Recensione: Envenom

Di Giorgio Vicentini - 4 Aprile 2005 - 0:00
Envenom
Band: Runemagick
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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81

Ho avuto un approccio difficile con l’ultima fatica degli svedesi Runemagick, inizialmente apparsami senza sapore ma via via svelatasi fortunatamente per quello che è: un’eccellente opera death/doom heavy, subdola e sinuosa come un serpente.
A tratti pare di ascoltare brani death col freno a mano tirato, cadenzati, singolari; nella maggior parte dei casi si sfora nel doom più pessimo e becero (in senso positivo), allucinante come una boccata d’oppio. Rallentamenti angosciosi ed insistenti, crescendo musicali che creano un’attesa inquietante sul duo ritmico basso/batteria, precisi e scanditi come metronomi. 

A summa di questi concetti lancerei l’esempio della title track (sottotitolata “Lanterna Magica”) che, in 15 minuti pieni, libera vagonate di groove da headbanging libero, mentre la ruvida pulizia del suono si accosta a cambi vocali e di scena. Un’immersione in un pastone dalle tinte poco rassicuranti, nel quale si impantanano i suoni, per poi liberarsi dalle sabbie e riprendere ritmo e “tiro” trascinanti. A coloro i quali conosceranno questo platter, vorrei suggerire di prendere con le dovute precauzioni il super break spacca collo di “Envenom”, per non danneggiarsi la cervicale dopo aver grugnito esaltati con Nicklas Rudolfsson: “Lantèrna Màgica, Lantèrna Màgica…”, puro godimento doom!!!

Envenom, ossia un compagno viscido ed un po’ ambiguo, pronto ad infilarsi sottopelle per assecondare la voglia di abbandonarsi a momenti di stasi mentale o di molle stanchezza, lasciando primeggiare nella propria testa l’incedere del basso penetrante come in un continuo invito seducente, al quale ci si avvicina con ignara fiducia. Uno svilupparsi morboso e minaccioso da seguire con la mente “assente”, mentre i tratti delle cose diventano soffusi, salvo poi essere svegliati di colpo dalle ritmiche muscolose ed il vocione basso che esplodono potenti, accompagnati da uno strillo catarroso assimilabile allo scream (“Vultures”).
Duttile la chitarra e la sua distorsione relativamente pesante, tagliata ad hoc per melodie avvolgenti come spire o per immedesimarsi in un plotone che avanza, indugiando sostanziosa sulle note e scandendole marcatamente. Tonalità basse e ritmiche sottolineate seccamente, suoni devianti in bilico tra la magia e gli effetti di una droga allucinogena (“Nebulous”). 

La bellezza del disco passa per la sua inaspettata (almeno per il sottoscritto) flessibilità tra paesaggi liquidi e lunghi momenti di purissimo e duro doom, colmo di feeling darkeggiante (“Omnivore (Sin Eater)”). Ricchezza di idee, di eccessi mai eccessivi ma significativi, scene e motivi poco rassicuranti da godere con intensità, chiudendo gli occhi per un salto nel buio.
Mi sembra ancora strano descrivere positivamente Envenom, vista la partenza incerta del nostro rapporto, ma colte le sfumature ed assecondato il mood strano e perfino surreale che lo permea, mi sento di consigliarlo per capacità di coinvolgimento e doti atmosferiche. 

Tracklist:
01. Vultures
02. Envenom (Laterna Magica)
03. Nebulous
04. Omnivore (Sin Eater)
05. Maelstrom

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