Recensione: Empire

Di Onirica - 25 Marzo 2002 - 0:00
Empire
Band: Queensrÿche
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 1990
Nazione:
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90

Lasciate perdere la copertina veramente disgustosa e inabissatevi in uno dei primi capolavori degli anni novanta. Dopo aver superato un milione di copie vendute con Operation Mindcrime, i Queensryche ritornano con un disco destinato a sconvolgere qualsiasi tipo di classifica in tutto il mondo, la storia. Best I Can fa ciao con la manina e si parte per un viaggio lungo undici brani. L’apertura è molto promettente. La tastiera di Geoff Tate mette l’acqualina in bocca e subito la voce di Eddie Jackson sventra il silenzio a preannunciare le travolgenti ritmiche del disco; non manca nessuno all’appello e Chris DeGarmo coglie l’occasione per esibirsi nel suo primo splendido assolo di chitarra. A seguito delle dovute presentazioni nasce The Thin Line, mentre pian piano il denso rock che contraddistingue questo genio comincia ad invadere le menti più diffidenti: la voce semplicementa stupenda di un cantante con gli attributi quadrati s’innamora e lascia innamorare dei ritornelli deliziosi che Jet City Woman ad esempio propone. Empire sembra quasi un momento di riposo: in effetti seppur questa traccia sia in possesso di uno degli assoli più tirati del disco, la batteria di Scott Rockenfield rallenta il passo diventando abbastanza monotona. Nient’altro da dire sull’unico pezzo che paradossalmente mi ha un pò deluso. La titletrack precede la mia traccia preferita che si squarcia immediatamente in tutta la sua freschezza: la trionfante Resistance è una canzone attraente e accattivante nel medesimo tempo, piena di grinta e ritmo, prova che manca ancora tanta strada alla fine di questo viaggio: la fine dell’assolo sarà solo l’inizio della cima di piacere che proverete vedendo ripetersi immediatamente lo stesso ritornello. Geniale.

Quello successivo è un momento di riflessione, il sigillo di un disco che segnerà la storia del rock. Silent Lucidity è forse uno dei pezzi più famosi scritti da questi folli americani: il basso di Michael Wilton accarezza una chitarra pensierosa e malinconica, verso una melodia che sicuramente riconoscerete. Fra gli undici piccoli monumenti della musica, questi i più rappresentativi, non perdetevi gli altri!!

Queste le origini, le radici indimenticabili cui dobbiamo molto. Grazie.

Tracklist:

1. Best I Can
2. The Thin Line
3. Jet City Woman
4. Della Brown
5. Another Rainy Night (Without You)
6. Empire
7. Resistance
8. Silent Lucidity
9. Hand On Heart
10.One And Only
11.Anybody Listening?

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