Recensione: Enlightening The Unknown [EP]

Di Vittorio Sabelli - 12 Marzo 2014 - 19:06
Enlightening The Unknown [EP]
Band: Insain
Etichetta:
Genere:
Anno: 2014
Nazione:
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78

In questo preciso momento gli Insain non esistono più come band!

Purtroppo il quintetto parigino si è sciolto in seguito all’incidente automobilistico che ha visto coinvolto il batterista “Sangli” Juré, tenendolo fuori dai giochi da oltre un anno. E considerando che non è stato reclutato qualcuno che lo sostituisse in maniera degna, i Nostri hanno deciso di sciogliersi. Le sette tracce che compongono quest’ultimo EP dal titolo “Enlightening The Unknown” resteranno negli anni a seguire nel panorama brutal francese. Perché si scagliano con una violenza inaudita contro l’ascoltatore, lasciando interdetti per la precisione e la costruzione, oltre che per l’impatto sonoro, aggressivo e ragionato allo stesso tempo.

Il disco segue alla stessa stregua il precedente demo “Corpse Before Death” del 2007 e il primo e unico full-length, “Spiritual Rebirth”, del 2010, che già aveva messo alla luce la devastante potenza della band, che incarna in maniera ‘moderna’ modelli passati di death metal e brutal quali Cannibal Corpse, Immolation e Nile.

La doppia cassa di “Sangli” Juré è costantemente in linea col riffing variopinto dell’accoppiata Schonbackle/Becuwe, che non lasciano momenti di tregua sin dal primo istante. I blast sono all’ordine del giorno ma momenti di calma e break-down non mancano all’appello, come da tradizione, con la sola differenza che su tutto questo materiale perfettamente funzionante si incastrano le urla selvagge e il growl ultra poderoso di Louis Lafitte, capace di cambiare in un istante direzione e andamento alla musica espressa dal combo.

Dopo un intro macabro con una voce che inneggia a spiriti dell’aldilà, sorretta solo da un organo e un paio di piatti, si parte con il massacro vero e proprio, quello da capogiro che vede la band concentrata ad assassinare i sensi dei malcapitati. E finché i polmoni e il diaframma di Lafitte non esalano l’ultimo respiro non c’è tregua, non ci si può esimere dal compito di lottare contro questi cattivissimi cinque francesi, che imboccano una strada già percorsa, ma rendendola personale e ancor più tortuosa tra digressioni e cambi di tempo che, uniti al micidiale riffing di cui sono intrisi i brani, sono da applausi.

Niente che risulti particolarmente innovativo, ma la precisione e la tecnica della band, messe al servizio della musica, rendono questo EP fruibile e complesso allo stesso tempo. Perché, se da un lato l’impatto sonoro vi stenderà al primo colpo, dall’altro è talmente piacevole che il gioco di ricominciare da capo sarà di vostro gradimento.

Peccato che la band, alle ultime, non esista più, considerato il potenziale tossico a disposizione. Speriamo un giorno le cose tornino al loro posto e potremo continuare a parlare degli Insain come una delle migliori realtà non solo transalpine, ma dell’intero panorama brutal technical death metal. 

Vittorio “versus” Sabelli

 

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