Recensione: Envaatnags Eflos Solf Esgantaavne

Di Giorgio Vicentini - 14 Maggio 2005 - 0:00
Envaatnags Eflos Solf Esgantaavne
Band: Horna
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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77

Dopo essermi perso in mezzo alla selva di uscite discografiche degli Horna, ritorno volentieri sull’argomento finlandese grazie a Envaatnags Eflos Solf Esgantaavne. Finalmente un full lenght, che si inserisce nella masnada di mini release inaugurata nel 2000, a mio parere dispersive per la carriera della band e per la voglia dei fan.

Inizia il disco e gli Horna salgono sul podio per insegnare cosa siano feeling e durezza senza giochetti inutili od orpelli da donnicciole; le sole maschere ringhiose di Corvus e Shatraug manifestano l’attitudine sanguinolenta di quest’ennesimo capitolo a segno fin dai primi ascolti. 
Brani schietti dal profilo sonoro egregiamente brullo, compagno delle ritmiche alternativamente sostenute o cadenzate che fanno da spina dorsale al disco come nell’opener “Vihan Tie”. Sette minuti abbondanti che si accaparrano la palma di miglior pezzo del lotto nella stimolante alternanza di folate gelide nel riff malato e ossessivo d’apertura che torna più volte in auge, mutando in fraseggi melodici prima e malinconici e sostenuti poi, accelerando ed indurendosi sul proseguire. 
Una mistura di riff villani con un’anima (nera) dal sound grasso, che raggiungono il culmine della ruvidità in “Saastainen Kaste”, pezzo crudo che affonda in maniera schifosamente primitiva.

Un sano manifesto di black finlandese imperniato sulla autenticità, un carattere sinceramente bruto, strillato acidamente da Corvus, a tratti disperato ma anche furibondo, graffiante e maledetto, ottimo nel difficile compito di restare fedele a se stesso adattandosi all’anima dei pezzi, dando loro corpo e peso ulteriore entro ovvi limiti.
La missione di Envaatnags Eflos Solf Esgantaavne è di trasmettere “crudezza”, espressa anche attraverso le fasi apparentemente di contorno, come le chiusure volutamente inesatte e caserecce dei pezzi, che si interrompono senza tagli schematici, oppure le aperture da “sala prove” con le bacchette che ritmano l’attacco del pezzo. Scelte volutamente volgari per un discaccio raw black slabbrato ma allo stesso tempo melodico, zozzo e graffiante. Sei pezzi su otto ispirati ed incastonati nella fredda durezza dei ghiacci finlandesi.

Malgrado tutti gli aspetti più che incoraggianti, se ripenso agli Horna di qualche anno fa (ritornando magari al ‘97/’98) lo faccio con un sospiro, ricordando una band che trasudava mistero e fascino. Forse i tempi erano diversi ed ora è difficile rivivere e riproporre certe emozioni, ma la band attuale non riesce a risvegliarmi gli stessi istinti primordiali e magnetici. Per questo, ritenendomi appagato ma volendo essere ipercritico, qualche dubbio ulteriore mi sovviene visto che si parla di una band fondamentale. Ho come l’impressione che Envaatnags Eflos Solf Esgantaavne sia un egregio lavoro “al risparmio”, proposto secondo canoni collaudatissimi che in mano ad un ensemble di classe brillano immediatamente di luce propria, ma che sembrano una veste un po’ limitante per una band culto.

In ogni caso cercatelo e fatelo vostro: è un disco da avere, ispirato al punto giusto e che non deluderà veramente nessuno. Un ottimo blocco di metallo nero nel solco della tradizione finnica.

Tracklist:
01. Vihan Tie
02. Musta Temppeli
03. Vala Pedolle
04. Kirous Ja Malja
05. Saastainen Kaste
06. Kuoleva Lupaus
07. Zythifer
08. Kuilunhenki (CD-bonus)

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