Recensione: Endless Asphyxiating Gloom

Di Vittorio Sabelli - 23 Maggio 2014 - 7:54
Endless Asphyxiating Gloom
Band: Sabbatory
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2014
Nazione:
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65

I Sabbatory sono una giovane band canadese, proveniente da Winnipeg e formatasi nel 2011. Il nome chiaramente evoca il tanto inflazionato Sabbat e il titolo la storica band olandese capitanata da Martin Von Drunen. La band anticipa questa prima uscita su full-length con un demo del 2012 e tanti live che l’hanno rodata per questa importante occasione.

Non casualmente quello che appare chiaro nella proposta della band è la coesione tra i musicisti, nonostante la ‘giovane età’, senz’altro caratteristica essenziale per lo stile proposto dai Nostri, che si barcamena tra death e thrash old-school…a tratti fin troppo old!

La partenza al fulmicotone di “Being, Thy Eternal Perplexor” non lascia dubbi sulla violenza della band, espressa dal drumming di ‘altri tempi’ di Ryckman, che sarà una caratteristica costante per l’intero disco. Sul suo sound ‘chiaro’ si stagliano riff di puro stampo thrash; veloci, articolati e senza cedere un attimo, accompagnando la voce gutturale e acida di Keating, una piacevole sorpresa.

“Corrosive Decay” rientra in ambiti più death sin dal primo approccio, col ritmo cadenzato che oscilla tra slow e medium, che a metà brano raddoppia la velocità per tornare ‘a casa’, dove la velocità tipica dei padri Slayer torna a farsi viva, e ben presto si scambierà le sezioni con quella iniziale, dopo raffiche inflitte dalle chitarre di Keating e Fries. Interessante il cambio di tempo finale, che lascia abbastanza sorpresi, per quanto possibile.

La title-track segue il filone della precedente, con l’intro alquanto pacata che ben presto si trasforma in un nuovo ‘aspettato’ attacco, in cui Keaton sembra prendere in prestito le sembianze vocali del Lemay di “The Erosion Of Sanity”, per espressione e per cattiveria. Oltre a un buon cambio di tempo il brano non ha nient’altro d’interessante da segnalare.

Il brano più corto dell’album, “Hypnotic Regression”, è caratterizzato dal solito attacco spietato con un rientro in zona slow, prima di lanciare Fries in un solo. Ri-esposizione del nuovo tema e chiusura.  “Infantasy” e “Orbiting Obscuron” seguono lo ‘schema’ della band in fase di costruzione dei brani: intro medium, partenza fulminea, decelerazione improvvisa, finale a mille.

La conclusica “The End Of A Pessimistic Voyage” lascia ancora esprimere la voce di Keating, il ‘colore’ migliore della formazione canadese, mentre musicalmente il valore messo in campo non cambia di una virgola, con l’aggiunta di qualche riff in ‘zona Azaghoth’, e uno slow quasi blueseggiante nel finale.

“Endless Asphyxiating Gloom” è un disco suonato benissimo, in stile, con ottima sapienza dai Nostri, che però peccano molto in fase compositiva, proponendo dei brani che senz’altro hanno un buon impatto, ma che come anima al loro interno non mostrano niente di nuovo, con soluzioni (quasi) sempre prevedibili e scontate. Lo stile old-school-oriented è palese, ma in maniera fin troppo assidua, lasciando poco spazio a eventuali trovate ‘personali’ o che avrebbero reso il discorso più intrigante e accattivante.

Rimandati alla seconda uscita.

Vittorio “versus” Sabelli
 

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