Recensione: Ever Changing Times

Di Fabio Vellata - 22 Febbraio 2008 - 0:00
Ever Changing Times
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Anno: 2008
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80

Partiamo dal fondo, fornendo immediatamente la definizione schietta, sincera e stringata, di quanto udito su questo album, con l’uso di quattro aggettivi: elegante, melodico, geniale, poliedrico.

Può bastare come invito all’ascolto?

Steve Lukather, rinomatissimo maestro delle sei corde che, per i meno esperti, ricordiamo essere da sempre “main man” dei leggendari Toto (oltre che iper attivo session, coinvolto in una miriade di progetti e con una discografia pressoché sterminata alle spalle), giunge con ‘Ever Changing Times‘ al quarto capitolo concepito in versione “solista”, veste piuttosto inusuale per un personaggio generalmente più avvezzo alle collaborazioni, che al ruolo di prim’attore.

Per la nuova creatura, Lukather non ha risparmiato in estro ed inventiva. Scorrendo l’album, infatti, è netta la sensazione di trovarsi al cospetto di un prodotto multiforme e dalle innumerevoli sfumature, animato da un genio artistico d’assoluto spessore che, sfruttando mille-ed-una influenze, elabora idee e concetti musicali propri, in una serie di soluzioni marchiate a fuoco dall’inestimabile valore della personalità.
Il simbolo della casa madre “Toto” è, in ogni caso, sempre ben chiaro ed evidente, filo conduttore costante e “scheletro” delle composizioni proposte, sebbene riconducibile con maggiore pertinenza all’ultima incarnazione del celebre gruppo Losangelino, quella che, con “Falling In Between”, ha rivelato una natura progressiva dai risvolti induriti e quasi metallici.
Non mancano, come auspicabile, grandi quantitativi di melodie eleganti e ricercate, espresse nel loro massimo appeal in episodi come “The Letting Go”, “I Am” e “Never Ending Night”, brani dall’incedere soffuso e finemente elaborato che, in taluni frangenti, mescolano riferimenti ai Kansas ed alla produzione di John Elefante, con attimi di evidente ispirazione AOR.
Di notevole efficacia invece, la vena jazzistica disseminata abilmente ad arricchire di colore un panorama già di per se vivo e pulsante. “Jammin’ With Jesus”, “Stab In The Back” ed “How Many Zeros”, evidenziano armonie sofisticate ed un malcelato spirito elitario, in un interessante equilibrio tra capacità d’intrattenimento e voglie artistiche.
Ben presenti inoltre, ulteriori riferimenti dal sapore blueseggiante, come ben riscontrabile in “Ice Bound”, (tra i maggiori punti di contatto con i Toto) ed immancabili accelerazioni dal volto decisamente “hard n’heavy”, identificate nelle solide “New World”, “Tell Me What You Want From Me” ed “Ever Changing Times” (pezzo forte e title track del disco), tracce in cui, a momenti di apparente relax e compostezza, fanno da contrappeso spruzzate di veemente impeto chitarristico, in situazioni che ricordano da vicino alcuni frammenti del Kip Winger solista.
Suggella un disco d’alto profilo infine, lo strumentale “The Truth”, essenziale manifesto della bravura di un musicista dallo smisurato valore.

Blues, Jazz, Hard Rock, Heavy, un pizzico di genialità, idee originali ed un songwriting di grande classe.

Un piatto ricco senza dubbio, vario e composito come suggerito sin dal titolo, il cui limite risiede forse nella non immediatezza di alcuni attimi leggermente troppo “aristocratici” (stemperati comunque, da ritornelli per lo più vivaci ed accattivanti), volti a soddisfare il fine palato di un pubblico di intenditori, amante di trame – come già posto in evidenza più volte – ricercate e mai banali.

Tracklist:

01. Ever Changing Times
02. The Letting Go
03. New World
04. Tell Me What You Want From Me
05. I Am
06. Jammin’ With Jesus
07. Stab In The Back
08. Never Ending Night
09. Ice Bound
10. How Many Zeros
11. The Truth

Line Up:

Steve Lukather – Voce / Chitarra
John Pierce – Basso
Abe Laboriel Jr. – Batteria
Jeff Babko – Tastiere
Lelenad Slar – Basso
Randy Goodrum – Synths
Lenny Castro – Percussioni

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