Recensione: Escape

Di Luca Corsi - 2 Febbraio 2008 - 0:00
Escape
Band: Journey
Etichetta:
Genere:
Anno: 1981
Nazione:
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100

Uno degli album AOR più grandi di sempre.

Questa frase di sole e semplici otto parole, basterebbe a spiegare quale sia l’importanza dell’opera che ci troviamo di fronte. Un’opera? Si, esatto, un’opera.
Perché ‘Escape‘ rappresenta il prototipo dell’album AOR per eccellenza, una vera e propria composizione dal valore inestimabile dell’hard rock melodico e raffinato, la culla e la matrice delle melodie, a volte toccanti, a volte spensierate, a volte fantasiose, il tutto unito, con pregevole maestria, a momenti di elettrico e travolgente hard rock, come solo i Journey sanno fare.

Ci si può solo inchinare di fronte alla splendida, meravigliosa, ‘Don’t Stop Believin’, con quel suo incedere di tastiera che fa venire letteralmente la pelle d’oca per il modo in cui riesce a colpire l’ascoltatore, soprattutto al cuore, grazie ad un brano ricco di sentimentalismo e spiritualità, un simbolo del gruppo, del genere e degli interi anni ’80.
Le ballad sono i punti di forza e i cavalli di battaglia dell’album : ‘Who’s Crying Now’, ‘Still They Ride’, ‘Mother, Father’ e ‘Open Arms’ sono tutte pietre miliari dall’appeal affascinante, in cui le atmosfere magiche e suggestive sono create dalle tastiere di Jonathan Cain, davvero superbo nell’accompagnare la voce dello strabiliante, e a tratti persino toccante, Steve Perry, uno dei pochi cantanti rock che riesce a immedesimarsi completamente nella poesia e nel romanticismo sognante delle melodie proposte.

Davvero impressionante come si possano coagulare motivi emozionanti e romanzeschi senza cadere nella banalità e senza annoiare l’ascoltatore neanche per un misero secondo.
Essendo un esemplare fantastico (e, per certi aspetti, anche unico) del genere, ‘Escape‘ non può non offrire anche episodi più energici e movimentati : ‘Stone In Love’, ‘Keep On Runnin’, ‘, ‘Lay It Down’,‘Dead Or Alive’ e la stessa title-track, mostrano tutto il lato “hard” del quintetto americano, dove a fare la parte del leone è l’ispirato Neal Schon, qui forse al livello più alto della sua carriera.
I riffs sono d’alta classe e di grande impatto, gli assoli sono precisi e taglienti, ma sempre proposti senza perdere quel gusto irrefrenabile e spassionato per i ritmi orecchiabili e di facile apprendimento..
Se poi c’è un singer come Perry dietro al microfono, tutto sembra più facile: superbo ed evocativo anche nei pezzi ad un voltaggio più alto, è supportato degnamente, anche dalle precise e puntuali prove di Ross Valory al basso e di Steve Smith dietro le pelli.

Signore e signori, questo è un album che ha fatto e farà scuola ancora per molti anni. Non esiste band del genere che non abbia mai ascoltato, ammirato o non sia stata impressionata e ispirata da questo sensazionale lavoro, uno dei più importanti e significativi degli eighties (e non solo), nonché uno dei più venduti e di maggior successo (ben 9 i dischi di platino).

Non deve assolutamente mancare nella vostra collezione!
Irrinunciabile.

Luca “Elpata” Corsi

Tracklist:

01. Don’t Stop Believin’
02. Stone In Love
03. Who’s Crying Now
04. Keep On Runnin’
05. Still They Ride
06. Escape
07. Lay It Down
08. Dead Or Alive
09. Mother, Father
10. Open Arms

Line Up:

Steve Perry – Voce
Neal Schon – Chitarra / Back Voc.
Jonathan Cain – Tastiere / Chitarra / Back. Voc.
Ross Valory – Basso
Steve Smith – Batteria

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