Recensione: Eros And Thanatos

Di Antonio Guida - 17 Febbraio 2009 - 0:00
Eros And Thanatos
Band: Empty Tremor
Etichetta:
Genere:
Anno: 2000
Nazione:
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85

L’Emilia-Romagna è la porzione di stivale che dà i natali ad un sogno. Il sogno si chiama Empty Tremor e accomuna sei ragazzi che propongono nel 2000  Eros and Thanatos, secondo lavoro della loro discografia. Giovanni De Luigi alla voce, Marco Guerrini e Christian Tombetti alle chitarre,  Daniele Liverani (Viewpoint, Daily Trauma, Genius Rock Opera Trilogy, Khymera, Twinspirits, Cosmics) alle tastiere, Dannis Randi al basso e Stefano Ruzzo alla batteria proseguono il percorso iniziato tre anni prima col debutto intitolato Apocolokyntosys. Eros and Thanatos si inserisce in coordinate sperimentate e collaudate oltre-oceano, sicuramente figlio del filone prog metal statunitense, ma anche ispirato ed arricchito di grande liricità, qualità avidamente dosata dai big del genere

Il filo conduttore dal punto di vista dei testi abbraccia tematiche di valori e sentimenti e le loro contraddizioni. Eros e Thanatos, rispettivamente Amore e Morte, rappresentano le pulsioni di vita e di morte: amiamo ed odiamo, creiamo e distruggiamo. L’equilibrio tra i due crea l’armonia necessaria alla sopravvivenza (non solo fisica).
Basti guardare, inoltre, la cover dell’album tremendamente esplicativa,  per orientarci dove porteranno la musica e i testi. The Future Needs Your Name apre con il suono di pagine sfogliate da una bambina che, trovato il passo, legge con poco discernimento dettato dalla sua giovane età:

An higher price
a new dimension to realize
today
everything cries
the want of a proper light
today

Parole, le stesse, che vengono introdotte da Giovanni De Luigi pochi secondi dopo. Questa volta cantate, con la giusta e dovuta importanza. Quasi a voler descrivere l’inizio della vita adulta, il crollo delle illusioni, la consapevolezza di dare un peso diverso alle cose una volta maturi, il bisogno di valori per un futuro preoccupante che nell’infanzia scorreva senza turbamenti. I musicisti incalzano ed accompagnano la melodica e dirompente voce di De Luigi mostrando di possedere grande padronanza degli strumenti. La successiva Always There porta avanti l’impatto sonoro scandito fondamentalmente dall’alternanza del duo chitarristico ed arricchito da inserti tastieristici di Liverani. Ruzzi dietro le pelli non lascia scorrere le note se non repentinamente accentuate, forte di un Dennis Randi corposo e abile col basso. Si giunge poi a Lost In The Past che placa gli animi relegando spazio ad emozioni profonde dell’io e regalando una ballad raffinata ed impreziosita dalla capacità della band di trovare la giusta dimensione dove testi e musica si fondono. Le tracce si potrebbero citare tutte perchè ognuna è dispensatrice di emozioni. Non esistono riempitivi. I brani progrediscono senza curarsi troppo della forma canzone ma vanno unicamente a liberare l’ispirazione e sorprendono non poco l’ascoltatore. Ad esempio Y2K, brano heavy e virtuoso, a due minuti dalla fine materializza Beethoven che  sembra quasi dirigere la band. Stefano in primis, eccitato di una melodia di squisitezza classica, affonda colpi col doppio-pedale creando un tappeto sonoro unico su cui poi evolve la stessa musicalità. Qui marcatamente si sentono le influenze classiche di Daniele e si apprezza il riuscitissimo connubio heavy-classica. Chinese Box è una strumentale che dal titolo eredita sicuramente la struttura. Note l’una incastonata nell’altra a creare un vortice di immagini e dove il motivo principale viene ripreso dai singoli strumenti per poi esplodere in un pathos incredibile. A momenti epici seguono quelli riflessivi. E Star, brano acustico,  non può non toccare il cuore dalla prima nota: la morte e l’ossessiva ricerca di cose e ricordi che riportano ad una persona venuta a mancare. Just for Today, semi-ballad nostalgica precede The Timeless Night, che come Outisde, ci ricorda le radici heavy-metal della band. The Timeless Night chiude ma l’album ancora gira nel lettore. Dopo due minuti di assoluto silenzio,  chitarre acustiche, tastiere e la voce di Giovanni innescano l’ultimo momento intimo, questa volta aperto alla speranza e alla continuità.

Eros and Thanatos è il secondo gradino di una band che ha esordito con un roboante primo album e continua col suddetto il percorso musicale. Meno sinfonico di Apocolokyntosys ma più ricercato. Segna un passo avanti verso il cammino che porterà la band col successivo album a calcare strade più immediate ma non per tale motivo meno complesse. Insomma, una possibilità sicuramente meritano gli Empty Tremor. Se in Italia hanno raccolto ben poco, fuori dai nostri confini hanno trovato il riconoscimento dovuto che li ha portati, soprattutto col successivo terzo album The Alien Inside, a calcare palchi con band affermate del genere. Acquisto obbligatorio per i progster, per gli amanti della musica classica, del rock. Insomma, per chi ha ampie vedute sicuramente verrà ripagato di gran lunga in emozioni.
Esistono già brani che andranno a comporre il quarto lavoro in studio. Ma i numerosi impegni di Daniele Liverani nei suoi progetti paralleli hanno tardato la composizione finale. Aspettando il prossimo episodio, godetevi questo gioiello.

Antonio “kunstwollen” Guida

 

Questa recensione è dedicata dall’autore alla memoria dell’utente Giorgio “rocker1966”.


Tracklist:
1-The future needs your name
2-Always there              
3-Lost in the past          
4-Outside                   
5-Chinese box           
6-Star                      
7-Y2k                       
8-Just for today     
9-The timeless night

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