Recensione: Eliminator

Di Abbadon - 1 Settembre 2003 - 0:00
Eliminator
Band: ZZ Top
Etichetta:
Genere:
Anno: 1983
Nazione:
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90

Tra i generi musicali che hanno avuto una importanza fondamentale nello svilupparsi del rock, ma che allo stesso tempo sono stati molto sottovalutati se non addirittura bistrattati (almeno fuori dai loro luoghi di nascita), quello del Southern rock occupa davvero una posizione principesca. Nato alla fine degli anni 60, poco dopo quello che definiamo Hard Rock, questo stile musicale che mescolava elementi decisamente Hard ad altri sounds, quali ad esempio country, jazz, puro rock’n’roll eccetera, non ebbe mai un seguito esagerato, anzi, al di fuori della sua terra madre, gli Stati Uniti d’America. Eppure basterebbe sentire qualche pezzo di gruppi come Lynyrd Skynyrd o ZZ top per capire quanto valido ed accattivante sia stato questo movimento. Già, gli ZZ Top. Tra le prime band southern (sono texani) ad affacciarsi sulle scene, nel corso degli anni settanta e ottanta gli ZZ si sono guadagnati di diritto di essere visti (con i già citati Lynyrd Skynyrd ed altri) come i portabandiera della loro musica, e forse “Eliminator” è il disco che maggiormente evidenzia la “presa” e la grandezza del combo di Billy Gibbons (voce e chitarra), Dusty Hill (voce e basso) e Frank Beard (batteria). Eliminator è il nono disco di questo fantastico terzetto, ed è secondo chi vi scrive (nonché secondo molti altri) il miglior disco in assoluto della band, oltre che uno dei migliori dischi di tutto il panorama. Uscito nel 1983, ebbe subito un grande successo in USA, successo che si concretizzò con la vincita del disco di platino e con un gran giudizio di tutti gli estimatori.

