Recensione: Engram of Decline

Di Stefano Santamaria - 16 Aprile 2017 - 0:00
Engram of Decline
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Anno: 2017
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Primo full-length per i francesi Fractal Universe, la cui storia recente vanta un precedente Ep, ed ora una produzione con l’affermata Kolony Records. Il credo degli artisti è un death metal decisamente tecnico, ricco di cambi di tempo e di intrecci strumentali raffinati.

 Il lavoro della chitarra è difficile da assimilare, come anche gli intarsi di melodie che via via la medesima crea. Possiamo tranquillamente parlare di atmosfere orientali a tratti, unitamente ad una lucentezza interpretativa che ci porta alla mente heavy e power metal. Non mancano, in questo ricchissimo quadro di citazioni e note, la scuola svedese di Soilwork, At The Gates, come anche la velocità e vigore dei Children Of Bodom

Dissonanze e crescendo investono senza sosta l’ascoltatore, grazie a virtuosismi e ad una competenza tecnica che è incontestabile. Ciò che è pregio, può essere però anche punto debole, se tutto ciò porta ad un’esasperazione esecutiva, ad un virtuosismo che a lungo andare, soffoca l’armonia e la rabbia stessa del filone.

I Fractal Universe viaggiano in tal senso su un filo, ed in più punti pare perdano l’equilibrio, a favore di contorsioni che, a lungo andare, possono stancare. Il trend è spezzato da refrain che riscaldano e che poi scompaiono in un’eruzione di morte. Scintillio nel quale gli artisti si specchiano, un po’ vanitosamente,  nel quale il genere della morte si intravede fulgido, in una dinamicità e verve che snaturano però l’essenza del death.

Il full-length pulsa di progressive in più passaggi, mostrando ulteriormente la propria attitudine “esteta”. “Engram of Decline” è fascinoso e potente, vanesio e forse egocentrico, ma solo a tratti, senza mai essere presuntuoso. Noi vogliamo scommettere su questi ragazzi, perché sentiamo (e non parliamo di udito) che l’emotività c’è, passione che si vuol esprimere nel modo più accurato possibile.

Full-lenght per gli amanti dell’orpello, di ambientazioni che sono splendenti ed estreme allo stesso tempo, in un ideale compromesso che potrà attirare molti ascoltatori. 

Stefano “Thiess” Santamaria

 

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