Recensione: Epica

Di Mauro Gelsomini - 2 Febbraio 2003 - 0:00
Epica
Band: Kamelot
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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76

Quarta studio release per la band capitanata da Thomas Youngblood, e altra cristallina produzione curata dai maestri del melodic metal Sascha Paeth e Miro nei tedeschi Pathway Studios.
Epica è un concept ispirato dal Faust di Goethe. Descrive il mondo di Ariel, protagonista alla ricerca della verità attraverso spazio e tempo, nonché simbolo dell’uomo desideroso della pace interiore.
Egli non è soddisfatto delle risposte fornite da scienza e religione, così affronta un viaggio tutto spirituale per trovare l’equilibrio mancante nella sua vita. L’innocenza e la bontà è rappresentata da Helena, l’unica donna che Ariel abbia mai amato, dalla quale è stato separato per anni, e che ora finalmente ritrova nel castello di Mephisto, emblematica personificazione del male nelle sue diverse forme: ora razionale e sofisticato, ora cinico tentatore, ritrae la debolezza di ogni uomo.
Il concept è introdotto da un prologo che pone l’ascoltatore in una sequenza onirica (perfetto il riferimento al paradisiaco prologo del Faust), estesa poi con la prima vera traccia, con cui i Kamelot sparano subito la loro cartuccia migliore, gioiello per freschezza compositiva ed esecutiva che sembra riportare alla luce i fasti di Karma, quantomeno gli episodi migliori del precedente disco. Il centro dell’universo è l’allegoria del luogo in cui ogni domanda riceve risposta.
Il viaggio inizia con “Farewell”, saluto del protagonista Ariel a ciò che conosce: la song tiene alta l’attenzione, veloce ed accattivante col suo chorus alla Royal Hunt.
Il titolo dell’album inizia a farsi sentire nel breve “Interlude I”, in cui oscurità e disperazione dovute alla permanenza tra gli uomini emergono in un coro di Orffiana memoria, peraltro riecheggiato nell’orientaleggiante “The Edge Of Paradise”, malinconica ma dotata di sufficiente mordente. Qui Ariel si trova a valutare il mondo, non trovandovi nulla di buono. Le tentazioni, le trappole e i piaceri cui Ariel deve fuggire vengono ben ritratti da scale arabeggianti e cori simil-gregoriani.
Immerso in tale disperazione, Ariel torna indietro nel tempo, quando l’innocenza dell’amore gli fornivano i sogni, ora visti come puri desideri amorosi. Queste sensazioni vengono suggerite in “Wander”, ballad che mi ha fastidiosamente ricordato il lato più superficiale di alcuni Dream Theater.
A questo punto Ariel è determinato ad uccidersi: la melodia del secondo interludio è infatti un riferimento alla morte di Helena (scena descritta più avanti) e introduce “Descent Of The Archangel”, con cui iniziano a prendere forma le varie figure protagoniste del concept: sta all’espressività di Khan dare diverse sfumature alla sua timbrica per caratterizzarli. Il risultato è una song non troppo fuori dal coro, non molto evocativa, nella quale compare come guest Luca Turilli (suo il breve solo).
Questo pezzo mostra Ariel al massimo della disperizione; Mephisto appare per la prima volta nella forma di una bellissima donna e dice al protagonista cosa potrebbe riportarlo in vita.
Il terzo interludio, alquanto latino per via dei jembe accompagnati dai clap, è un affresco del castello di Mephisto, pieno di gente festa, nel quale Ariel su invito del diavolo.
Con il power metal di “A Feast For The Vain” Ariel fa amicizia con molte persone e riassaggia il sapore della vita terrena: donne, cibo, vino e ogni altro bisogno materiale. La song è interrotta da vari cambi d’atmosfera atti a spostare l’attenzione da un personaggio ad un altro (stavolta meglio riusciti anche per l’aiuto degli effetti sulla voce di Khan), e termina con la firma da parte di Ariel del patto che gli sarà fatale.
Dopo la  festa, Ariel incontra improvvisamente Helena in un intenso momento tradotto in musica da “On The Coldest Winter Night”, fredda ballad registrata in diretta con l’uso di jambe e contrabbassi.
Si torna a correre sulle neoclassiche note di “Lost & Damned”: la tensione tra Ariel e Helena è resa in maniera eccezionale dal tango argentino delle tastiere di Miro. La donna rivela di essere incinta, e Ariel si pente del patto col demonio, chiedendo alla donna di dimenticarlo. Refrain tanto travolgente quanto già sentito in troppe composizioni del genere.
“Helena’s Theme” è un turbinoso vortice di emozioni soffuse, in cui la voce della cantante lirica americana Mari danza tristemente sul valzer di fondo: Helena si uccide gettandosi nel fiume…
Il quarto e ultimo interludio è degno di nota per la presenza di Ian Parry degli Elegy, che interpreta l’urlatore della città che annuncia la notiza della morte di Helena.
“The Mourning After”, ovvero la scoperta da parte di Ariel della morte di Helena e del loro bambino. Il protagonista è afflitto e gli rimane solo la speranza di incontrarli di nuovo nell’aldilà.
Il concept è concluso da “III Ways To Epica”, in cui si può finalmente gustare la teatralità dell’azione, fin qui percepita solo vagamente. E allora ecco che i tre protagonisti danno vita a una song breve ma intensa, fatta di duetti botta e risposta, sovrapposizioni e controcanti. La song riassume i temi dell’intero album, con Ariel combattuto tra bene (Helena) e male (Mephisto).

L’edizione limitata è arricchita da una traccia multimediale e da “Snow”, bonus track dai toni decisi e liberatori. Se ne vanno quindi su uno spedito up-tempo gli ultimi cinque minuti di un disco che non mi ha a tratti entusiasmato, a tratti annoiato, lasciandomi sicuramente la conferma delle abilità di arrangiatori dei Kamelot, da sempre autori di un power metal di grande classe, ma spesso colpevoli di una esasperata fuga dall’immediatezza nel songwriting che (forse) esalterebbe di più le doti di trascinatori del quartetto americano.

Tracklist:

1) Prologue
2) Center of the Universe
3) Farewell
4) Interlude I (Opiate Soul)
5) Edge of Paradise
6) Wander
7) Interlude II (Omen)
8) Descent of the Archangel
9) Interlude III (At the Banquet)
10) A Feast for the Vain
11) On the Coldest Winter Night
12) Lost & Damned
13) Helena’s Theme
14) Interlude IV (Dawn)
15) The Mourning After
16) III Ways to Epica
17) Snow

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