Se vogliamo vedere Eliminator da un punto di vista puramente tecnico, analizzandone l’esecuzione, notiamo che non si tratta di un disco particolarmente ricco di chissà quali virtuosismi, schitarrate funamboliche eccetera, ma sin dalle primissime note si rimane intrappolati in una gabbia, gabbia dalla quale non si esce fino a che il lettore cd non si spegne per esaurimento del Cd stesso. Anche dal punto di vista compositivo l’album non ha particolari uscite geniali, ma le canzoni sono scritte (cosa molto difficile) in modo da non riuscire a staccarsene più, anche perché sono tutte orecchiabilissime. Inoltre il sound così “elettrico”, creato soprattutto dalla chitarra (ma tutti gli strumenti sono fondamentali in  ugual misura, difficile dire senza uno di essi cosa sarebbe venuto fuori dalle varie tracce), contribuisce a creare una atmosfera così carismatica e “intrippante”, che io la ho potuto riscontrare solo in pochissime altre produzioni. Composto da 11 canzoni, molte delle quali potrebbero essere dei singoli (alcune lo sono state) di gran successo, “Eliminator” irrompe alle nostre orecchie con la grande “Gimme All Your Lovin”, uno dei migliori pezzi dell’intera cricca. Dai primi colpi sulla batteria si capisce che andiamo verso qualcosa di non molto convenzionale, infatti veniamo risucchiati in un mid-tempo dalla ritmica favolosa (il ritmo è uno dei punti di forza, se non IL vero punto di forza del disco), che non può far assolutamente stare fermi ed inerti all’ascolto. Eccellente l’interazione tra i due strumenti a corde, con Billy e Dusty veramente affiatatissimi. Non resta che ascoltare la song per capire che razza di sferzata di energia possa dare. Aumenta la velocità nella successiva “Got me under Pressure”, seconda gemma su due. Spettacolare il refrain e le rifiniture della chitarra su una base solida e davvero coinvolgente (ma quante volte l’ho detta sta parola in così poche righe, è che non mi vengono in mente altri termini). Gran bello anche l’assolo. Ma le piacevoli sorprese non finiscono certo qui. Infatti alla posizione numero tre veniamo accolti dalla mia canzone preferita in assoluto dell’album, ovvero “Sharp Dressed Man”, mid tempo di una carica devastante nella sua semplicità. Il riff è davvero micidiale per quanto ti fa perdere nella canzone. Non male il ritornello, facile ma efficace, ma come già detto la parte forte viene con le strofe, una vera e propria iniezione di Rock and Roll della migliore qualità. Un gradino sotto le prime tre, ma sempre su livelli decisamente fuori dalla portata di tanti, è “I Need You Tonight”, canzone semi-lenta dotata di un inizio piuttosto melodico, nonostante il timbro strumentale rimanga quello caratteristico della band. La melodia persiste per tutti i 6 minuti abbondanti del pezzo, e si sente un vocalist molto ispirato, capace di offrire una grande prestazione per una traccia che non sarà il massimo del romanticismo, ma è comunque un bel sentire, anche grazie alla pregevolezza del pulitissimo assolo. Ritorno al rock’n roll con l’ennesimo grande giro di guitar, questa volta quello della veloce e trascinante “I Got the six”, classica canzone che metterei in macchina su una “highway” da percorrere in preda al demonio della velocità. Viene un dubbio: fortuna o sfortuna che duri solo 3 minuti scarsi? peccato perché l’intensità espressa dalla qui presente I got the Six è davvero con pochi eguali, fortuna perché è seguita da una track di un altro pianeta, probabilmente superiore alla mia pupilla Sharp Dressed Man, e probabilmente la più “piena” e incredibile di tutto Eliminator. Ovviamente mi riferisco alla straordinaria “Legs”, che anche se fosse messa “in loop” per ore non stancherebbe mai l’ascoltatore. Subito l’introduzione fa cascare dalla sedia, le sonorità sono un pelo più limpide delle precedenti, il cantato è ben eseguito e il refrain è davvero incredibile, di una classe sopraffina. La base musicale è tremenda (in positivo) e… che altro dire? Tra tutte le perle dell’eliminatore difficile trovarne una che splenda più di questa. L’unico difetto che ha è quello di sminuire la track seguente, buona ma non all’altezza di Legs nemmeno nei pensieri del più folle degli uomini. Intendiamoci “Thug” è molto carina, con una batteria tra le più particolari del lotto, un ottimo lavoro di basso in sottofondo, degli spunti interessanti, ma alla precedente song non arriva nemmeno alle ginocchia. La media del disco rimane comunque molto alta, e tale media viene confermata dalla validissima “Tv dinners”, mid tempo molto tranquillo e schematico, che procura sensazioni diverse dalle precedenti, forse più riflessive e sicuramente più pacate, ma altrettanto forti. “Dirty Dog” invece ricorda lo style di “Gimme all…”, ovvero tempi sostenuti, un ottimo ritornello, e il solito carisma strabordante. Musicalmente nel complesso è inferiore a diversi brani precedenti, ma chissenefrega, va ascoltato, punto e stop, anche come omaggio per uno dei migliori assoli qui presenti. “If I Could only Flag Her Down”, forse la canzone dal sapore più “jazzistico” di tutte, è anche quella più ridondante, sia come schemi utilizzati che come sonorità. E’ bella nel complesso, ma non ci prende assolutamente né coi pezzi precedenti, né tantomeno con la successiva “Bad Girl”, componimento tra i più esplosivi che sicuramente è degno di chiudere un album che è il rappresentante e il simbolo di una delle icone del Rock Sudista, gli ZZ Top.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist :

  1. Gimme all your Lovin
  2. Got me under Pressure
  3. Sharp Dressed Man
  4. I need you tonight
  5. I got the Six
  6. Legs
  7. Thug
  8. Tv Dinners
  9. Dirty Dog
  10. If I could only flag her down
  11. Bad Girl

 

 

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