adolescenza: AC/DC, Kiss, Motorhead e co. sono la colonna sonora dei pomeriggi trascorsi con Axel Blaha, batterista in erba che lo affianca nei primi approcci con lo strumento. I due condividono una lunga trafila nel circuito underground di Würzburg (Baviera), pur senza risultati eclatanti, finché non si decidono ad avviare una propria band: Paradox, anno di grazia 1986. Nonostante l’agguerrita concorrenza che minaccia dai confini amici, i Nostri bruciano le tappe con sconcertante tempismo: arruolati il chitarrista Markus Spyth e il bassista Roland Stahl, a luglio è presentata una demo-tape che fa traballare i vertici della Roadrunner; in autunno l’affare è cosa fatta. L’esordio, intitolato Product of Imagination, è un LP che gravita nell’orbita dei Metallica, ma la stampa è unanime nell’incensare di lodi quello che Metal Hammer definisce “il miglior debutto in Germania dall’uscita di Walls of Jericho” (Helloween, ndR). Il successivo Heresy conferma il gruppo tra le realtà più interessanti emerse con la seconda ondata speed / thrash tedesca.

Il giocattolo si rompe all’alba degli anni Novanta, non senza preavviso: la band è lacerata dai continui rimaneggiamenti in line-up e perde il treno per la consacrazione internazionale, annunciata con squilli di tromba. Il prematuro scioglimento assume i toni di una lunga pausa forzata quando, nella seconda metà del 1999, Charly e Kai Pasemann (già chitarrista nell’ultima incarnazione dei Paradox) si uniscono ai fratelli Holzwarth per riprendere il discorso interrotto. Seguono, tra i fatti degni di cronaca, un’applaudita esibizione sul palco del Wacken Open Air e, nel 2000, il lungamente atteso terzo album: Collision Course. Un autentico fulmine a ciel sereno in una scena inebetita dalla sbornia power metal, che deve ancora conoscere la stagione del revival thrash. Quello che vorrebbe (e dovrebbe) costituire il trampolino di (ri)lancio per il combo tedesco si trasforma invece nell’ennesimo capolinea: fallito il progetto di organizzare una tournée a supporto del disco (eccezion fatta per qualche apparizione estemporanea, tra cui lo show al Bang Your Head!!!), una dolorosa sequenza di lutti familiari costringe Charly al ritiro forzato; a completare il dramma, lo stesso Steinhauer deve combattere un’ostica patologia intestinale, che lo trascina più volte sotto i ferri.

Sono passati otto anni e Charly è tornato. Con un taglio più discreto, nuovi compagni d’avventura e la stessa passione che ha sempre riversato nella musica. La Sua musica. Quella che nel 2008, salvo imprevedibili epiloghi hollywoodiani, continuerà a guardare dal basso le vette del successo commerciale, soltanto sfiorato in passato. È il prezzo da pagare per un artista che ha sempre mantenuto un profilo integerrimo, avulso dal gioco degli opportunismi e delle mode di rapido consumo.

Electrify custodisce l’eredità degli illustri predecessori e si colloca a testa alta nella discografia dei Paradox. È un lavoro che non deluderà i fan, perché fa propri tutti gli elementi che da sempre caratterizzano la proposta della band: un articolato speed / thrash, ispirato alla frangia meno estremista originaria della Bay Area, che talvolta cede spazio a escursioni più tipicamente power, nell’accezione “tedesca” del termine; l’incrocio si fa apprezzare per il collaudato equilibrio tra melodia e aggressività, binomio che ricorre anche nel cantato di Charly Steinhauer. Nell’arco di cinquanta minuti abbondanti si alternano cavalcate di rara potenza a episodi più introspettivi, in cui trovano spazio influenze moderne: è il caso di Portrait in Grey, dalla spiccata vena melodica, o della power-ballad Cyberspace Romance, tappa di transizione verso l’avvincente title-track. Eccezionale l’opener Second Over Third By Force, showcase di riff al fulmicotone che lascia senza parole per intensità e precisione chirurgica; da applausi anche Monument (con un ritornello ben congegnato) e Infected, scelta non a caso come appetizer in prossimità del lancio.

Positivo il debutto della sezione ritmica KellerJahoda, che offre un robusto supporto alle scorribande chitarristiche del duo Steinhauer – Pasemann. L’ineccepibile prestazione dei singoli è corrisposta da una gamma di suoni cristallini, voluminosi, frutto del lavoro a quattro mani tra Charly Steinhauer e Jacob Hansen, padrone di casa negli omonimi Studios danesi.

Electrify è un prodotto genuino, che incarna fedelmente quello spirito di rivalsa che non ha mai abbandonato il suo creatore. Non è il capolavoro che rovescia le gerarchie, né la pietra miliare che traccia nuovi orizzonti, ma, più semplicemente, il figlio dell’onestà di un musicista che si dedica a quello che sa fare meglio. Risultato garantito e, di questi tempi, scusate se è poco.

Tieni duro, Charly.

Federico Mahmoud

Tracklist:
01 Second Over Third By Force
02 Paralyzed
03 Monument
04 Portrait in Grey
05 Hyperspeed Hallucinations
06 Bridge to Silence
07 Infected
08 Disconnected
09 Cyberspace Romance
10 Electrify

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