Recensione: Era Zero

Di Emanuele Calderone - 6 Febbraio 2011 - 0:00
Era Zero
Band: Human Void
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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72

Emersi dall’underground nord-orientale italiano, gli Human Void sono una giovane band nata nel 2007, che con questo “Era Zero” arriva al tanto agognato traguardo del primo full-length.

Stabilizzata la line-up, in seguito al reclutamento di Ape e Luigi, ingaggiati per sostituire i defezionari F.K. e Nekrofelyam.x6x, i ragazzi decidono di affacciarsi sul mercato discografico con un debut album a tratti appassionante e capace di mettersi in mostra all’interno dell’affollato panorama estremo.
Musicalmente siamo al cospetto di un lavoro che fonde, con gusto ed eleganza, sfuriate tipicamente black metal, elementi industrial e molta molta elettronica: questa talvolta spicca rispetto agli altri due generi, divenendo la struttura portante delle track.
Lontani anni luce dalla follia sperimentale dei Dødheimsgard, dall’estremismo sonoro dei Control Human Delete, così come dalle assurde composizioni di casa Aborym, i quattro focalizzano la propria attenzione sulla ricerca di un’armonia generale che conferisca il giusto equilibrio alle canzoni.
Se a un ascolto iniziale si può rimane spiazzati da una proposta che effettivamente presenta più di qualche elemento di originalità, approfondendo la conoscenza del disco, si nota che le song in realtà sono piuttosto lineari per quanto concerne la struttura e seguono uno svolgimento ben preciso. Non che questo sia un male, anche perché proprio questa linearità consente ad “Era Zero” di arrivare prima all’ascoltatore.
Il compito affidato alle sei corde convince per la sua varietà: i riff si inseguono creando un muro sonoro di un certo spessore. Il comparto ritmico rappresenta forse la parte più interessante dell’album: la drum machine programmata dal chitarrista Alex.x6x disegna ritmiche talvolta inumane che non lasciano un solo momento di respiro, attestandosi su tempi velocissimi, che contribuiscono a rendere ciascun brano aggressivo. Anche la scelta del suono tende ad accrescere le atmosfere post-apocalittiche create dalla band, risultando particolarmente artificiale, innaturale.
La voce non si discosta invece molto dai canoni del black: lo screaming di Gabry.x6x è canonico ma non per questo sgradevole. Il cantante sfodera una prova più che discreta, rivelandosi sempre disinvolto e mai altalenante: una prestazione diretta e che mira a fare arrivare il messaggio chiaro e tondo all’ascoltatore.

Se una revisione di ciascuna canzone sarebbe quanto mai fuori luogo e, soprattutto, poco utile, è doveroso citare i brani che, nel bene o nel male, si distinguono maggiormente.
Tra le più riuscite del lotto è giusto evidenziare la opener “Extintion” e “Self Human Combustion”, in cui gli elementi metal e quelli elettronici appaiono meglio bilanciati. Entrambi gli episodi affascinano e convincono, grazie a soluzioni che, pur non brillando eccessivamente in quanto a originalità, vengono sviluppate con personalità e con grande professionalità. Le due tracce sono sostenute da un songwriting solido e brillante, che le rende le migliori del platter. Convincono anche le melodie della bella “Tunguska”, estremamente atmosferica e più vicina a territori cyber metal, che non al black/industrial.
Tra le meno appassionanti citiamo invece la cadenzata “Human Void”, che aggiunge veramente poco alla produzione dei trentini e “Poison Butterfly”, un pezzo pressoché inutile, che dovrebbe (vorrebbe?) accrescere l’atmosfera, ma finisce per scadere nella noia in più di un passaggio.

Volendo spendere qualche parola sulla registrazione, la qualità ancora una volta si attesta su livelli più che dignitosi. I suoni sono eccezionalmente puliti, freddi, quasi a voler sottolineare il distacco e l’alienazione che le track trasmettono.
I quattro musicisti offrono una buona prestazione agli strumenti, fatto che denota una solida preparazione tecnica, indubbiamente necessaria alla proposta musicale.

“Era Zero” si presenta dunque come un lavoro ben riuscito, con qualche pecca che però non vanifica quanto di buono si può incontrare all’ascolto. Quest’opera riuscirà a farsi apprezzare da più tipologie di pubblico, poiché lo stile abbracciato dai nostri non risulta mai troppo estremo, ma riesce invece ad essere, il più delle volte, bilanciato.
Promossi quindi senza troppe riserve, sperando che gli Human Void possano proseguire su questa strada, migliorando laddove richiesto.

Tracklist:
01-Extinction
02-Coronal Mass Ejection
03-Self Human Combustion
04-Critical Mind
05-Acid Rain
06-Tunguska
07-Human Void
08-Poison Butterfly
09-Metamorphosis

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Emanuele Calderone

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