Recensione: Erebo

Di Andrea Bacigalupo - 5 Agosto 2016 - 16:55
Erebo
Band: Devil Drone
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2014
Nazione:
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75

E’ ingiusto che Chuck Schuldiner non sia più tra noi, che non possa vedere quanto la sua genialità sia stata fondamentale per l’evoluzione del Death Metal, ramo estremo del Thrash Metal che grazie a lui ed ai suoi Death, a metà degli anni ‘80 diventò un vero e proprio stile.

Il movimento nel tempo è cresciuto, si è evoluto ed è oggi ben radicato anche nella nostra nazione, con band di forte coerenza, personalità e preparazione musicale, come i Devil Drone.

Il combo nasce nel 2009 ad Arcidosso, comune toscano di valenza storica posto alle pendici del Monte Amiata, conosciuto per i suoi vigneti dai quali si ricava il vino DOCG Montecucco.

Se la terra dà buoni frutti, le sue profondità oscure producono un ottimo Metal grazie a Fabrizio Guerrini (chitarra) e Giordano Felici Fioravanti (basso) che, uniti al batterista Leonardo Farmeschi ed al vocalist Luca “Belial” Mazzolai, compongono i Devil Drone con all’attivo l’album d’esordio “Erebo”, registrato nel 2014.

Lo stile del quartetto è un Death brutale e potente unito con le linee veloci e melodiche del Thrash, di stampo moderno collegato con gli stili estremi del passato. Quel che ne deriva è un ariete sonoro che colpisce l’ascoltatore allo stomaco e nell’anima, mantenendolo inchiodato ed attento per tutta durata del full-length.

Nell’album sono presenti undici brani, tutti scritti dai Devil Drone, carichi d’intensità, passione e caratterizzati da cambi di tempo repentini. La velocità è ben amalgamata con le parti cadenzate grazie alla voce growl di Luca, la cui capacità interpretativa da scorrevolezza ai brani. Tutte le tracce sono valide. In particolare mi hanno colpito: “Stand out” per come sono stati arrangiati i cambi di tempo, “Stampede” per i suoi richiami al passato, “Revolution” per l’uso estremo della tecnica growl, e “Cancer” per il sapore della sua modernità. Peccato che i brani siano privi di assoli di chitarra; a mio parere avrebbero maggiormente completato la prova.

I contenuti di “Erebo” non sono solo musicali. Il disco è stato impreziosito con le registrazioni di due parti di dialogo tratte da due importanti film del 1971. La prima chiude l’opener “The Avenger” ed è estratta da “Arancia Meccanica” di Stanley Kubrick: “ed un tratto capii che il pensare è per gli stupidi …………” mentre la seconda introduce la conclusiva “Trip” ed è tratta da “………. Continuavano a chiamarlo Trinità”: “Il Signore vi accompagni (un monaco). No andiamo da soli (Bambino)”.

Due citazioni che chiariscono il modo di pensare dei Devil Drone e che portano l’ascoltatore a riflettere. Bambino era interpretato dal grande Bud Spencer, scomparso quest’anno. Grazie al gruppo Toscano la sua voce resterà per sempre incisa su un disco Metal; quale migliore Epitaffio! Anche la cover è un ulteriore prova dell’alta professionalità della band, molto ben confezionata e curata nei dettagli attraverso le illustrazioni di Carlo Settembrini, che interpreta il mito di Erebo come un intricatissimo albero dai cui rami s’intravede l’uscita lontana.

Concetto simile a quanto espresso dai Possessed trent’anni fa in “Beyond the Gates”, la cui copertina del disco di vinile si apriva in sei parti mostrando un albero come antro dell’inferno.

Buona prova dei Devil Drone dunque, che hanno registrato un album moderno sapendo rispettare il passato.

Andrea Bacigalupo

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